Diverse ricerche dimostrano come molti libri siano acquistati grazie a un titolo accattivante presente sulla copertina. Sicuramente è ciò che mi è capitato quando ho deciso di acquistare il libro Arricchirsi con onore – Elogio del buon imprenditore di Alessandro Wagner, edito da Rizzoli. Sono dichiaratamente e, oserei dire, sfacciatamente un aziendalista: non solo perché per gran parte del mio tempo lavoro con gli imprenditori, ma anche perché non sopporto la retorica spicciola di chi attacca il “padrone” in difesa dei poveri e sfruttati lavoratori. La mia esperienza, infatti, certifica l’esistenza di un enorme numero di “padroni” che lavorano fianco a fianco con i propri dipendenti, accettando spaventose sfide di innovazione, concorrenze sleali e, non ultimo, una tassazione esagerata da parte dello Stato. 



Una volta esaurita l’euforia per il titolo e aperto il libro mi sono velocemente reso conto che stavo leggendo una riedizione edulcorata e sintetizzata dell’opera di un commerciante-imprenditore chiamato Benedetto Cotrugli. Quest’uomo ha scritto quello che probabilmente può essere considerato uno dei primi manuali sull’arte del commercio, dal momento che è stato pubblicato, addirittura, nel 1458.



In linea con la figura dell’autore, il libro è scritto con un taglio estremamente operativo; elenca, infatti, quindici suggerimenti pratici che un buon imprenditore dovrebbe rispettare per poter generare un business, come si direbbe oggi, solido e duraturo. Quello che colpisce tuttavia è l’attualità dei suggerimenti dati da Cotrugli. Tra questi mi permetto di anticiparne alcuni, rimandando alla lettura del libro per tutti gli altri.

Il primo suggerimento recita: “Fai tutto il possibile per partire con il piede giusto”. L’autore intende porre l’attenzione sia sullo studio del mercato nel quale investire, sia sulla certezza del diritto in uso in un determinato territorio. Cotrugli sostiene infatti  che “le attività andrebbero avviate in luoghi in cui vi è certezza delle leggi e in cui l’amministrazione della giustizia è rapida ed efficiente, perché per il mercante sono una difficoltà non da poco le dispute dei giuristi, nemici della sua borsa, e perché le cose mercantili necessitano di rapidità d’attuazione”. È incredibile pensare che in un periodo storico in cui predominano, tra i media, i temi della Brexit e della globalizzazione tornino utili dei suggerimenti del 1400.



L’autore prosegue il suo elenco inserendo tra i consigli non solo la necessità di competenze tecniche, oggi chiamate hard skills, ma anche, e soprattutto, di competenze trasversali, quindi le ormai note soft skills. Nel capitolo intitolato “La cultura è tutto” si parla infatti di quanto sia importante studiare la retorica, quella che oggi chiamo “capacità negoziale“, e sapersi relazionare con ogni ceto sociale. E ancora aggiunge: “Il mercante, inoltre, per prima cosa deve imparare lui e poi insegnare agli altri, perché ‘chi conosce se stesso, conosce tutto’. E può ottenere questo risultato solo leggendo molto, e perciò ti ricordo: quando ti avanza tempo, leggi!”.

Preferisco non proseguire con l’elenco dei suggerimenti, quanto concludere ponendo l’attenzione sul contributo maggiore che fornisce Cotrugli e che riguarda l’approccio metodologico al mestiere dell’imprenditore. Esso viene da lui descritto non come l’attività coraggiosa di un uomo che, alla cieca, dà inizio a una start-up, quanto piuttosto come l’attività organizzata di un uomo adulto con una forma mentis ben strutturata e con un equilibrio ben saldo, basato su valori chiari.