Continua la serie di articoli dedicati ai grandi personaggi dell’epoca rinascimentale. L’approfondimento di oggi è ispirato a Raffaello, e alle sue poco note doti comunicative. La capacità di comunicare in maniera efficace è una Soft Skill imprescindibile per i leader odierni. Spesso nel rapporto tra manager e collaboratori il problema non è tanto cosa si dice, quanto piuttosto come lo si dice. La differenza tra il cosa e il come genera un’interruzione della comunicazione tra i team leader e i propri assistenti, per cui i primi non si spiegano la mancanza di coinvolgimento che rilevano nei collaboratori, benché durante la riunione abbiano unanimemente approvato gli obiettivi.



Per rendere la propria comunicazione efficace è importante badare al proprio linguaggio del corpo, all’uso del paraverbale, ai costrutti linguistici. Ma al di là di questi aspetti, il cervello umano valuta in maniera automatica le incongruenze tra ciò che viene detto e come questo è asserito. Ogni volta che l’interlocutore percepisce una nostra incongruenza, si mette in allarme e frena la propria disponibilità all’azione. La comunicazione efficace è infatti frutto di un allineamento tra il verbale (cioè il contenuto del proprio discorso), il paraverbale (tono e volume della voce, ritmo e velocità della parlata, uso delle pause, ecc.) e il non verbale (gestualità, movimento del corpo, prossemica, espressioni facciali ecc.). Tutti e tre gli elementi della comunicazione sono estremamente importanti, così come in un’orchestra ciascuno strumento ha un ruolo fondamentale.



Il verbale è la dimensione di cui si è più consapevoli e su cui, spesso, vengono concentrati i propri sforzi per essere più persuasivi e interessanti agli occhi dell’interlocutore. Il paraverbale è invece più difficile da padroneggiare, ma può essere sfruttato a proprio favore in moltissime situazioni, ad esempio enfatizzando la parte della frase che si ritiene più importante rispetto ai propri obiettivi e al contesto in cui ci si trova. Infine, la comunicazione non verbale è la dimensione di cui si è meno consapevoli, ma il suo studio consente di migliorare la propria efficacia, efficienza ed eleganza comunicativa.



Un buon leader dovrebbe essere in grado di padroneggiare tutti e tre gli elementi della comunicazione in modo da armonizzarli tra di loro. L’abilità di gestire e sintonizzare verbale, paraverbale e non verbale minimizza l’insorgere di incongruenze che potrebbero confondere l’interlocutore rispetto al reale messaggio comunicati. Se un manager dovesse presentare una relazione al suo team mostrando un’incoerenza tra cosa dice e come lo dice, rischierebbe di comunicare la sua insicurezza, fino al punto di contraddire quanto sta affermando.

Al contrario Raffaello era riconosciuto dai contemporanei non solo come artista, ma anche come abile comunicatore. «E così Raffaello: non per nulla era amico del Castiglione, e di lui Vasari loda non solo l’arte ma anche i costumi, e in particolare la sua aggraziata affabilità, che sempre suol mostrarsi dolce e piacevole con ogni sorta di persone». (Da L’Uomo del Rinascimento di Eugenio Garin).

Se un’artista come Raffaello reputava importante curare il suo stile di comunicazione, tanto esso è rilevante per ogni manager, il cui compito non è puramente tecnico ma gestionale.

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