Quando un’azienda vuole presentarsi sul mercato e raccontare di sé, dei propri servizi e di come può essere utile ai propri prospect e interlocutori, deve scegliere il canale – o i canali – di comunicazione su cui investire, sia esso un sito aziendale o una delle piattaforme social (LinkedIn, Instagram, Facebook, TikTok). Uno strumento utile e pratico, a mio avviso, per scegliere il canale adatto, è la cosiddetta “regola delle tre M”.
La prima “M” fa riferimento a “Meaningful“, ovvero “rilevante”: le domande da porsi sono, quindi, se il canale è rilevante per il target a cui si vuole comunicare, se su questo canale vi passa del tempo il target di pubblico che noi vorremmo andare a intercettare.
Dopo 4-5 mesi dall’apertura dei vari profili Instagram del network dell’Accademia di Comunicazione Strategica, ho capito che i business leader delle grandi corporate italiane non erano sicuramente gli utenti più abituali di questo social e, di conseguenza, ho deciso di farli chiudere tornando a investire di più su altri tipi di canali come ovviamente LinkedIn e ponendo la nostra attenzione sulla scrittura di articoli e contenuti in riviste specialistiche in campo HR, sul tema della leadership e dello sviluppo organizzativo. Ci siamo, quindi, spostati su un altro canale più rilevante sia per noi che per i nostri prospect attraverso la pubblicazione di rubriche e interviste.
La seconda “M” sta per “Manageable“, cioè “gestibile”: è la possibilità di gestire l’investimento che si fa. Nello scegliere il canale di comunicazione più adatto, bisogna considerare che un elemento essenziale per costruire un personal branding personale oppure una Brand Communication aziendale è sia la qualità di contenuti, sia la costanza di pubblicazione, che non è legata a un ritorno immediato, ma alla pazienza nell’ottenere i risultati di valore.
Gestibile significa, quindi, che si possa fare un investimento nel tempo. A tal proposito, ad esempio, ho preferito creare delle rubriche o delle partnership di lunga durata con riviste di settore, come dicevo, o giornali che mi davano la possibilità di pubblicare contenuti di qualità nel tempo, anziché concentrarmi solo su interventi spot su altri canali, dando l’impressione di aver avuto visibilità una volta.
La terza “M” indica “Misurable“, ovvero “Misurabile“: deve essere possibile identificare dei KPI (indicatori chiave di prestazione) e misurarli per capire se si sta andando bene o no. Tuttavia, non è sempre è facile ottenerli. Ad esempio, quando si apre un canale LinkedIn, il social ci permette di avere un’infinità di dati: numero di visualizzazioni del profilo e dei post, numero di utenti iscritti alla mia newsletter. Viceversa, quando si attuano partnership su canali altrui è più difficile avere magari i dati esatti delle visualizzazioni, soprattutto se la rivista è cartacea. In ogni caso, resta fondamentale identificare dei KPI e che questi ovviamente siano più di uno, che performance instruments sono, per poi dosare e ricalibrare le energie di tempo, soldi, qualità del pensiero investiti su ciascuno di essi.
Ritengo, in sintesi, che i canali scelti di comunicazione siano un elemento tattico e fondamentale in quanto declinazione operativa di un’ottima strategia.
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