Dopo una convulsa giornata di richieste a distanza tra Regioni e Ministero della Salute, arriva in serata la risposta “negativa” del Ministro Speranza alle istanze presentate dai Governatori riuniti nella Conferenza: «I parametri che determinano le misure anti-Covid sono 21. Il dialogo con le Regioni è però sempre aperto». Nel giorno in cui è riesploso il “caso Calabria”, con le imprevedibili dimissioni del neo-commissario Gaudio appena nominato in CdM, il Ministero della Salute viene pressato ulteriormente dalle Regioni per cambiare in parte i criteri e l’algoritmo ma con risposta tutt’altro che positiva da parte dell’esponente di Leu: non vi sono invece risposte in merito alla richiesta di riunirsi prima di venerdì prossimo, giorno in cui la cabina di regia Iss farà “scivolare” altre Regioni in zona rossa (Liguria e Puglia le più papabili). «Un serio confronto politico tra Governo e Regioni sulle misure da prendere in ogni territorio, che tengano conto della situazione economica e sociale. Il 3 dicembre scade anche il Decreto del presidente del Consiglio che regola attualmente il contrasto al Covid. Prima di rinnovare il provvedimento occorre stabilire un meccanismo di condivisione delle decisioni poi efficiente e comprensibile per i cittadini. Oggi le istituzioni devono lavorare insieme, evitando polemiche e giudizi sommari», è l’appello lanciato dal Governatore ligure Giovanni Toti.



“RIDURRE I PARAMETRI A 5”: LA RICHIESTA DELLE REGIONI

La Conferenza delle Regioni propone in maniera unitaria al Governo l’uso di 5 indicatori specifici (attualmente sono invece 21 definiti dal Dpcm) per definire il rischio contagio nelle Regioni: nella riunione di oggi i Governatori hanno redatto i 5 elementi considerati decisivi, rilanciando all’esecutivo la necessità di valutare un “restyling” de criteri da utilizzare in sede di monitoraggio della cabina di regia. I 5 indicatori sono: percentuale di tamponi positivi (escluso screening e re-testing degli stessi soggetti); un Rt calcolato sulla base della sorveglianza integrata Iss; tasso di occupazione dei posti letto per pazienti Covid e dei posti di Terapia intensiva; numero e tipologia figure dedicate a contact-tracing. «I governatori hanno chiesto di essere maggiormente coinvolti per la classificazione e valutazione dei nuovi parametri, una volta individuati», ha spiegato in conferenza stampa il Presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, «Oggi la Conferenza delle Regioni ha chiesto un incontro con i Ministri competenti per rivalutare i parametri utilizzati fino a oggi. Parametri che l’integrità dei Presidenti ha ritenuto poco congrui». In merito alla possibilità che dalla prossima settimana la Lombardia possa chiedere di entrare in zona arancione, Fontana ha chiarito «L’eventuale differenziazione territoriale non comporta un cambio di zona, ma un allentamento delle misure». Nella conferenza stampa dell’Istituto Superiore di Sanità il Presidente Iss Silvio Brusaferro ha provato a rispondere a distanza alle richieste-polemiche delle Regioni: «Gli Indicatori sono un mix tra indicatori tempestivi e altri che richiedono più tempo per la raccolta, come il tempo di incubazione. L’insieme di elementi che si raccolgono tiene conto di questa variabilità». Non solo, precisa il Presidente Iss, «Stiamo lavorando di concerto con le autorità competenti allo sviluppo di ulteriori format di accesso ai dati nel rispetto della normativa».



REGIONI AL GOVERNO: “RIVEDERE I 21 PARAMETRI”

«I 21 parametri per definire le misure restrittive utili al contenimento Covid-19 vanno rivisti. Consenso unanime alla proposta del presidente del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga nella Conferenza delle Regioni di oggi. Ora il confronto con il Governo», così scrive su Twitter il vicepresidente del Friuli Venezia Giulia Riccardo Riccardi dopo la conferenza di stamane sui criteri imposti dall’ultimo Dpcm del 3 novembre 2020. Sulla stessa linea il Governatore del Veneto Zaia «Dall’incontro è emerso in maniera unanime la richiesta che ci sia un confronto preventivo con il Governo sul tema dei parametri e delle modalità. Si chiede di rafforzare il tema del confronto preventivo e si ribadisce la necessità di stabilire una sorta di ‘tagliando’ per i parametri». Nel frattempo, prosegue la possibile “variazione” delle aree di rischio Covid nella prossima cabina di regia di venerdì, con la Liguria “candidata” a divenire zona rossa assieme alla Puglia e con il Veneto che invece potrebbe definitivamente entrare in zona arancione.



CONFERENZA REGIONI SU CRITERI DPCM

Per un Abruzzo che da domani diventa zona rossa – per decisione del Governatore Marsilio – c’è una Lombardia e un Piemonte che invece pressano il Governo per poter passare nei prossimi giorni a zona arancione, allentando quantomeno le chiusure e le restrizioni sugli spostamenti. Dopo una “lieve” apertura fatta filtrare ieri da fonti di Governo, il Governatore del Friuli Massimiliano Fedriga ha chiesto e ottenuto per oggi una nuova Conferenza delle Regioni per approfondire i criteri applicati dal Comitato tecnico scientifico a livello regionale, a due settimane dall’adozione delle prime misure e con i dati del contagio in lieve calo. «Serve discutere delle scelte che determinano il passaggio in una o nell’altra fascia», ha spiegato il n.1 del Friuli dopo che una “voce” da Palazzo Chigi all’Ansa aveva sottolineato «Dopo due settimane di misure restrittive per le regioni rosse e arancioni potrebbero essere possibili, nella terza settimana, quella di monitoraggio e verifica, allentamenti per alcune aree, ma questa cosa va ancora stabilita». Per Fedriga l’occasione di oggi è quella di confrontarsi «sui criteri applicati dal Comitato tecnico scientifico rispetto ai dati forniti a livello regionale. È un atto dovuto per chiarezza nei confronti dei cittadini e delle imprese della mia regione»

LE RICHIESTE “SPARSE” DELLE REGIONI

Chi chiede in prima battuta di poter uscire al più presto dalla zona rossa sono Lombardia e Piemonte, assieme a Calabria, Alto Adige e Valle d’Aosta – le altre zone a rischio elevato insieme alla Campania – su ulteriore pressione da parte delle categorie produttive al semi-collasso dopo le chiusure di 2 settimane fa. Diversi Governatori, riuniti oggi nella Conferenza, chiedono già cambiamenti di fascia dal ministero della Salute anche prima del nuovo Dpcm che il 3 dicembre definirà le regole per le feste di Natale (e per i consumi ad esse connessi). Il modello a tre fasce di colore dovrebbe essere confermato, ma sono le zone coinvolte fin dall’inizio dal lockdown più serrato che vogliono provare un minimo allentamento in forza dei dati migliorati di questi ultimi giorni e del minor afflusso nei Pronto Soccorso degli ospedali (come ha spiegato stamane per la Lombardia il virologo Fabrizio Pregliasco, ndr). «Le prime regioni entrate in zona rossa dovrebbero essere anche le prime a uscirne», conferma il Ministro della Salute Roberto Speranza, anche se subito dopo avverte che non si potrà “correre” per ritornare alla situazione di ottobre, «C’è una decelerazione e questa settimana sarà importante vedere se continua e quali sono i numeri dei ricoveri. Ma ancora non siamo di fronte a un arretramento del virus. La situazione resta molto seria, nessuna regione italiana è in zona verde. Serve la massima prudenza». Emblematico il caso della Lombardia: nell’ultimo monitoraggio della cabina di regia venerdì 13 settembre è riuscita a scendere ad un livello inferiore di rischio, ma secondo le regole fissate dal Cts nell’ultimo decreto Covid servono almeno 14 giorni di permanenza in quella specifica fascia di rischio. Questo significa che non prima di venerdì 27 la Lombardia potrà uscire dalla zona rossa e così pure il Piemonte; per altre Regioni invece si valutano provvedimenti opposti, a cominciare dalla Puglia che potrebbe rischiare la zona rossa, così come il Lazio potrebbe entrare in area “arancione”. Un altro elemento che sarà discusso nella Conferenza delle Regioni potrebbe essere un’uscita “cadenzata” di alcune province meno coinvolte dal contagio all’interno di una zona rossa.