Attendendo l’incontro che giovedì 23 febbraio si terrà a Domodossola sul tema: “Corpi intermedi e politica: quale futuro?”, avviamo alcune riflessioni sul valore che questa entità sociale di primaria importanza per lo sviluppo dell’uomo nella sua integralità, ha avuto nel corso della nostra storia.
Per inquadrare la questione potremmo partire dalla definizione che ne dà Tosato: “sono corpi intermedi tutte quelle società, variamente denominate, che si pongono come centri di vita e di azione sociale, interna ed esterna, nell’ambito della più vasta società statale”. (Tosato E. “Persona, società intermedie, Stato”. Saggi, Giuffrè, 1989) Infatti, è alquanto interessante considerare come il rapporto tra l’individuo e lo Stato, così come quello tra la persona e la società, si strutturi in funzione della natura umana in veri e propri centri di vita organizzati al proprio interno ed in costante rapporto con il mondo esterno plurale.
Ora un primo passo verso il delinearsi di quale possa essere il rapporto tra gli interessi del singolo individuo ed il bene della comunità intera, lo troviamo nello stesso Alexis de Tocqueville, quando afferma che, “i corpi intermedi sono necessari per garantire il pluralismo sociale e politico”. è dunque in questa logica di apertura al pluralismo, che si colloca la sottolineatura fatta da Grossi nel riconoscere le comunità intermedie, come veri e propri fulcri organizzati al fine di “proteggere e integrare” la persona nel suo sviluppo unitario rispetto al contesto in cui si trova a vivere ed operare. (Grossi P. “Le comunità intermedie tra moderno e post-moderno”, Marietti 2015)
Inquadrata la questione nei suoi elementi di fondo, proviamo ora ad esaminarne lo sviluppo a partire da quel “laboratorio di sussidiarietà” che furono le grandi opere sociali che caratterizzarono la nostra storia a partire dall’Ottocento. Iniziamo al riguardo a prospettarne alcuni esempi, partendo dalle “Società di mutuo soccorso”, nate alla fine del 1700 come esperienze di associazionismo volontario, per rispondere alle necessità dei lavoratori appartenenti ai ceti meno abbienti, che erano privi di qualsiasi forma di tutela, di previdenza o di assistenza. In una logica analoga ma sviluppatesi nel contesto rurale, troviamo appunto le “Casse Rurali”, che si richiamavano alle banche tedesche ideate da Friedrich W. Raiffeisen basate sull’auto-aiuto tra soggetti che altrimenti non avrebbero potuto avere accesso al credito bancario. L’anima di queste iniziative fu il sacerdote don Cerutti.
Che cosa il principio di libera associazione possa aver rappresentato in questo periodo, tanto una leva di promozione dell’umano, quanto un elemento di sviluppo economico, lo vediamo con la nascita delle cooperative. La prima cooperativa costituita nel nostro paese è il Magazzino di Previdenza di Torino, una cooperativa di consumo, sorto nel 1854 per iniziativa della “Associazione degli operai”. Due anni più tardi ad Altare, in Provincia di Savona, nasce la Artistica Vetraria, una cooperativa di lavoro.
A sancire quanto la nascita di questi corpi intermedi vada intesa in tutta la sua portata innovativa, troviamo l’enciclica “Rerum Novarum del 1891, a partire dalla quale potremmo considerare l’avvio della “Dottrina sociale della Chiesa”. Infatti in essa Leone XIII pone l’attenzione sulle “società artigiane e operaie”, intese come vere e proprie “società particolari”, riconoscendo queste società come l’espressione del fatto che, “il diritto ad associarsi sia naturale per l’uomo” . Ora, Leone XIII, negli anni in cui si affrontavano tra loro, da un lato la concezione del socialismo collettivista, tutta quanta protesa a fare della negazione della proprietà privata l’unico vero pilastro per un’equità sociale, e dall’altro l’affermazione del capitalismo come logica di perseguimento di un’impresa volta al puro profitto, sbaraglia le carte proponendo un’ipotesi di lavoro a quanto stimolante, fondata sul principio che, nella misura in cui l’uomo persegue i propri interessi unitamente e congiuntamente ad altri uomini, non può che condurre la società verso il raggiungimento di un bene comune.
Ma in una società sempre più globalizzata e nella quale i media tendono a porsi come unico e ultimo elemento di mediazione tra persona, società ed istituzioni, ci dobbiamo domandare se quanto sancito dalla nostra costituzione quando all’articolo 2 stabilisce che “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità”, trovi reale attuazione nel contesto in cui oggi viviamo.
Ora, l’Incontro che si terrà presso la “Cappella Mellerio” a Domodossola a partire dalle ore 21, che verrà altresì trasmesso in diretta streaming dal sussidiario.net, e che prende spunto dal libro “Una società di persone? I gruppi intermedi nella società di oggi e di domani”, di cui Giorgio Vittadini è coautore, affronterà alcune delle più stringenti questioni legate alla frammentazione dell’esperienza aggregativa e della conseguente messa in crisi dei principi di rappresentatività e di legittimazione, che oggi è sempre più caratterizzano il rapporto tra gli individui e lo Stato nelle sue differenti forme.
Come sta cambiando la partecipazione degli italiani alla vita pubblica e alla vita sociale del Paese? Che cosa ha determinato la profonda crisi che realtà quali enti del Terzo settore, associazionismo, soggetti di rappresentanza, autonomie funzionali, affrontano da tempo in Italia? Quale impatto ha avuto la pandemia sul desiderio di aggregarsi in comunità di base e corpi intermedi? I giovani oggi sentono ancora il desiderio di essere protagonisti attraverso l’esperienza politica, nella costruzione del bene comune e di una società che rappresenti le loro istanze e la loro voglia di vivere?
Carlo Teruzzi, Rettore del Rosmini International Campus ne parlerà con Giorgio Vittadini, Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, ed i politici Maurizio Lupi, Enrico Borghi e Alberto Gusmeroli, partendo dalle loro esperienze personali ed avendo cura di evidenziare come non vi sia latitudine o longitudine spazio-temporale, che possa annullare il desiderio dell’uomo di essere il protagonista dell’avventura umana e di esserlo all’interno di una comunità fatta da rapporti relazioni orientati verso il raggiungimento di un bene comune.
L’esperienza di Confronti nasce dall’incontro di soggetti che pur eterogenei tra loro, hanno trovato terreno comune nel desiderio di mettere a tema alcune delle questioni maggiormente rappresentative rispetto una costruzione sussidiaria della società in cui viviamo. Infatti, tanto il “Centro Servizi per il Territorio Novara-VCO”, ente del terzo settore che offre servizi al mondo del volontariato e del non profit, quanto il “Rosmini International Campus”, opera educativa che dalla scuola dell’infanzia ai licei, propone ai giovani un’esperienza aperta ad uno studio critico e consapevole, tanto la “Fondazione per la Sussidiarietà”, ente di ricerca che da decenni opera nell’ambito degli studi socio economici, quanto la testata online de “il sussidiario.net”, strumento di informazione e di approfondimento, intendono con questa iniziativa proporre uno sguardo documentato, disincantato e critico, rispetto alle principali questioni che caratterizzano la società di oggi. Nasce così un contenitore che in un prossimo futuro proporrà, momenti di formazione, seminari ed approfondimenti dedicati al coinvolgimento dei giovani nei confronti del mondo del volontariato e del non profit, compiendo questo secondo una logica esperienziale e quindi sussidiaria.