Pur considerando le delicatissime emergenze che la politica in questi ultimi anni si è trovata a dover fronteggiare, immaginando come fosse particolarmente difficile trovare spazi da dedicare alla tutela della cultura musicale, non è possibile non denunciare come veramente troppo poco sia stato concretamente fatto in merito alla risoluzione dei tanti problemi di una Riforma degli Studi musicali che da oltre due decenni attende di esser portata a degno compimento; problemi relativi sia alla Formazione Inferiore e Media (soprattutto attinenti alla Scuola Primaria e ai Licei Musicali) che a quella Superiore (“universitaria”, del comparto AFAM), che dovevano esser affrontati e risolti.
Tuttavia, nel sostanziale nulla espresso anche in questi ultimi quattro anni (grottesca sia la norma rivolta a sostenere la “teorica creazione” della Figura del Ricercatore nel comparto AFAM che quella riguardante la ridicola possibilità di iscriversi contemporaneamente a due Corsi Accademici, sempre più sviliti a “imbarazzanti corsetti”), un particolare risalto merita il Decreto ministeriale 176/2022, chiamato a sostituire il DM 201/99 nella disciplina dei Corsi ad Indirizzo musicale nelle scuole secondarie di I grado (il primo luglio 2022, un ingiustificabile ritardo di 5 anni dal legislativo 13 aprile 2017, che ne dettava l’istituzione).
Un Decreto che, al netto dell’insignificante cambio di nome (i “Corsi ad IM” appaiono ribattezzati come “Percorsi ad IM”) e superando le solite sterili infinite “chiacchiere e cavilli” che lo caratterizzano (tipiche della nostra peggiore legislazione), oltre a confermare sostanzialmente quanto giustamente dettato dal precedente DM 201/99, presenta alcune preziose precisazioni; in primis quelle rivolte a sottolineare gli importanti specifici scopi formativi che l’Indirizzo musicale deve perseguire, per svolgere adeguatamente il suo ruolo nel quadro della generale Riforma degli Studi musicali.
Riconosciuto dunque il generale valore di questa norma tanto attesa è però impossibile non esprimere la forte delusione per la mancanza di quei miglioramenti, riguardanti aspetti disciplinati in modo non proprio chiarissimo dalla precedente normativa, che sarebbero stati necessari per scongiurare quelle fuorvianti interpretazioni compiute da Dirigenti arroganti e magari poco informati (a volte veramente assurde e arbitrarie) che hanno spesso causato un grave svilimento dell’Indirizzo musicale, riducendolo ad una superficiale e grossolana esperienza laboratoriale ludico – ricreativa.
Con la recentissima Nota ministeriale del 5 settembre 2022 lo stesso MIUR, resosi probabilmente consapevole di tale problema, ha provato a fornire alcuni chiarimenti; limitandosi però a riprodurre in diverso ordine le parti salienti del decreto.
Sarà allora utile osservarlo con la dovuta attenzione, analizzando gli articoli più importanti, per comprenderne meglio il senso ed approfondirne le principali “criticità” e “qualità”.
Art. 2 (Costituzione dei percorsi)
“1. Ogni istituzione scolastica statale può richiedere l’attivazione di percorsi a indirizzo musicale che prevedono, per ciascun anno di corso, gruppi di alunni, suddivisi in quattro sottogruppi, ciascuno corrispondente a una diversa specialità strumentale. I gruppi sono costituiti rispettando i parametri numerici fissati dall’articolo 11 del decreto del Presidente della Repubblica, 20 marzo 2009, n. 81, dopo la costituzione delle classi ai sensi dei medesimi parametri.”
Anche sforzandosi di giungere alla più corretta interpretazione di tale articolo (che intende ricordare come anche le classi di Strumento musicale debbano rispettare gli stessi parametri numerici disposti per ogni altra classe dal DPR 2009/81 – minimo18, massimo 27 alunni-) appare evidente la mancanza di una chiara indicazione relativa alla necessità di concentrare gli alunni di Strumento in un’unica classe.
Eppure nel merito il legislatore, in considerazione delle tante riconosciute buone ragioni connaturate con tale Insegnamento, ha più volte inequivocabilmente decretato l’obbligo di concentrare il Corso in un’unica classe; oltre che attraverso il pionieristico Decreto ministeriale 13/02/96 (meraviglioso frutto di una trentennale sperimentazione musicale, i cui esiti restano di fondamentale importanza per la piena comprensione dell’Indirizzo musicale) anche più recentemente il MIUR, con la specifica ed approfondita Nota 1391/2015, è intervenuto per chiarire e ribadire il senso ed il valore di tale obbligo (logicamente presente anche nel precedente DM 201/99).
Sarebbe stato dunque sufficiente confermare che: “i Percorsi ad Indirizzo musicale sono formati con alunni appartenenti ad una stessa classe”; al limite si poteva proporre qualche miglioramento, suggerendo la possibilità di creare, dove necessario, due classi prime ad IM (naturalmente ognuna con tutti gli alunni di due Strumenti).
Art. 4 (Attività di insegnamento e orari)
“1. Nei percorsi a indirizzo musicale, le attività di cui al successivo comma 2 si svolgono … per tre ore settimanali, ovvero novantanove ore annuali, anche articolate in unità di insegnamento non coincidenti con l’unità oraria e organizzate anche su base plurisettimanale, corrispondenti a sei ore settimanali di insegnamento del docente per ciascun sottogruppo. Nell’ambito della loro autonomia le istituzioni scolastiche possono modulare nel triennio l’orario aggiuntivo a condizione di rispettare comunque la media delle tre ore settimanali, ovvero novantanove ore annuali”.
Questa pur sostanzialmente giusta indicazione relativa allo svolgimento delle “3 ore settimanali per gli alunni” (Lezione di Strumento – Teoria e lettura della musica – Musica d’Insieme) che necessariamente potranno esser “…non coincidenti con l’unità oraria” (per far sì che possano esser svolte durante le 6 ore di insegnamento assegnate al docente per ognuna delle sue tre classi) avrebbe dovuto però esser espressa con maggiore chiarezza. La complessa formulazione di tale articolo sarà infatti certamente causa di superficiali letture, che ne rivolteranno il giusto senso; portando ad immaginare che sia qui previsto per ogni alunno l’obbligo di dover svolgere 3 “ore reali” di lezione in una settimana (o, comunque, 99 “ore reali” durante l’anno).
Un’interpretazione totalmente assurda, didatticamente improponibile (che peraltro allontanerebbe moltissime famiglie dalla scelta dell’Indirizzo musicale, spaventate da tale eccessivo impegno settimanale per i loro figli); smentita infatti dalla principale normativa di riferimento che prevede, sia nel già citato fondamentale Decreto del 1996 che attraverso l’Art. 5 co. 8 del DPR 89/2009, solo 2 ore per l’IM.
Nel merito sarebbe stato sufficiente limitarsi a riproporre la formulazione del precedente DM 201/99, che esprimeva con maggiore chiarezza la necessità di poter organizzare liberamente l’orario settimanale, adeguandolo al reale numero degli alunni e in considerazione delle diverse realtà scolastiche.
Art. 8 (Valutazione degli apprendimenti ed esame di Stato)
“…3. I docenti di strumento partecipano ai lavori della commissione e, in riferimento alle alunne e agli alunni del proprio strumento, a quelli delle sottocommissioni.”
Finalmente giunge il necessario chiarimento normativo relativo alla regolamentazione di tale delicato aspetto del lavoro dei docenti di Strumento, in troppe circostanze costretti a partecipare anche alle valutazioni riguardanti alunni completamente sconosciuti.
Tralasciando ora quelle parti del nuovo Decreto riguardanti la disciplina degli aspetti strettamente organizzativi / procedurali dell’IM (che nulla di rivelante aggiungono a quanto già precedentemente disposto) ed evitando di infierire sulla solita penosa sezione dedicata al suo sterile burocratico “controllo e monitoraggio”, passiamo ad analizzare un articolo di cruciale importanza.
Art. 12 (Riequilibrio territoriale)
“1. Al fine di garantire la progressiva attuazione dei percorsi a indirizzo musicale e il riequilibrio territoriale su base pluriennale, si utilizzano le risorse del contingente dei posti già destinati alle sezioni a indirizzo musicale, attivate ai sensi del decreto ministeriale n. 201/1999, e l’organico dell’autonomia, senza nuovi e maggiori oneri per la finanza pubblica.” “… 3. Per l’attivazione di nuovi percorsi a indirizzo musicale, la distribuzione dell’organico dei posti destinati ai percorsi a indirizzo musicale tra le regioni tiene conto degli esiti del monitoraggio di cui all’articolo 10 … utilizzando le risorse di organico che annualmente si rendono disponibili, senza maggiori oneri a carico della finanza pubblica e senza generare esuberi di personale”.
Quindi, tranne il cambio del nome (Corsi = Percorsi), purtroppo niente di nuovo: l’auspicato ampliamento dell’Indirizzo musicale, indispensabile per giungere ad una sua più equilibrata distribuzione e diffusione territoriale, continuerà ad esser in realtà gravemente limitato dal dover risultare “a costo zero”.
La concessione di nuovi “Percorsi” resterà assoggettata al casuale “capriccioso volere” degli uffici scolastici regionali; liberi di decidere se concedere l’Indirizzo Musicale, scegliendo di ritagliarne il relativo Organico tra quello annualmente loro attribuito.
Sarebbe stato invece importantissimo se, dopo oltre due decenni dalla sua istituzione, si fosse finalmente reso l’Insegnamento di Strumento non più solo facoltativo ma, in giusta percentuale, obbligatorio; rispettando finalmente la ratio delle due Leggi ispiratrici dell’intera Riforma degli Studi Musicali (L.508/99 e L.124/99). Una novità peraltro, questa sì, realizzabile “a costo zero” e senza particolari problemi (basterebbe trasformare in obbligatori i Corsi ad IM già istituiti), che avrebbe rappresentato un enorme passo in avanti nel quadro della generale organica Riforma degli Studi musicali; riconoscendo compiutamente a tale Disciplina quell’importanza e quel ruolo che merita nel costituire il fondamento di tutta la filiera degli Studi Musicali.
Fondamento che trova la sua più chiara espressione soprattutto attraverso quanto enunciato nell’Allegato A, dove si specifica che “…Ferma restando la loro vocazione orientativa, i percorsi a indirizzo musicale concorrono all’armonizzazione dei percorsi formativi della filiera musicale. Essi, infatti, costituiscono uno snodo centrale per la progettazione di una proposta educativa e formativa capace di sostenere ed armonizzare tutta la filiera degli studi musicali, svolgendo un ruolo importante di “raccordo in entrata” con la scuola primaria (e tra questa e quella dell’infanzia) e un ruolo di “raccordo in uscita” prioritariamente con i licei musicali (secondo quanto previsto dall’art. 7 del decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 89) e con i corsi propedeutici organizzati dagli Istituti superiori di studi musicali.”
Una sottolineatura particolarmente preziosa, che inequivocabilmente ricorda come l’Indirizzo Musicale sia chiamato a svolgere in modo adeguato la sua specifica funzione formativa nel quadro della generale Riforma degli Studi musicali, costituendo l’indispensabile anello di “raccordo in uscita” con i Licei Musicali e i Conservatori.
Alla luce di tale chiara indicazione, ridurre tale Insegnamento a superficiali esperienze di Musica d’insieme ludico-ricreative, di livello elementare (finalizzate a metter su caotiche orchestrine per imbarazzanti “saggetti natalizi” e “di fine anno”), tralasciando di curare quella specifica individuale formazione strumentale di ogni alunno che permetta l’eventuale prosecuzione degli studi musicali in un Liceo Musicale, sarà finalmente molto più difficile.
Giustissimo è anche il riferimento al “…ruolo importante di raccordo in entrata con la scuola primaria” ai Percorsi ad Indirizzo Musicale; un riferimento che però non potrà non limitarsi a risultare solo un auspicio, che l’accesso all’Indirizzo musicale nella Scuola Secondaria di 1^ grado non potrà in realtà prevedere alcuna Formazione di base, non essendo purtroppo ancora stata istituita tale Formazione nella scuola Primaria.
Persistente gravissima lacuna di una Riforma che, invece di armonizzare i vari comparti della filiera degli Studi musicali, continua a occuparsi esclusivamente dei suoi “piani alti” (in modo peraltro risibile, come già considerato, accennando alle due recenti norme, totalmente insignificanti ed inutili, riguardanti l’AFAM); senza minimamente comprendere come sia al contrario indispensabile occuparsi della costruzione di solidi “piani inferiori”; unico possibile adeguato sostegno per quelli superiori.
Una lacuna dagli esiti sempre più devastanti, ormai assolutamente ingiustificabile; anche perché proprio durante quest’ultima legislatura, grazie al tenace ed appassionato impegno di isolati parlamentari si era riusciti ad ottenere un importante Disegno di legge (prima firmataria la Sen. Loredana Russo) finalmente ispirato alla creazione a al consolidamento di un’organica e conseguenziale filiera degli Studi musicali, rivolto a diffondere e potenziare la Formazione di Base e Media nella scuola pubblica; a partire dall’istituzione dell’indirizzo musicale nella scuola Primaria.
Un Disegno di legge che non ha trovato accoglienza da parte del Governo.