Il 25 febbraio 2021 il DdL 2020/2018 “Delega al Governo per il riordino degli studi artistici, musicali e coreutici”, d’iniziativa della Senatrice Loredana Russo, è stato assegnato alla 7ª Commissione permanente del Senato; iniziando così quello che certamente sarà il suo lungo, articolato e complesso iter parlamentare.



Finalmente dunque la politica sarà chiamata ad occuparsi di Cultura musicale e dei gravi problemi che in tutti questi anni sono scaturiti dalla mancata attuazione di una valida Riforma degli Studi musicali.

Una norma che, a prescindere dalla condivisione di quanto vi si trovi specificatamente espresso (il DdL sarà integralmente riportato alla fine di tale articolo) appare un’oggettiva importante “novità”, soprattutto in considerazione dalla sostanziale finalità chiaramente espressa:



dar vita ad un’organica e conseguenziale Riforma degli Studi musicali, costruita con la consapevolezza di come sia indispensabile conferirle un’adeguata struttura piramidale, partendo dall’istituzione e dalla diffusione nella scuola Primaria e Secondaria di una seria Formazione di Base e Media; una Formazione che, è necessario ricordarlo e sottolinearlo, dal 1999 non è più appannaggio dei Conservatori.
Una “novità” dunque che sembra poter mettere un freno alla superficiale, rozza e controproducente azione politica che in questi ultimi due decenni ha progressivamente vanificato le conquiste raggiunte nel lontano 1999 dal nostro Parlamento; conquiste frutto di durissime e infinite battaglie parlamentari (sollecitate e sostenute da isolatissime forze sindacali), che avevano portato a produrre due fondamentali rivoluzionarie leggi, miranti a riformare radicalmente ed integralmente l’insegnamento della Musica in Italia:



la legge 508/99, chiamata, in primis, a trasformare i Conservatori in Istituti “esclusivamente universitari” (togliendo dal suo Ordinamento i Corsi relativi alla Formazione di Base, Inferiore e Media) e la legge 124/99, che “riconduceva in Ordinamento” l’Indirizzo musicale nella scuola Media (portando alla rivoluzionaria istituzione della specifica Classe di Concorso di Strumento musicale nella scuola Media), dopo una sperimentazione durata trent’anni.

Se la Cultura musicale sta ormai scomparendo la principale responsabilità non può non esser ricondotta alla mancanza di un’adeguata azione politica; che in tutti questi anni sembra aver totalmente tradito quella che era e resta la ratio di tali fondamentali leggi, il loro senso e la loro urgenza: diffondere la Cultura musicale nella società, istituendo e diffondendo “veramente” seri Studi musicali nella scuola pubblica italiana (nella Secondaria di I e II grado come nella Primaria).
Lo studio della Musica (quello “vero”, da sempre fondato sullo studio individuale del “proprio strumento musicale”) avrebbe dovuto esser finalmente riconosciuto come disciplina, inter partes con le altre discipline della scuola, preziosa anche nel promuovere la globale formazione dei ragazzi in età evolutiva; gli Studi musicali non avrebbero più dovuto rimanere ghettizzati nei Conservatori, destinati esclusivamente a chi avesse già scelto di provare a fare della musica la propria professione; secondo una prospettiva che ha potuto in parte “funzionare” in un Passato lontano, ma che ormai nell’attuale alienante società dominata da Media irresistibili e onnipresenti, a dispetto di chi con grave superficialità sembra rimpiangerla, non può non apparire totalmente anacronistica e destinata a sicuro fallimento.
Grazie ad una giusta azione politica di Riforma compiuta nel rispetto di quanto disposto dalle citate leggi, tante cose sarebbero dovute radicalmente cambiare; invece, in sostanza, quasi nulla è cambiato:

– nei Conservatori (che, come ripeto, dal 1999 per legge avrebbero dovuto esser trasformati in istituti “esclusivamente universitari”, ed occuparsi quindi della sola specifica Formazione Superiore) sono presto stati nuovamente introdotti e tuttora esistono “corsetti  destinati alla Formazione Inferiore e Media (inizialmente denominati “preaccademici” e più recentemente ribattezzati “propedeutici” – DM 382 / 2018-).

Corsetti frequentati da ragazzi e ragazzini della scuola Secondaria privi di qualsiasi reale giustificazione giuridica (frutto ed espressione di una rozza Autonomia che si è trasformata in devastante Anarchia); un ritorno ad una miope visione degli Studi musicali concentrati e ghettizzati esclusivamente in istituti museali, privi di qualsiasi contatto con la società circostante; corsetti rivelatisi presto un penoso fallimentare tentativo di assicurarsi gli allievi dei Corsi Superiori Accademici.
Ma in quale “Università” sarebbe possibile trovare tali corsi propedeutici ? (della durata di 3 anni, e che alcuni geni vorrebbero portare a 8 anni!)

– i Licei musicali, istituiti con ingiustificabile gravissimo ritardo solo a partire dal 2010 !, oltre ad esser diffusi in percentuale risibile (in città come Roma, Napoli, Milano, Bologna, Firenze, Torino esistono al massimo 2 uniche sezioni di Liceo musicale, destinate a tutti gli strumenti musicali esistenti), sono normativamente disciplinati in modo assurdo; profondamente inadeguato a garantire quel perseguimento di una degna formazione musicale Media, indispensabile a permettere un eventuale proseguimento degli specifici Studi svolti nei Conservatori.
– i Corsi ad Indirizzo Musicale nella scuola secondaria di I grado, pur costituendo l’unico preziosissimo frutto scaturito dalle leggi 508/ 99 e 124/99 (da salvaguardare e tutelare con la massima attenzione, avendo permesso in questi decenni a migliaia di ragazzi di vivere la meravigliosa esperienza di condividere lo studio di uno specifico Strumento musicale come normale disciplina all’interno della loro scuola Media) sono ancora del tutto facoltativi e, anche per questo, troppo spesso sviliti e impossibilitati a svolgere adeguatamente quello che dovrebbe essere il loro fondamentale specifico ruolo formativo, nel quadro di un organico e conseguenziale piano di Riforma degli Studi musicali.

– nella scuola Primaria, a dispetto di una episodica confusa e superficiale normativa (…solita inutile profusione di “chiacchiere e cavilli”), una degna formazione musicale di base resta totalmente assente.

Naturalmente chiunque abbia realmente a cuore la tutela della Cultura musicale (…senza magari esser distratto dalla miope difesa di residuali “personali interessi” di categoria, ancora garantiti a quella assoluta minoranza di musicisti che lavora nelle attuali istituzioni musicali) si renderà perfettamente conto della gravità dell’attuale stato dei fatti:

la qualità e la dignità del lavoro svolto dai musicisti, dai docenti di musica e naturalmente dalla stragrande maggioranza dei loro alunni, hanno raggiunto un degrado mai conosciuto.

Anche evitando di soffermarsi ad ascoltare quale sia oggi il livello medio di preparazione raggiunto dagli attuali studenti delle nostre istituzioni musicali (…troppa sofferenza) basterebbe valutare l’imbarazzante superficialità, semplicità ed inconsistenza dei Programmi dei Corsi di Studi e degli Esami attualmente in vigore nei Conservatori (lontanissimi dalla sostanza di quelli del vecchio ordinamento -vigente fino alla legge di Riforma 508/99-) per farsi una chiara idea del grado di devastazione a cui si sia giunti.

Certamente esistono ancora importanti luminose eccezioni, frutto dell’incontro tra superstiti grandi maestri e superstiti meravigliosi ragazzi (adeguatamente coltivati dalle loro famiglie e protetti dal nulla che li circonda); ma il terribile isolamento che caratterizza tali “oasi”, accerchiate e minacciate da una desertificazione circostante in continua espansione, diviene anch’esso espressione della drammaticità del Problema musica.

In considerazione dunque di quanto fin qui sintetizzato non può dunque non apparire come un’iniziativa politica di assoluto interesse il suddetto DdL 2020  Delega al Governo per il riordino degli studi artistici, musicali e coreutici”.

Finalmente una norma chiamata a rispettare la “ratio” delle rivoluzionarie Leggi ispiratrici della Riforma; che potrebbe dar vita ad una normativa di riferimento capace di arginare e, con il tempo, rimediare ai danni causati da lunghi anni in cui si è invece pensato di riuscire a tutelare la Cultura Musicale (e la dignità di chi sia chiamato ad esserne degna espressione come alunno, docente o musicista)  occupandosi solo dei Conservatori, il segmento superiore della Riforma (peraltro, come considerato, facendolo nel modo più sbagliato) trascurando completamente quanto relativo alla Formazione di Base e Media.
Conservatori che ormai, sebbene formalmente spacciati per Istituzioni universitarie, di “universitario” hanno troppo spesso ormai solo il nome; essendo ben lontani dal perseguire e dall’essere espressione della nostra più Alta formazione e Cultura musicale.

A nulla sono infatti serviti anche i più disperati tentativi miranti a reclutare alunni; l’imbarazzante semplificazione del livello dei Corsi di Studi, l’invenzione di stravaganti accattivanti Corsi di laurea in ambito Pop, Rock, Tastiera,  Batteria…, il penoso reinserimento di una misera Formazione di Base, attraverso i citati corsetti destinati ai ragazzini della scuola secondaria hanno logicamente ottenuto risultati opposti a quelli sperati.  Perché i ragazzi sono molto più intelligenti di come alcuni avessero immaginato; proprio come tutti noi amano e si appassionano all’Arte in proporzione di quanto divengano progressivamente consapevoli di quella misteriosa bellezza che scaturisce solo dalla sua intrinseca affascinante ed irresistibile complessità.
Come sostanzialmente denunciato da questo “DdL Russo”, un tale Conservatorio è logicamente divenuto un  fragilissimo attico”, privo di fondamenta, che non può assolutamente stare in piedi; resta dunque sempre più precariamente sospeso sugli attuali inconsistenti Licei Musicali (come ripeto, istituiti in un numero risibile e disciplinati in modo da  non garantire affatto il perseguimento di una seria formazione Media) e su un Indirizzo Musicale nella scuola Sec. di 1^ grado che, se pur di assoluto valore, ha bisogno di esser migliorato e consolidato (attraverso una normativa che ne specifichi e tuteli in modo più chiaro la serietà e l’indispensabile finalità formativa, anche funzionale ad un eventuale proseguimento degli Studi musicali nei Licei musicali).  
Per fornire la più completa ed adeguata informazione si riporta integralmente tale DdL 2020/2018, “Delega al Governo per il riordino degli studi artistici, musicali e coreutici”; coraggiosa iniziativa, scaturita dalla passione e dal tenace impegno di un’assoluta minoranza di parlamentari, che sarà importante seguire con la massima attenzione durante tutto il suo certamente complesso e difficile percorso parlamentare.
Moltissimi saranno infatti gli ostacoli e gli “attacchi” che dovrà superare, spesso scagliati proprio da chi da molti anni sembrerebbe (a chi non sia adeguatamente “informato”) impegnato a tutelare e diffondere la Cultura musicale; e che invece spesso continua soprattutto a difendere quel poco che l’indegno stato attuale delle cose ancora gli garantisce.
L’aggiunta ad alcuni articoli del DdL di brevi commenti e di una sintetica analisi critica (per chiarezza, in corsivo) saranno naturalmente rivolti ad evidenziare quelle che si ritengono le principali istanze su cui sarebbe necessario lavorare con particolare attenzione, per migliorarne il senso e le finalità.    

(1 – Continua)