La ricerca attiva del lavoro è un’avventura normalmente faticosa, ma anche un’opportunità. Di fatto, un percorso che richiede pazienza, determinazione, resilienza e la consapevolezza di poter imparare molte cose. In questa avventura, gli errori possono e devono diventare nostri alleati per una crescita personale e professionale senza limiti. Vediamo in che modo attraverso tre storie esemplificative.



Quanto attendere una riposta per una candidatura

L’attendere risposte da parte delle aziende, spesso limita le opportunità di successo. Lo scrittore americano William Arthur Ward diceva: “L’errore più grande che puoi fare nella vita è continuare a fare ciò che ti rende infelice”.

Una storia: A., giovane mamma, dopo aver inviato le sue candidature tendeva ad aspettare che le aziende rispondessero. La ragione era: “Se mi rispondono in più di uno come faccio a gestire i colloqui?”. In un confronto avuto con un suo amico, che come lei cercava lavoro, si è resa conto che quel suo attendere le aveva fatto perdere qualche “treno”. Quella circostanza ha portato A. ad adottare una strategia più ampia con il follow-up attivo. A suo dire, il toccare con mano quello che per molti potrebbe sembrare un banale errore di strategia di ricerca attiva, ha sviluppato la sua determinazione e l’ha spinta ad adattarsi ai cambiamenti della realtà e a capire meglio il mercato del lavoro.



Si cresce anche nel rifiuto

Il rifiuto in una selezione non è una sconfitta, ma piuttosto un’opportunità di crescita. Albert Einstein sosteneva che “il solo vero errore è quello da cui non impariamo nulla”. Quando ci troviamo di fronte a un rifiuto, dobbiamo sfruttare l’occasione per riflettere, imparare e progredire.

Una storia: M., cinquantenne, cercava con urgenza un nuovo lavoro per problemi con il suo capo, ma pur facendo colloqui non era mai andato oltre alla fase iniziale. La prima riflessione era concentrata sul problema dell’età: “Sono vecchio”. Quando uno selezionatore, dandogli un feedback del suo colloquio, gli ha detto che avevano scelto una persona più grande di lui, un sessantenne, che aveva appena terminato di fare un corso di aggiornamento, M. riconosce immediatamente nella sua strategia di ricerca tre grossi errori: l’età è un elemento di scelta come un altro e i suoi 50 anni potevano non esserlo; ciò che aiuta è formarsi continuamente e non solo per cercare lavoro; è meglio sbagliare che rimpiangere, perché dagli errori si può imparare, dai rimpianti no.



Accogliere l’opportunità di apprendimento

Ogni fase della ricerca attiva del lavoro offre opportunità di apprendimento. Lo scrittore contemporaneo, John C. Maxwell ha detto: “Un uomo deve essere grande nella sconfitta quanto lo è nella vittoria”. Dobbiamo accogliere qualunque circostanza come opportunità, riconoscendo che ogni errore è un mattone che contribuisce a costruire la cattedrale.

Una storia: Inizialmente, quando a MG, giovane neo diplomata, nei colloqui di lavoro veniva chiesto “Hai domande da fare?”, la sua risposta era negativa o limitata a domande formali. Ma mentre partecipava a un corso di formazione per disoccupati rivolto alla vendita, il formatore ha spiegato che per capire meglio cosa vendere dobbiamo conoscere da dove nasce il bisogno e per questo è necessario fare domande. Questo spunto aiutò MG a riconoscere il suo limite o se volete errore che faceva nei colloqui di lavoro: “Fare domande serve per conoscere, quindi nei colloqui quando mi chiedono se ho domande, cerco di conoscere meglio l’azienda”. Se volessimo trarne una massima, “tutta la realtà partecipa a capire cosa mi accade”.

Cosa ci portiamo a casa da queste tre esperienze? In un mondo in costante cambiamento, dove il rischio di sbagliare è sempre più frequente, la cultura dell’errore diventa una opportunità. Ogni errore può fungere da bussola per una crescita più consapevole e una lettura più serena e positiva di ciò che accade, oltre che, cosa non banale, fare meno fatica.

Winston Churchill diceva: “Il successo è andare da un fallimento all’altro senza perdere l’entusiasmo”. Nell’affrontare la vita e quindi anche la ricerca del lavoro, impariamo e cresciamo, trasformando ogni errore in un’opportunità di miglioramento continuo. La ricerca attiva del lavoro diventa così non solo rispondere a un bisogno, ma diventare persone migliori avendone coscienza.

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