In ogni epoca storica vissuta si è spesso riscontrata la presenza di diverse tipologie di figure professionali “in eccesso”. Attualmente, ad esempio, possiamo constatare un “esubero” di avvocati, di esperti di marketing online e di influencer, o presunti tali. Vi è una figura, tuttavia, che non risulterà mai numericamente eccessiva sul mercato del lavoro ed è quella del leader.
Persone capaci di guidare un’azienda, per quanto sul mercato ce ne siano già di encomiabili, saranno sempre necessarie per portare la società verso un benessere più avanzato.
Dal momento che leader non si nasce, ma si diventa, proviamo ad individuare i sette princìpi, o meglio i sette passi che una persona deve percorrere per diventarlo.
1. Desiderio. Bisogna desiderare veramente e con tutto il cuore di essere dei leader, cioè persone che dettano concretamente l’esempio e che portano i membri del proprio team verso uno stato di coscienza e di benessere sempre maggiore, che non avrebbero potuto raggiungere da soli.
2. Decisione. Non basta desiderare di essere un leader, occorre anche essere disposti a sopportarne il peso. Recentemente un Cavaliere del lavoro con cui ho avuto il piacere di dialogare mi ha raccontato quanto sia stato difficile nel corso degli anni dividersi tra la famiglia, il lavoro in azienda e le sue attività in qualità di presidente di importanti associazioni. E ha concluso le sue riflessioni dicendo: “Ho calcolato quanta fatica avrei dovuto fare e l’ho accettata”.
3. Determinazione. Anche questo aspetto deve essere un punto su cui lavorare per chiunque aspiri alla leadership. La determinazione, infatti, è una costante da mantenere sia durante la difficile ascesa al ruolo di leader sia una volta raggiunto lo status ambito, così da rimanere sempre fedeli alle proprie decisioni e ai propri valori.
4. Disciplina. Per quanto, di norma, questo termine non venga particolarmente apprezzato nell’ambito lavorativo, si tratta sicuramente di un elemento che contraddistingue i veri leader. Basti osservare con quanta attenzione essi redigano le proprie agende e contemporaneamente con quale disciplina portino a termine proprio tutti quegli impegni presi. La disciplina è innanzitutto il rispetto della propria coscienza e delle proprie decisioni. C’è un cliente con cui lavoro da anni, ad esempio, che possiamo ammettere non sia esattamente un esperto di time management, in quanto lo trovo spesso a lavorare fino a tarda sera, tuttavia non abbandona mai l’ufficio prima di aver incontrato tutte le persone che avevano richiesto un colloquio con lui. In certi casi, addirittura, riunioni fissate alle 8 di sera diventano occasione per una cena, comunque intrapresa col fine di portare a termine la missione che aveva deciso di intraprendere.
5. Emulazione dei modelli. La ricerca dell’eccellenza contempla anche l’umiltà di imparare da chi è stato un esempio per altri. A tal proposito ho recentemente suggerito a dei corsisti che ho formato sul tema della negoziazione di prendere come modello comportamentale il presidente Lincoln, il quale era solito scrivere lettere tramite le quali poteva sfogare la rabbia nei confronti delle persone che non seguivano fino in fondo i suoi ordini. Poi la mattina successiva allo sfogo, la moglie del presidente americano, con il consenso del marito, raccoglieva e buttava via le lettere, in modo tale che il marito potesse scriverne altre, questa volta a mente fredda, con toni più pacati e quindi risultando più efficace nella comunicazione. Questo piccolo espediente ha certamente permesso a molti miei corsisti di imparare a non rispondere di petto a provocazioni o comunicazioni troppo dirette delle loro controparti e quindi a comunicare in maniera più indicata.
6. Lettura. La leadership, come tante altre materie, va studiata: occorre leggere articoli, saggi e libri, ma anche frequentare corsi d formazione relativi a queste tematiche e, durante questi corsi, fare quante più domande possibili a coloro che reputiamo essere dei leader.
7. Pratica sul campo. Tutto quanto detto finora dovrà essere poi speso certamente sul campo, in azione con i propri manager e collaboratori. Non esistono leader teorici, ma solo leader nella vita quotidiana che, per quanto pochi possano essere, sono gli unici che contano.