Chi legge i miei articoli sa bene che il tema delle domande, codificato in maniera scientifica nel Metodo O.D.I.® come elemento essenziale per costruire strategie, è per me centrale ed è comprensibile come abbia un amore per gli autori che hanno scritto o si sono interrogati sul grande tema delle domande.
Oggi vorrei dedicare l’articolo a un libro che suggerisco caldamente di leggere a tutti coloro che si trovano in posizioni apicali e che devono fare strategia e, più in particolare, che hanno la necessità di declinarla coordinandosi con altre persone, siano essere interne o esterna all’azienda.
Il libro si intitola Il coaching è una sana abitudine. Parla di meno, chiedi di più e cambia per sempre la tua leadership, edito da LSWR, di Michael Bungay Stanier. L’autore – un noto coach professionista – in questo agile testo di circa 230 pagine elenca le sette tipologie di domande che utilizza nei confronti degli Executive per dar loro strumenti che abilitano e facilitano le relazioni e la presa di decisioni strategiche.
La prima, ovvero la domanda di partenza, è “a cosa stai pensando?”. Secondo l’autore, iniziare facendo questa domanda fa sì che il focus si sposti immediatamente su ciò che per l’interlocutore è più importante, imminente e strategico.
La seconda domanda è la cosiddetta domanda ECA, cioè “e che altro?”. A un primo livello logico sappiamo che le risposte tendono a essere formali, non fino in fondo chiarificanti i propri interessi. Aggiungere alla prima domanda “e che altro?” e, magari, chiederlo due o tre volte permette di andare ad esplorare tutti gli interessi in campo, tutti gli elementi che una persona ha in testa e nel cuore.
La terza domanda è la domanda focus “qui per te qual è il vero problema?”. Fondamentale è l’espressione per te poiché chiama in causa l’interlocutore inducendolo a dire cosa potrebbe fare all’interno della sua area di competenza per risolvere il problema, come potrebbe intervenire.
La quarta domanda è la domanda di fondo, ovvero “cosa vuoi?”, e serve per far specificare al meglio al proprio interlocutore cosa vuole realmente ottenere e qual è l’obiettivo che si vuole raggiungere oltre l’ostacolo.
La quinta domanda è denominata dall’autore la domanda pigra: “come posso essere utile?”. Questa domanda richiede e presuppone un vero e proprio ingaggio al manager o coach di turno, che si mette a piena disposizione del collaboratore o collega chiedendo esplicitamente che tipo di contributo può dare affinché possa raggiungere l’obiettivo identificato in precedenza.
La sesta domanda viene identificata come la domanda Strategica, ovvero “se dici di sì a questo, a cosa stai dicendo di no?”. Una frase che a me piace citare è quella di Steve Jobs “focusing is about saying no” che esprime l’importanza di individuare e ordinare le cose secondo il criterio della priorità. Per far questo, ovviamente, bisogna lasciare da parte certe cose non magari non importanti ma magari secondariamente più importanti.
La settima domanda è “cosa ti è stato più utile?” e corrisponde alla domanda istruttiva. Questa domanda serve per dare un feedback al coach/manager affinché lui possa comprendere quali sono stati gli step fondamentali, il cosiddetto 20/80, di tutto l’iter che lui ha fatto fare al suo collega. Questa tipologia di feedback diventa anche di secondo livello per lo stesso manager perché capisce quanto è rimasto e, quindi, è un utile spunto di riflessione su come fare per consegnare ulteriormente maggior valore al collega in un secondo incontro.
Si tratta, dunque, di un libro agile, facilmente scorrevole, pieno di altri riferimenti link, video, approfondimenti, podcast che l’autore costella lungo tutto il libro. Sicuramente è un libro aperto a tutti coloro che hanno capito che la domanda guida il pensiero e il pensiero è lo step prima di ogni azione strategica importante.
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