LE PAROLE DEL PRESIDENTE AMATO
«È la parola eutanasia che ha portato tutto questo problema: il referendum era sull’omicidio del consenziente ed esso sarebbe stato ammesso per casi ben più numerosi di quelli sull’eutanasia. A questo punto se lo veda il Parlamento il problema, già che c’è: questo problema delle parole fuorvianti mi ha obbligato ad essere qui per spiegare al meglio il tutto»: così ha spiegato il Presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato aprendo la conferenza stampa su Vimeo al termine dell’esame sugli 8 referendum presentati in Consulta.
«È ammissibile il referendum sulle funzioni da riconoscere ai consigli giudiziari nella loro composizione anche con i laici», annuncia l’ex Premier collegato con 20 giornalisti. È invece inammissibile il referendum sulla responsabilità diretta dei magistrati: «l’introduzione della responsabilità diretta rende il referendum più che abrogativo lo rende innovativo, perché non è un caso di abrogazione che fa sì che tolto quel pezzetto si riespande una norma più generale che c’era. No, qui la responsabilità per i magistrati resta indiretta». Infine viene considerato inammissibile il referendum sulla cannabis-sostanze stupefacenti: «Il referendum non riguarda la cannabis, ma tutte le sostanze stupefacenti delle tabelle 1 e 3. La cannabis è nella tabella 2. Le tabelle 1 e 3 includono papaveri e coca, si violerebbero organi internazionali plurimi», spiega ancora Amato che ravvisa il rischio di violare obblighi internazionali ma anche «inidoneità allo scopo nel referendum sulle sostanze stupefacenti».
IL “NODO” EUTANASIA
Nel cappello iniziale alla conferenza stampa, Amato ha provato a spiegare nel dettaglio perché il quesito sul Fine Vita ha visto così tante polemiche sia prima che dopo la sentenza della Consulta: «Dire ‘Referendum sull’eutanasia’ desta nelle persone che ascoltano la legittima aspettativa che si tratti su referendum che ha ad oggetto le persone che stanno soffrendo e che sono incurabili, quelle di cui questa Corte si è occupata aprendo la depenalizzazione del suicidio assistito nella decisione sul suicidio assistito». Per il neo-presidente «Sarebbe spaventosamente ingiusto considerare inammissibile un referendum sull’eutanasia. Non è stato presentato alcun referendum sulla eutanasia, ma un referendum sull’omicidio del consenziente, che si occupa anche di chi non è malato o di chi soffre. Mi ha ferito sentirmi dire che non conosciamo la sofferenza, ha ferito tutti noi. Ma l’omicidio del consenziente prevede casi diversi rispetto l’eutanasia». Giuliano Amato sottolinea poi un elemento che lui stesso ammette «non potrei dire»: la Corte «potrebbe depenalizzare il suicidio assistito qualora ci fosse un ricorso incidentale sull’omicidio del consenziente». Rispondendo ad una domanda specifica in conferenza stampa, Amato ribadisce «Saremmo magari arrivati ad un primo caso di un ragazzo maggiorenne che in una sera triste, magari trovando un amico dopo una bevuta, avrebbe chiesto di aiutarlo al suicidio e la legge gliel’ho avrebbe concesso: questo non è possibile, il referendum non era purtroppo solo sull’eutanasia ma in generale sull’omicidio del consenziente. Ammettere questo quesito avrebbe aperto anche a casi nel genere». Amato si fa portavoce di tutta la Corte Costituzionale e afferma: «Noi siamo d’accordo sull’eutanasia, va benissimo il modello del suicidio assistito. Ci vuole una legge. Non abbiamo cercato peli nell’uovo […] siamo 15 cristiani, ma non è detto che tutti la pensiamo per forza unanimemente nello stesso modo».
I QUESITI BOCCIATI E LE ALTRE DOMANDE
«Quesiti scritti male ma siamo andati a cercare il pelo nell’uovo? Noi non possiamo cambiare il quesito, il quesito è quello e noi dobbiamo valutare se quel quesito ha caratteristiche lo rendono contrario alla Costituzione, il che significa che non lascia scoperti valori e diritti costituzionali irrinunciabili», risponde ancora Amato alla domanda sui referendum bocciati di eutanasia e cannabis. Nel merito delle sostanze stupefacenti, il presidente della Consulta ammette che un “pezzo” era scritto meglio degli altri due sottopunti: «se il quesito è scritto con tre sottoquesiti io non posso farci nulla, se uno dei tre vagoni deraglia, deraglia poi tutto il treno». Amato conferma l’errore clamoroso del quesito sulla cannabis in quanto sarebbero stati violati obblighi internazionali plurimi accettando coltivazione non solo della cannabis: «Togliere la parola “coltiva” voleva dire ammettere la coltivazione di foglia di coca e papavero. Chi ha scritto il quesito probabilmente ha utilizzato le tabelle del decreto Giovanardi», sbagliando dunque clamorosamente. Sull’ammissione al quesito per abolire la Legge Severino invece Amato spiega perché non sono stati usati due pesi e due misure rispetto al testo bocciato della cannabis: «la incandidabilità come tale non rispondeva ad obblighi internazionali e per questo tale referendum è dichiarato ammissibile. Non è mica detto che nell’ammetterlo dobbiamo tutti votare Sì, noi lo ammettiamo e stop». Davanti alle critiche feroci lanciate da Marco Cappato contro la Consulta e contro il suo Presidente, Amato replica «Cappato poteva risparmiarsi le cattiverie, per lui era più opportuno riflettere su cosa stava facendo. Cappato parla di eutanasia e presenta un quesito sull’omicidio del consenziente. Mi conosce da anni, sono assai meno politico di lui». Il Presidente della Consulta conclude infine sul futuro della raccolta firme: «dopo l’allargamento alle firme elettroniche forse sarà necessario prendere provvedimenti perché rischia di decidere senza dialogo, a differenza della firma nei gazebo dove i cittadini possono acquisire la fase dialogica necessaria per i processi partecipativi. Si potrebbe decidere come Consulta sull’ammissibilità prima che partano le migliaia di raccolta firme online».
ATTESA PER LA CONFERENZA STAMPA DALLA CONSULTA
Alle ore 18 ha iniziato a parlare Giuliano Amato, il presidente della Corte Costituzionale, con una conferenza stampa in diretta video streaming sul canale Vimeo della Consulta, oltre ai canali all news come Sky TG24, TgCom24, Rai News24
Al termine della due giorni di udienze sugli 8 referendum sottoposti ai giudici della Corte, il neo-presidente nominato nei giorni caldissimi della ‘partita Quirinale’ spiegherà nel dettaglio le decisioni prese sui quesiti ammessi e su quelli bocciati per limiti costituzionali. Al momento in cui scriviamo, sono stati affrontati e “sentenziati” 5 quesiti sugli 8 totali: bocciato quello più “mediatico” sull’eutanasia legale presentato dall’Associazione Coscioni, ammessi invece i 4 sulla giustizia presentati da Lega e Radicali (incandidabilità, misure cautelari, separazione funzioni di magistrati, elezione togati CSM).
AMATO AGGIORNA I RISULTATI DEGLI 8 REFERENDUM PRESENTATI
Quando comincerà la conferenza stampa di Amato si avranno poi anche i risultati degli ultimi tre quesiti rimasti da analizzare: si tratta della responsabilità civile diretta dei magistrati, l’equa valutazione professionalità giudici e la legalizzazione della cannabis (non per fini di spaccio ovviamente). Il neo-presidente della Corte Costituzionale risponderà nel merito alle critiche/polemiche emerse in queste ore soprattutto per la bocciatura del referendum sul Fine Vita, definita una sentenza ‘politica’ e non giuridico-tecnica come invece prevede la Costituzione. I 4 o più referendum ammessi dalla Consulta saranno sottoposti al voto popolare in una domenica (ancora da decidere) tra aprile e maggio, magari unendosi alle Elezioni Amministrative previste sempre per la primavera 2022. Nelle sentenze “preliminari” emerse finora, la Corte Costituzionale ha spiegato che nel caso dell’eutanasia il quesito non è stato ammesso perché «a seguito dell’abrogazione, ancorché parziale, della norma sull’omicidio del consenziente, cui il quesito mira, non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili». Per i 4 referendum sulla giustizia ammessi invece la scelta dei giudici è avvenuta in senso positivo perché «le rispettive richieste non rientrano in alcuna delle ipotesi per le quali l’ordinamento costituzionale esclude il ricorso all’istituto referendario». Nei giorni immediatamente precedenti all’esame degli 8 quesiti, il Presidente Amato aveva così spiegato il senso del lavoro da compiere per i giudici della Consulta: «Dobbiamo impegnarci al massimo per consentire, il più possibile, il voto popolare. È banale dirlo ma i referendum sono una cosa molto seria e perciò bisogna evitare di cercare ad ogni costo il pelo nell’uovo per buttarli nel cestino».