L’Etiopia torna ad essere una delle grandi polveriere del continente africano. Nel Tigray, la regione più a nord del paese, si sta combattendo una guerra ormai da mesi, e il motivo scatenante è stata la creazione da parte del primo ministro etiope Abiy Ahmed del Nuovo Partito della Prosperità (il Pp), in accordo con la coalizione di maggioranza. Una mossa a cui si oppone fortemente il TPLF, il Fronte Popolare di Liberazione del Tigray, che ha dichiarato illegale il Pp, annunciando di non voler farne parte. Francesco Donelli, grande esperto in materia, ha analizzato la questione in collegamento con il programma Checkpoint su RaiNews 24: “La svolta è arrivata pochi giorni fa – esordisce l’esperto – con la presa o la liberazione, dipende dai punti di vista, di Macallè e quindi le forze tigrine sono riuscite ad entrare in possesso di una città chiave che è anche la capitale della regione, e tutti si aspettavano che la dichiarazione unilaterale di Abiy Ahmed potesse effettivamente portare ad un cessate il fuoco invece nelle ultime ore c’è stato un ulteriore sviluppo delle forze tigrine”.



“Invece di fermarsi e rallentare l’avanzata – ha proseguito Francesco Donelli – hanno continuato a liberare città e altri territori chiavi, stanno proseguendo e questo è favorito da una parte da una vera e propria ritirata disordinata delle forze etiopi, molti si arrendono e altri stanno letteralmente sfuggendo, e dall’altra parte anche dalle forze eritree che in questi mesi hanno combattuto a fianco del governo federale etiope e che si sono trovate un po’ spiazzate dalla reazione di Abiy Ahmed e dalla stessa reazione delle forze etiopi: è probabile se dovesse proseguire in questo modo anche nei prossimi giorni, che le forze tigrine riescano a liberare quasi completamente la regione del Tigray e c’è anche la possibilità che il conflitto possa coinvolgere l’area che confina a nord proprio con l’eritrea”.



CONFLITTO IN ETIOPIA, FRANCESCO DONELLI: “CINA E RUSSIA NON VOGLIONO INTERVENIRE”

Quindi Francesco Donelli ha aggiunto, sul cessate il fuoco in Etiopia: “Fino a questa mattina si pensava che fosse una mossa tattica legata ai recenti eventi come l’uccisione dei cooperanti di Medici senza frontiere, il servizio della Cnn e le pressioni internazionali, adesso, vedendo la situazione e le dinamiche in continua evoluzione, viene da pensare che probabilmente sia Abiy Ahmed che le forze tigrine non si aspettavano di poter avanzare con così tanta facilità, ritengo sia molto più probabile che il Tigray venga liberato e la vera domanda sarà capire cosa accadrà dopo, è più facile che possa in qualche modo avvenire una sorta di secessione che porti verso l’indipendenza del TPLF”.



Sulle forze eritree: “La possibilità che decidano di rispondere è molto probabile, ci sono info contrastanti visto che le forze eritree prima di abbandonare alcune zone del Tigray hanno sposato o danneggiato i sistemi antiaerei e questo fa pensare che ci possano essere attacchi aerei. Si stanno muovendo diverse voci nella diplomazia tigrina chiedendo alla comunità internazionale di intervenire e di istituire una no fly zone per evitare ulteriori attacchi eritrei”. Sull’interesse della comunità internazionale: “Bisogna essere onesti, non è mai stata unità, Cina e Russia hanno sempre rifiutato di sposare la linead egli Usa o del Regno Unito, la posizione cinese in particolare è che la questione sia una problematica interna all’Etiopia e va gestita all’interno, un’eventuale mediazione dei prossimi giorni non può comunque cancellare tutte le atrocità commesse, ci vorrà molto tempo e bisognerà capire chi comanderà ad Adis Abeba”. Infine, su ciò che potrebbe succedere a breve: “Il rischio maggiore è che se il Tigray dovesse procedere verso una sorta di secessione e staccarsi dall’Eiopia anche qualche altro stato regionale possa seguire lo stesso esempio. Abiy Ahmed, emarginando le forze tigrine del TPLF ha creato un nuovo conflitto fra etnie e il rischio è che possa sfociare in violenze etniche e scontri. Ad Adis Abeba sono state schierate le truppe e questo significa che c’è qualche avvisaglia che la situazione possa degenerare”.