Non c’era altra scelta per Israele se non quella di attaccare Rafah. A dirlo è il generale Yossi Kuperwasser, ex capo della ricerca per l’intelligence militare israeliana e oggi stratega per la sicurezza nazionale. Secondo l’analisi “prendere Rafah è una condizione necessaria per vincere questa guerra”, spiega a Repubblica. I motivi che spingono Israele alla conquista della zona di Gaza sono vari: il primo è che è la porta dell’eclave dunque controllare Rafah significa fare lo stesso con tutta la regione. Il secondo è che è la roccaforte di Hamas mentre il terzo è che solamente così, secondo l’ex intelligence, si arriverà al rilascio degli ostaggi.



Il quarto, poi, è che Rafah è fondamentale per gli aiuti umanitari e controllarla significherebbe star attenti che Hamas non rubi aiuti alla popolazione. Infine “quello che accade a Rafah avrà effetti in tutta la regione. Se ci ritireremo, Hamas dirà di aver vinto e in questa maniera darà una spinta alle posizioni dell’Iran e di Hezbollah. Chi vuole una regione in pace dovrebbe stare dalla nostra parte” secondo Yossi Kuperwasser, che spiega poi come Israele abbia intenzione di controllare a lungo l’area.



L’analisa militare: “Ecco cosa faremo con con Gaza”

Il generale Yossi Kuperwasser, sulle pagine di Repubblica, spiega che Israele ha intenzione di entrare nella Striscia, controllare, uscire e poi rientrare in caso di necessità. La strategia è questa ma lui non si dice d’accordo: “Secondo me dovremmo sigillare Gaza e stabilire un’amministrazione civile fino a quando non saremo certi che Hamas sarà sotto controllo. Ma è stato deciso altrimenti e seguiamo le indicazioni”. Secondo l’ex intelligence israeliana i morti nella Striscia non sarebbero 35mila bensì meno: “Usate cifre che non sono certe: le stesse Nazioni Unite dicono ora che sono gonfiate e che il numero esatto potrebbe essere 25mila”.



Quando gli viene fatto notare che anche 25mila morti non sarebbero affatto pochi, il generale israeliano replica: “Non tutti sono civili: secondo i nostri calcoli 14mila almeno sono uomini di Hamas. Però concordo con lei: le vittime civili sono comunque tante. Stiamo facendo ogni sforzo per minimizzare l’impatto: facciamo attenzione nelle nostre azioni e lo dimostra il fatto che stiamo aspettando a lanciare un’offensiva completa su Rafah”. L’analista, infine, esclude ogni soluzione politica finché ci sarà Hamas.