Come sappiamo la legge italiana si sta sempre più concentrando sulla tutela per il diritto alla famiglia e ai disabili. In particolare la condizione lavorativa dei caregiver ha enormemente impattato nella qualità della vita di molti cittadini. Quindi la legge si è adeguata e ha concesso il congedo straordinario per tutti i parenti entro il terzo grado assistiti da un familiare caregiver. Il congedo straordinario consente di ottenere tre giorni al mese rispettando alcune condizioni.



Congedo straordinario caregiver: ecco perché è fondamentale per le famiglie

La legge 104 consente di chiedere i permessi straordinari oltre ai congedi retribuiti, ma ci sono regole da conoscere. I caregiver sono familiari di persone con disabilità che prestano assistenza quotidiana.

Molto spesso la condizione del caregiver comporta dei sacrifici che impattano nella vita privata, oltre che nella vita lavorativa e, per questo motivo, la legge concede tre giorni al mese oltre a un congedo straordinario basato sulla legge 151 della durata massima di 2 anni, eventualmente frazionabili.



Entrambe le misure prevedono delle condizioni da rispettare e una lista diversa di caregiver che possono richiedere le agevolazioni. Il permesso retribuiti sono riservati ai parenti e affini della persona con disabilità ma soltanto entro il terzo grado.

Va precisato però che il grado di parentela a livello giuridico è differente rispetto a quello utilizzato per traffico. Infatti il grado di parentela in diritto si misura seguendo una direzione verticale. Quindi un padre sarà un parente di primo grado verso il figlio e il figlio verso il padre. Ma il figlio sarà parente di secondo grado nei confronti del nonno e così via.



Congedo straordinario caregiver: quali affini è possibile assistere?

Invece per le persone che rientrano sempre all’interno della famiglia, pur non essendo dei veri e propri parenti, i cosiddetti affini, quindi i parenti del coniuge, la legge stila un determinato elenco.

Sarà possibile assistere:

  • il suocero e la suocera,
  • il nonno e la nonna del coniuge,
  • i cognati,
  • i bisnonni del coniuge,
  • la zia e lo zio del coniuge,
  • i nipoti del coniuge.

Questo criterio però deve seguire il principio dell’impossibilità dei parenti più prossimi ad occuparsi del soggetto portatore di handicap o affetto da disabilità grave. Quindi nel caso in cui i parenti prossimi non possano occuparsene, entra in gioco la concessione sulla base della normativa attualmente vigente. Il congedo straordinario è quindi una misura di welfare molto importante, ma esiste un requisito indispensabile per poter ottenere questa agevolazione: vale a dire la convivenza con il disabile.

In merito a ciò è bene precisare che la convivenza va formalizzata non necessariamente prima della domanda, ma anche dopo. Quindi se viene riconosciuto il diritto ad assistere un disabile entro il terzo grado, il caregiver dovrà provvedere al trasferimento della residenza o del domicilio presso l’abitazione in cui dimora abitualmente (o risiede) il disabile.