Con una sentenza che diventa a suo modo storica, da oggi consegnare/affidare migranti alla Guardia Costiera libica è considerato un reato: è stato infatti condannato dal Tribunale di Napoli il comandante della nave Asso28 perché, dopo aver salvato in mare aperto nel luglio del 2018 101 migranti alla deriva, decise di consegnarli a Tripoli.
Si tratta della prima vera condanna in tutta Europa che conferma come la Libia non possa essere considerata né riconosciuta come “porto sicuro” di sbarco: d’ora in poi, qualsiasi nave civile fosse coinvolta in salvataggio e successiva consegna ai libici, rischia di incorrere nella condanna. Il reato di respingimento potrà dunque fungere da “apripista” per future condanne e denuncia, esattamente come avvenuto 3 anni fa quando a bordo della nave “Open Arms”, anch’essa nel Mediterraneo per salvare migranti, si udirono conversazioni “strane” che mostravano una serie di anomalie nella gestione del caso. Per quel motivo i magistrati a Napoli aprirono subito un’inchiesta, con il coordinamento del procuratore aggiunto Falcone: «Alla nostra richiesta di fornirci i dettagli delle posizioni, ci diedero indicazioni poco chiare – aveva spiega l’allora capomissione di Open Arms, Riccardo Gatti -. Questo per farci allontanare, ma poi abbiamo capito che era successo qualcosa di strano».
LA PRIMA CONDANNA STORICA IN EUROPA: ORA COSA CAMBIA
Un portavoce degli armatori della Asso Ventotto si era difesa così all’ANSA ancora in fase di indagini: «La nave Asso 28 che opera per conto della società Mellitah Oil & Gas (gestita da Noc, la compagnia petrolifera statale libica di cui Eni è azionista, ndr) a supporto della piattaforma di Sabratah ha prestato soccorso ad un barcone con a bordo 101 migranti arrivato in prossimità della piattaforma a causa di condizioni meteo avverse». Sempre all’Agenzia ANSA aggiungeva lo stesso portavoce, riporta oggi “L’Avvenire”: «L’operazione di soccorso è stata gestita interamente dalla Guardia Costiera Libica che ha imposto al comandante dell’Asso 28 di riportare i migranti in Libia». Il comandante è stato condannato ad un anno di reclusione, mentre è stato comunque assolto dall’accusa di abuso d’ufficio assieme al rappresentante della compagnia di navigazione. Ricorda il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, testimone all’epoca a bordo della “Open Arms: «Ci dissero di avere avuto indicazione di recarsi in Libia per ordine dei loro responsabili sulla piattaforma. Quando alla Asso 28 ricordammo che i respingimenti sono illegali, il comandante ci rispose con imbarazzo, come se costretto a subire un ordine da molto in alto».