RINVIATA LA CONFERENZA STAMPA DI GIORGIA MELONI: ECCO PERCHÈ

Non ci sarà la conferenza stampa della Premier Giorgia Meloni e al momento non è stata comunicata da Palazzo Chigi la data del nuovo punto stampa della Presidente del Consiglio dove è chiamata ad illustrare le novità della Manovra di Bilancio e i vari dossier “caldi” del Governo. Al momento quanto è noto è il semplice rinvio dovuto ad impegni governativi proprio legati alla Legge di Bilancio, i fondi sulla sanità e altre priorità che hanno impedito la pubblicazione del testo finale della Finanziaria.



Non è da escludere che dopo l’approvazione del Decreto migranti sul caso Albania ieri sera, la conferenza stampa prevista per oggi 22 ottobre 2024 sarebbe stata comunque “monopolizzata” dalla forte polemica tra l’Associazione Nazionale Magistrati e lo stesso Governo Meloni: già ieri nella conferenza di Nordio e Piantedosi alcune stilettate sono state lanciate ai giudici che con forza hanno contestato il protocollo Italia-Albania. Nel quadro attuale, l’intervento di Meloni avrebbe aggiunto ulteriore “benzina” sul fuoco delle polemiche, lasciando l’importante Manovra di Bilancio in secondo piano. Ecco perché si ritiene che la conferenza stampa possa essere riprogrammata almeno alla prossima settimana, salvo decisioni differenti ancora da comunicare.



Questa mattina però Giorgia Meloni, nonostante il rinvio della conferenza stampa, ha pubblicato un video social di due minuti in cui rivendica alcuni dei risultati raggiunti in questi due anni di Governo (era il 22 ottobre 2022 quando il primo esecutivo della storia d’Italia guidato da una donna giurava al Quirinale): «non mi sono mai risparmiata. Penso anche che sono soddisfatta dei risultati e dei traguardi che in questi due anni abbiamo raggiunto per l’Italia e sono anche consapevole di quanto lavoro ci sia ancora da fare». Dalla centralità internazionale riacquisita dal Governo, fino ai risultati su occupazione, aiuti e conti dello Stato, Meloni si dice soddisfatta di quanto fatto finora sebbene molto sia da costruire per poter riportare l’Italia ad una transizione molto più «forte e prospera per tutti».



OGGI LA CONFERENZA STAMPA DELLA PREMIER MELONI A DUE ANNI DALL’INIZIO DEL GOVERNO: ORARIO E INFO DIRETTA STREAMING

A due anni esatti dal giuramento del Governo dopo la vittoria alle Elezioni Politiche 2022, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni tiene una conferenza stampa speciale da Palazzo Chigi in un momento molto delicato per i vari dossier aperti nella settimana che porta alla prima di tre votazioni Regionali da qui a fine novembre (Liguria, Emilia Romagna e Umbria). Alle ore 9.30 presso la Sala Polifunzionale di Palazzo Chigi la Premier Meloni si confronta con i giornalisti per la conferenza stampa di fatto “saltata” in sede di presentazione della Manovra di Bilancio la scorsa settimana (dove intervenne solo il Ministro dell’Economia Giorgetti con il vice Leo).

Sarà possibile seguire il discorso della leader FdI in diretta video streaming sul canale YouTube di Palazzo Chigi oltre che sulle pagine social di Giorgia Meloni: mentre ieri dopo il CdM sul “caso Albania” erano stati i Ministri della Giustizia Carlo Nordio e dell’interno Matteo Piantedosi ad intervenire in conferenza stampa per spiegare i dettagli del nuovo decreto migranti, oggi sarà la Presidente Meloni ad introdurre la materia provando anche a approfondire i dossier più “caldi” dell’attualità politica oltre a rivendicare i risultati ottenuti nei primi 24 mesi di Governo. Dallo scontro-dialogo con la magistratura ai tentativi di “dossieraggi” contro esponenti della maggioranza (Meloni compresa, ndr), dalle mail di alcuni giudici di forte critica contro il Governo ai temi più economici sulla Manovra di Bilancio, fino al clima di forte tensione internazionale pochi giorni dopo il ritorno dalla breve missione in Libano. Non è difficile pensare che alcune domande in conferenza stampa vertano anche sulla recente conversione in legge del Ddl Varchi con il via libera definitivo in Parlamento, in materia di “utero in affitto come reato universale” (specie dopo le polemiche sorte tra la Ministra della Famiglia Roccella e l’Ordine nazionale dei Medici).

DECRETO MIGRANTI ALBANIA OK IN CDM: COSA HA DECISO IERI IL GOVERNO MELONI

È approvato da poche ore in Consiglio dei Ministri il nuovo decreto legge in materia di migranti che risponde alle norme “invocate” dal Tribunale civile di Roma dopo aver bloccato l’invio di 12 migranti nei Cpr in Albania, frutto dell’accordo siglato da Meloni e il premier Edi Rama nel 2023. Il provvedimento presentato dai Ministri Nordio e Piantedosi ieri in CdM è stato approvato all’unanimità e sancisce come “norma primaria” l’indicazione di Paesi sicuri per il rimpatrio di persone giunte nel nostro Paese clandestinamente.

Lo scontro totale tra Governo e magistratura si è “acceso” lo scorso venerdì con la decisione della sezione immigrazione del Tribunale romano, facendo rientrare in Italia appena 24 ore dopo i 12 clandestini originari di Egitto e Bangladesh perché ritenuto non legittimo rimpatriarli (in Albania è stato attivato un Cpr come alcuni già presenti nel nostro Paese, ndr) in quanto – facendo riferimento alla sentenza della Corte di Giustizia Ue – i Paesi non sarebbero così “sicuri” come invece stabilito dall’elenco aggiornato del Governo. In conferenza stampa Meloni risponderà su questi punti, approfondendo da un lato il quadro normativo, dall’altro il significato politico di un potenziale scontro a distanza tra maggioranza e parte della magistratura che viene accusata di “esondare” dalle proprie competenze giuridiche verso temi invece prettamente politici.

Come hanno poi spiegato ieri in conferenza stampa i Ministri Nordio e Piantedosi, assieme al sottosegretario Mantovano, il tema del “caso Albania” non è neanche qualcosa di prettamente politico bensì si fonda sul meccanismo regolatorio del complicato sistema migratorio: «sui Paesi sicuri deve decidere il Governo e il Parlamento» ma è stata anche recepita anche una parte della sentenza della Corte di Giustizia Ue. Per questo la lista dei Paesi sicuri è stata anche modificata (da 21 a 19 Stati), ribadendo però una norma primaria che possa non rendere «ondivaga» l’interpretazione dei giudici nell’applicazione delle regole sui rimpatri dei flussi migratori.