Cattive notizie e sensazionalismo sembrano dominare il mondo reale e mediatico in cui viviamo, ma c’è, per fortuna, ancora un’ampia parte di chi deve raccontare il Paese che crede che le “buone nuove” possano influenzare la comunità in cui viviamo. Ne hanno parlato i relatori della terza serata di Confronti, che al Castello di Novara hanno trattato la tematica del rapporto fra informazione e racconto del sociale, dandone un’interpretazione altamente formativa.
“Gli adulti devono essere testimoni e non maestri – afferma Giorgio Paolucci, giornalista e scrittore, editorialista di Avvenire, curatore di pubblicazioni e mostre su tematiche sociali– occorre far diventare il bene qualcosa di virale, raccontando la realtà dal basso. Il giornalista deve servire la verità, deve mettersi in mezzo per cercare di comprendere cosa lega le varie parti della realtà”.
Anche Antonella Mariani, caporedattrice di Avvenire, esperta nelle questioni sociali e legate ai diritti umani ed Elisabetta Soglio, giornalista, ideatrice e responsabile del progetto “Buone Notizie – L’impresa del bene” del Corriere della Sera, hanno trattato durante la serata tematiche legate all’immigrazione, alla scuola, all’affido. “Citando Paolo VI – ha affermato Mariani – dobbiamo amare i nostri lettori e metterci nelle loro scarpe. Il giornalista è parte integrante del racconto che sta facendo, può e deve fare la sua parte nella costruzione della realtà che racconta”. La curiosità di chi scrive si lega all’utilità di chi legge. Identità, cuore e umanità nella scrittura tengono insieme tutti gli interventi della serata che si sono arricchiti con il racconto del “buono” in ambito locale narrato da Paolo Usellini, giornalista, responsabile del progetto CST e Gruppo stampa diocesana novarese per informazione locale sul non profit e da Caterina Mandarini, direttore CST ETS Novara VCO, curatrice rubrica tv “L’infinito dentro un bisogno, l’incontro”.
Per Soglio ‘il Terzo Settore è una realtà trainante ed un modello di sviluppo. L’impresa del bene è l’impresa di chi cerca di generare bene, mentre generare bene è una vera e propria impresa nel mondo che viviamo’. Ma non per questo ci si deve arrendere, anzi, da questa serata parte forte un vero e proprio messaggio di speranza e di volontà di un giornalismo per il sociale capace di riportare al centro la persona. Citando Annah Harendt il messaggio risuona forte e chiaro: “Gli uomini, anche se devono morire, non sono fatti per morire, ma per ricominciare”. Il prossimo incontro con Confronti sarà il 30 maggio, sempre la Castello di Novara, e si parlerà di crisi demografica nel nostro Paese.
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