L’elemento che accomuna figure con ruoli apicali nelle organizzazioni profit, no profit, ecc., è che devono raggiungere obiettivi sfidanti in contesti complessi. Questi sono termini con struttura profonda, quindi con un significato che, a un primo livello logico, è chiaro per tutti, ma che a un livello più profondo assumono sensi diversi a seconda dell’interpretazione che ognuno ne dà.



Se, per esempio, tre amici decidono di partire per fare una vacanza tranquilla, non è detto che abbiano in mente lo stesso luogo o lo stesso tipo di viaggio: c’è chi con l’espressione “vacanza tranquilla” intenderà stare in spiaggia a rilassarsi e a prendere il sole; chi l’assocerà a lunghe camminate in montagna; chi, infine, vorrà trascorrere del tempo al lago, magari per pescare. Pertanto, è necessario dapprima definire cosa si intende con “obiettivi sfidanti” e “contesti complessi”.



L’espressione “obiettivi sfidanti” identifica non degli obiettivi difficili, ma degli obiettivi che non si possono raggiungere da soli e, proprio per tale ragione, diventano più difficili da raggiungere rispetto a quelli difficili per definizione. Infatti, un obiettivo difficile si può raggiungere impegnandosi molto, come fa un atleta che si prepara per correre una maratona allenandosi tutti i giorni da solo; un obiettivo sfidante, al contrario, è un obiettivo che non si può raggiungere da soli.

Emblema ne è il lavoro che ha fatto su di sé e sul suo team il grande chef napoletano,Antonio Cannavacciuolo, il quale è riuscito recentemente a ricevere la sua terza stella Michelin. Come ha fatto? Ha intrapreso un percorso in modalità One to One in cui si è messo in discussione, proseguendo così nella sua formazione e, allo stesso tempo, ha continuato a formare sulle soft skill tutto il suo team, dai camerieri che lavorano in sala al personale in cucina, fino alla rete di esperti di comunicazione che lavorano sul suo brand.



Per raggiungere una stella Michelin, come ha fatto Cracco, bisogna essere un “genio” con eccezionali capacità culinarie, ma per ottenere tre stelle Michelin è necessario che anche tutta la propria brigata sia di altissimo livello. Renderla tale è un obiettivo sfidante in un contesto complesso.

I “contesti complessi” sono quei contesti in cui le variabili sono diverse e mutano nel tempo. Ricalcando i tre elementi della Comunicazione strategica, ovvero Io (chi parla), Tu (interlocutore) e Contesto, dire che le variabili che lo caratterizzano cambiano significa che i fattori spaziali, temporali ed economici che fanno parte del Contesto oggettivo, e le persone che influenzano la relazione tra l’Io e il Tu e che corrispondono al Contesto soggettivo non restano uguali. Pertanto, bisogna rielaborare la tattica da attuare di volta in volta riadattando nel tempo anche la strategia.

Rimanendo sempre nell’ambito della ristorazione, esempio di un “contesto complesso” è proprio l’ambiente ristorativo, nel quale gli elementi che influenzano la relazione tra l’Io, posto che sia lo chef, e il Tu ponendo siano i clienti, cambiano alla velocità della luce. Basti pensare agli standard igienici che il ristorante deve rispettare o alla sostituzione di un aiuto cuoco che comporterà necessariamente l’adozione di una nuova strategia da parte dello chef per conquistare ancora i suoi clienti.

Come si fa a raggiungere obiettivi sfidanti in contesti complessi? Dagli esempi proposti emerge che la chiave di tutto sono le relazioni. Cannavacciuolo, infatti, per formarsi ha costruito una relazione con il suo formatore e ha poi mantenuto la relazione con il suo team; la stessa cosa si può dire dello chef protagonista del secondo esempio, che per assicurarsi che la sua cucina rispetti le norme igieniche deve entrare in relazione con gli esperti di questo settore per i relativi controlli e sopralluoghi e intesserne una nuova con l’aiuto cuoco appena arrivato per raggiungere l’obiettivo di soddisfare ancora i suoi clienti. È possibile, dunque, raggiungere obiettivi sfidanti in contesti complessi costruendo relazioni o alleanze relazionali, creando partnership con altri soggetti che condividono interessi complementari ai nostri e facendo in modo che durino nel tempo.

Lo strumento che per eccellenza usano le persone per relazionarsi tra loro è la comunicazione, non a caso il sociologo britannico, Zygmunt Bauman, scrisse: «Il fallimento di una relazione è quasi sempre un fallimento di comunicazione». Per relazionarsi e far sì che la relazione duri nel tempo, però, bisogna adottare la Comunicazione strategica, che è «un nuovo approccio scientifico alla comunicazione che studia le migliori strategie attraverso le quali le persone possono relazionarsi tra loro e prendere decisioni anti-bias» e la Negoziazione strategica, disciplina che insegna come gestire i conflitti così che diventino occasione per migliorare le relazioni.

Ecco, quindi, che queste due materie – Comunicazione strategica e Negoziazione strategica – oggi sono essenziali per tutti i grandi leader, a prescindere dal settore in cui operano o dalla tipologia di organizzazione che guidano.

Per fortuna oggi il mondo è talmente complesso che siamo tornati a mettere al centro l’uomo. Cosa vuol dire? Non significa porre l’uomo da solo al comando con la folle utopia che da soli si possa salvare il mondo, ma mettere al centro gli uomini e le donne, con nuovi rapporti e relazioni attraverso le quali si legano essendo accomunati dalla volontà e dal proposito di raggiungere obiettivi sfidanti.

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