Confartigianato lancia l’allarme sugli effetti del caro energia sulle imprese italiane. “Mette a rischio 881.264 micro e piccole imprese con 3.529.000 addetti, pari al 20,6% dell’occupazione del sistema imprenditoriale italiano” avverte in un rapporto che analizza l’impatto del caro bollette sulle aziende appartenenti a 43 settori. “Rischiamo un’ecatombe di imprese” è l’appello denso di preoccupazione per il futuro.



Servono interventi immediati ma anche altrettanto rapide riforme strutturali per riportare i prezzi dell’energia sotto controllo e scongiurare una crisi senza precedenti” è la richiesta avanzata da Confartigianato. In particolare, “Le attività più esposte alla minaccia del lockdown energetico e addirittura della chiusura sono quelle energy intensive: ceramica, vetro, cemento, carta, metallurgia, chimica, raffinazione del petrolio, alimentare, bevande, farmaceutica, gomma e materie plastiche e prodotti in metallo”, ma anche “comparti manifatturieri di altro genere in cui spiccano il tessile, la lavorazione del legno, le attività di stampa, la produzione di accumulatori elettrici e di apparecchi per uso domestico, di motori e accessori per auto, la fornitura e gestione di acqua e rifiuti”.



Confartigianato, l’allarme per caro energia e caro carburante

L’analisi proposta da Confartigianato sottolinea che anche le materie prime sono interessate dal vertiginoso aumento dei prezzi in bolletta: “gli effetti del caro-energia non risparmiano il settore dei servizi, con 17 comparti sotto pressione a causa dell’escalation dei prezzi di energia elettrica, gas e carburanti”. E non basta, perché i rincari hanno colpito anche i carburanti e, quindi, il trasporto di merci su strada e anche “la logistica, con attività come il magazzinaggio e le attività di supporto ai trasporti che subiscono pesanti rincari delle bollette per le attività di refrigerazione delle merci deperibili”.



Come stimato da Confartigianato nel report, “la regione più esposta ai disastrosi effetti del caro-energia sull’occupazione delle piccole imprese è la Lombardia: sono a rischio 139mila aziende con 751mila addetti. Non va meglio per il Veneto dove a soffrire sono 77mila piccole imprese con 376mila occupati”. Ma gli effetti dei rincari su gas e carburante potrebbero coinvolgere anche “l’Emilia-Romagna (72mila piccole imprese con 357mila addetti), il Lazio (79mila imprese e 304mila addetti), il Piemonte con 62mila aziende che danno lavoro a 262mila addetti, la Campania (77mila imprese con 240mila addetti), la Toscana con 63mila imprese e 228mila addetti, la Puglia (57mila piccole imprese e 177mila addetti) e la Sicilia (63mila imprese con 165mila occupati)”.