Anni fa sentii una frase che mi colpì molto – «Il feedback è la colazione dei campioni» – e che da allora mi accompagna. Infatti, se da una parte è ovvio che per migliorarsi bisogna impegnarsi e studiare, è ancor più vero che per migliorare occorre mettersi in discussione; questo lo si fa nel momento in cui ci si confronta con altri.



Il modo migliore per dare valore è chiedere feedback. Di feedback ce ne sono di diversi tipi. In Accademia, addirittura, ne identifichiamo 5 livelli. La cosa più importante, però, è che il feedback, che ha in sé il termine inglese “to feed”, ovvero “nutrire”, dovrebbe avere come scopo quello di far crescere la persona a cui lo si dà. Nel tempo ho imparato alcuni elementi che permettono di gestire al meglio non solo la richiesta di feedback ma anche la restituzione.



Un primo elemento è che i feedback vanno chiesti con frequenza e non sempre e soltanto quando le cose stanno andando male. Da anni in Accademia abbiamo istituito il feedback del lunedì, ovvero un momento in cui tutte le persone di mio diretto riporto, mi scrivono un feedback contenente sia tutte le cose che hanno fatto più importanti nella settimana precedente sia uno spazio libero in cui indicarmi qualcosa che io ho sbagliato e come migliorarla. Se, da una parte, è “fastidioso” iniziare la settimana leggendo una serie di errori fatti da me nel corso di quella precedente, nel tempo ho visto che questa cosa mi è profondamente utile in quanto rappresenta un allenamento per gestire l’ego e ricordarsi che si sbaglia e un invito a guardare dentro la parte del feedback che nasconde un suggerimento su come evitare o diminuire l’entità dell’errore. Abituarsi, quindi, a ricever feedback è fondamentale per diventare realmente più umile e pronti all’ascolto.



Il primo suggerimento è: «richiedili e non solo in momenti complessi!». Il secondo suggerimento è: «richiedili alle persone esperte». Ciò significa che non basta chiedere feedback a chiunque, ma occorre chiedere feedback mirati a persone che hanno competenze certificate. Quando insegno Comunicazione Strategica nella medicina moderna all’Università Vita- Salute San Raffaele, spesso, dialogando con i futuri medici, dico: «se un domani mi ammalassi andrei da un dottore come voi per farmi curare e da mia moglie per farmi consolare!». Sarebbe tragico il contrario in quanto è noto che i medici non siano molto empatici tendenzialmente! Battute a parte, è importante l’insegnamento che c’è dietro: ciascuno può dare feedback su qualcosa di cui è esperto, può dare un suggerimento strutturato su qualcosa che sa e conosce; altrimenti è una semplice opinione e le opinioni non sono feedback strutturati e, quindi, non permettono di crescere.

Il terzo elemento è porsi la seguente domanda dopo aver ricevuto un feedback: «questo suggerimento mi aiuta a raggiungere meglio il mio scopo?». Se i suggerimenti sono migliorativi del processo, allora conviene accettarli sempre perché lo scopo non è mantenere la stessa posizione, quindi la stessa azione che si sta mettendo in pratica, ma tutelare un interesse che si raggiunge soltanto nel momento in cui l’azione che viene compiuta consegue un certo tipo di scopo. Quindi, possiamo cambiare posizione, cioè strada, percorso tutte le volte purché rimanga chiaro e nitido nella nostra mente qual è lo scopo che vogliamo raggiungere.

L’altro elemento è gestire il tempo di latenza, ovvero far passare un po’ di tempo dal momento in cui riceviamo il feedback al momento in cui lo commentiamo e magari lo mettiamo in atto. Questo perché c’è comunque una prima resistenza emotiva che ci spinge – anche se abbiamo chiesto un feedback – a respingerlo. Gestire il tempo di latenza, cioè stare in silenzio e prendersi del tempo per elaborare quel feedback, permette invece di vagliare e discernere gli elementi di valore e gli elementi che non migliorano il nostro operato che, quindi, possono essere tralasciati.

L’ultimo spunto è quello di ringraziare sempre per l’onestà. A chiunque chiediate un feedback, fate sapere che gli siete grati, al di là di quanta parte di quel feedback avete preso e fatto vostro. Ciò permetterà alla persona a cui avete chiesto quel feedback di sentirsi gratificata e ancora più libera un domani di dare un feedback ancora più sincero, più crudo e perciò maggiormente di valore.

Se, ovviamente, su questo articolo e su agli altri avete feedback da darmi, li attendo e li accolgo con piacere!

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