“L’associazionismo sociale è diffuso ma è come se fosse poco cosciente del proprio ruolo, come se a volte, pur invocando il proprio protagonismo, cercasse rifugio e assistenza da parte dello Stato invece di rivendicare il riconoscimento che gli spetta, con le annesse responsabilità”, spiega Maurizio Lupi, presidente di Noi per l’Italia e dell’Intergruppo parlamentare per la Sussidiarietà.
I corpi intermedi hanno un ruolo fondamentale nel tenere i rapporti tra i singoli cittadini e le istituzioni, nel creare una comunità che tenda al bene comune. Ma anche loro vivono una sorta di crisi di identità, di mancata consapevolezza del proprio ruolo. Lupi, Enrico Borghi, senatore Pd, membro della commissione Esteri del Senato e membro del Copasir, e Alberto Gusmeroli, deputato della Lega, presidente della commissione Attività produttive, saranno i relatori del prossimo incontro del ciclo “Confronti”, organizzato dal Rosmini International Campus, che giovedì 23 febbraio a Domodossola tratterà del tema “Corpi intermedi e politica: quale futuro?”. Con loro Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà. Il tema è proprio quello della considerazione e del peso che realtà come l’associazionismo, il terzo settore, il volontariato hanno nella nostra società.
“Che siano una ricchezza è fuori discussione – spiega Borghi al Sussidiario –. Bisogna però riflettere su un punto: la pandemia è stata un detonatore dal punto di vista della partecipazione, ma anche dal punto di vista dell’esplosione di una dinamica fortemente individualista nel nostro Paese, che ha richiamato l’idea che i problemi complessi della società che stiamo attraversando si risolvano con una maggiore presenza dello Stato. È in atto un fenomeno di forte individualizzazione della domanda e della crisi degli strumenti collettivi. Una crisi che si ripercuote anche sui corpi intermedi”.
Un processo forse già in corso in precedenza e che le dinamiche innescate dalla pandemia hanno accelerato e messo in evidenza. “La mia esperienza – osserva Gusmeroli – è che se le associazioni e i cittadini vengono coinvolti rispondono alle sollecitazioni. In Italia, però, da questo punto di vista c’è una situazione a macchia di leopardo: ci sono aree del Paese che funzionano bene, e la mia esperienza di dieci anni di sindaco e tre di vicesindaco ad Arona mi hanno portato a pensare che questo sia possibile, applicabile, ma ci sono pure aree del Paese in cui c’è grande difficoltà”.
Per rilanciare occorre che lo Stato, che oggi non sempre tiene in considerazione la realtà dei corpi intermedi, giochi un ruolo diverso: “Stato e società civile sono due attori con diversi ruoli che siedono allo stesso tavolo, che è quello della costruzione del bene comune – continua Lupi –. Il passo avanti che adesso lo Stato in tutte le sue articolazioni, penso in particolare a Regioni e Comuni, deve fare è quello di far sedere il terzo settore al tavolo sin dalla programmazione delle risposte ai bisogni dei cittadini”. Si tratta di due realtà che devono agire insieme, anche perché quando lo fanno i risultati sono di rilievo: “A livello comunale nella mia esperienza – racconta Gusmeroli – abbiamo investito sulle associazioni: nel 2010 davamo contributi per 90mila euro, nel 2013 siamo passati a 400mila euro. Il loro coinvolgimento è stato massimo. Il sito della Rocca di Arona, comprendente torri, mura e parco, era chiuso e abbandonato. È stato riaperto in un anno e mezzo con fondi privati, pubblici, da fondazioni, con opere delle associazioni e opere fisiche dei cittadini. Se si fosse appaltato il lavoro sarebbe costato 7 milioni, il sito è stato riaperto con 300mila euro”.
L’importante è che il ruolo dei corpi intermedi sia definito con precisione e che lo Stato ne riconosca la dignità: “È stato fatto il grande percorso legislativo della riforma del terzo settore, fondamentale – osserva Borghi –. Ma non dobbiamo fermarci alla declamazione: dobbiamo spingere nella direzione di quanto i principi di legge contemplano e non immaginare che il terzo settore sia la dama della San Vincenzo che interviene dove non arrivano altri, deve essere una realtà strutturata integrata e coordinata”.
C’è un altro elemento da considerare, che potrebbe cambiare la considerazione di volontariato, associazioni e terzo settore e del loro futuro, il processo di autonomia che il nuovo Governo ha iniziato. “Le disuguaglianze ci sono – chiosa Lupi –, le ha create lo statalismo centralista che deprime la ricerca dell’efficienza e dei bilanci virtuosi. L’autonomia può essere la strada per superarle”. “Se la gente è protagonista del cambiamento – commenta Gusmeroli – potrebbe tornare anche la partecipazione elettorale. L’autonomia è un’occasione di efficienza, di responsabilità e di maggiore coinvolgimento dei territori”.
“Bisogna combattere anche l’ostilità nei confronti dei corpi intermedi – conclude Borghi –, le ideologie liberiste da un lato e populiste dall’altro sono state il propellente della crisi di questi anni. Nel frattempo, abbiamo sul terreno i resti di questa stagione. Dobbiamo interrogarci su nuove forme, recuperare la dimensione reale del terzo settore che è quella dei valori essenziali della vita in comune, della solidarietà. Una questione di senso, non burocratica”.
(Paolo Rossetti)
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