«Questo strumento non è costruito per dare voti, ma per aiutare il sistema nella lotta», ha dichiarato Silvio Brusaferro in conferenza stampa. Per questo ha precisato che esclude totalmente che ci sia “dolo” da parte di quelle Regioni dove c’è difficoltà nel contact tracing e nella comunicazione dei dati. «Dove la circolazione corre si può arrivare a ritardi nel tracciamento. Questo è anche il motivo per il quale noi guardiamo il trend», ha aggiunto il presidente dell’Istituto superiore di sanità. «Questo è un aiuto che diamo alle Regioni e per prendere delle decisioni», ha aggiunto il professor Gianni Rezza, direttore della Prevenzione del Ministero della Salute.



«Oggi siamo in una fase di transizione in cui ci sono delle ricrescite e bisogna intervenire per riportare la curva in una fase più controllata», ha quindi avvertito Brusaferro. Questi ha poi spiegato perché non è bastata, nel caso ad esempio della Lombardia, la riduzione dell’indice Rt nella scelta della fascia. «Le misure che sono state prese impattano in un arco di tempo di almeno 15 giorni. La riduzione dell’indice Rt è importante, ma perché i casi comincino a decrescere bisogna andare sotto 1. Prima ci arriviamo e prima vedremo i casi scendere». Rezza ha fatto l’esempio di Codogno: «A marzo era sotto 1 come indice Rt però abbiamo continuato a vedere casi, ricoveri e decessi a lungo».



Ma poi si torna sul caso Campania: «Non è che stia messa bene, la situazione è complessa. Ma ha una particolarità: l’epidemia è concentrata nell’area metropolitana di Napoli. Ma se andiamo a vedere l’incidenza, è alta nel nord della Campania, mentre il sud ha una incidenza più bassa. Quindi, quando vai a stimarlo a 1,29 vuol dire che la trasmissione in questo momento ha rallentato, ma allo stesso tempo c’è ancora una massa di casi. Questo spiega la discrepanza. Ma c’è una criticità da risolvere, perché potrebbe esserci ritardo di notifica dei casi». (agg. di Silvana Palazzo)



“FASCE REGIONI? NON BASTA SOLO NUMERO CASI”

Interessante quanto emerso in conferenza stampa in merito al monitoraggio settimanale del 19-25 ottobre, da cui è emerso che 11 Regioni/PA sono a rischio elevato. Di queste, 5 sono considerate a rischio alto a titolo precauzionale in quanto non valutabili in modo attendibile perché la completezza del dato di sorveglianza è insufficiente al momento di valutazione. Le 11 regioni sono Abruzzo, Basilicata, Calabria, Liguria, Lombardia, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana, Val D’Aosta, Veneto. Altre 8 Regioni/PA sono classificate a rischio moderato con una probabilità elevata di progredire a rischio alto nel prossimo mese: Campania, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Molise, PA Bolzano, PA Trento, Umbria. Fatta eccezione per il Molise, tutte le Regioni/PA hanno riportato criticità di resilienza. Ma non è solo su questi dati che si è arrivati alla ripartizione dell’Italia in 3 zone (rosse, arancioni e gialle). «Ci sono algoritmi pubblicati, che fanno parte degli allegati, che collocano le Regioni dentro uno scenario».

E ci sono poi 21 indicatori. A tal proposito ha preso la parola il professor Gianni Rezza: «Questi dati vanno letti nella loro interezza. Come mai una Regione è in rosso? Non sono sufficienti i dati sui casi. Bisogna leggere tutti i dati. Bisogna tener conto dell’incidenza, della tendenza e dei dati di resilienza. Se una Regione non riesce a compilare adeguatamente i dati relativi ai casi, allora automaticamente può tendere a sottostimare i casi a far sì che l’indice Rt non sia affidabile».

Non è mancato un riferimento alla Regione Campania, che ha indice Rt alto. «Ha molti casi, ma l’indice Rt è molto più basso a quello per esempio di Lombardia e Calabria? Perché la trasmissione è si è stabilizzata. E questo spera comunque la sofferenza del sistema». Evidentemente gli interventi implementati a livello locale potrebbero aver avuto effetto sulla trasmissione e incidere infine sulle fasce delle regioni. (agg. di Silvana Palazzo)

BRUSAFERRO “ECCO COME CALCOLIAMO LE FASCE DI RISCHIO”

«Non abbiamo dati aggiornati, la cabina di regia li produce su base settimanale, saranno prodotti nelle prossime 48 ore». Comincia così la conferenza stampa del presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss), Silvio Brusaferro, nella sede del Ministero della Salute. Ha fatto il punto sull’analisi dei dati del Monitoraggio Regionale della Cabina di Regia, ricordando che questa è formata anche da tre rappresentanti delle Regioni. «Il flusso degli indicatori viene analizzato su base settimanale». A partire dal 4 maggio, questo insieme di indicatori è confluito nel monitoraggio regionale. «E così si evince che ad ottobre c’è stata un’accelerazione». C’è un tema importante sul flusso di questi dati ed è la sua complementarietà rispetto alle informazioni in merito ai singoli casi. Brusaferro è poi entrato nel merito dei 21 indicatori, quelli che hanno portato alle fasce di rischio, su cui abbiamo realizzato un approfondimento, e degli scenari previsti in base ai quali ci sono possibili interventi. (agg. di Silvana Palazzo)

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CONFERENZA STAMPA ISS-MINISTERO SALUTE SU MONITORAGGIO

Conferenza stampa

oggi presso la sede del Ministero della Salute per l’analisi dei dati del Monitoraggio Regionale della Cabina di Regia (DM 30 aprile 2020). Alle ore 15:30 all’auditorio “Cosimo Piccinno” interverranno il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, e il direttore generale della Prevenzione del Ministero della Salute, Gianni Rezza. Sarà anche l’occasione per illustrare gli indicatori che hanno portato all’ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza sulla ripartizione dell’Italia in zone rosse, arancioni e gialle. L’evento potrà essere seguito in diretta video streaming sul sito e sui canali social del Ministero della Salute, compreso YouTube, ma non si esclude neppure la possibilità che i canali all news la trasmettano parzialmente in diretta tv per dar conto di una vicenda, quella del monitoraggio e degli indicatori, che ha scatenato un intenso dibattito anche a livello politico, oltre che nell’opinione pubblica. La Regione Lombardia ha contestato la decisione del Governo di collocarla nella zona rossa, mentre in molti si sono chiesti come mai la Regione Campania sia stata collocata nella zona gialla.

A tal proposito poco fa è intervenuto il ministro della Salute Roberto Speranza, il quale in merito alle critiche su alcuni inserimenti ha attacco: «Le Regioni alimentano i dati con cui la cabina di regia effettua il monitoraggio. In cabina di regia ci sono tre rappresentanti indicati dalle Regioni. Surreale che ci sia chi finga di ignorare la gravità dei dati dei propri territori. Serve unità e responsabilità, non polemiche inutili». Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio invece ha parlato di «indecorosa tiritera» da parte di alcuni Comuni e Regioni.

GIMBE VS ISS “RENDERE ACCESSIBILI TUTTI I DATI”

La fondazione Gimbe ieri nel corso di un’audizione davanti alla Commissione Igiene e Sanità del Senato ha chiesto maggiore chiarezza sui parametri e indicatori che determinano l’assegnazione dei colori alle Regioni. Nell’occasione ha anche auspicato una maggiore accessibilità in generale ai dati sull’epidemia di Covid-19. «Solo per il report giornaliero dei casi di Covid i dati sono disponibili in formato open. Al contrario, per il sistema di sorveglianza nazionale integrata disponiamo solo dei report settimanali dell’Istituto superiore di sanità con dati in forma aggregata», ha dichiarato Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe. Nell’occasione ha anche spiegato che non sono stati mai resi pubblici neppure i report sugli indicatori di monitoraggio della Fase 2 della Cabina di Regia usati per guidare le misure restrittive. Oggi, guarda caso, è stata annunciata una conferenza stampa in cui verranno forniti i dati richiesti, come in un certo senso aveva anticipato il premier Giuseppe Conte in conferenza stampa. Ieri ha infatti garantito maggiore trasparenza da questo punto di vista.