Tutti sono d’accordo nel dare sempre più importanza alla formazione, sia essa tecnica o legata all’ambito delle soft skills. Occorre, però, andare oltre questo semplice riconoscimento e capire quali sono le modalità migliori per formarsi.

La formazione, secondo l’approccio dell’Accademia, viene suddivisa in tre macro-aree. La prima è quella dell’Informazione, quella in cui sostanzialmente le persone vengono informate, viene reso noto a loro che ci sono contenuti, delle strategie, degli elementi che possono utilizzare. In questo caso, il digitale è incredibilmente d’aiuto in quanto permette di notificare a grandi popolazioni, siano esse organizzazione aziendali o Pubblica amministrazione, un nuovo know-how attraverso il quale implementare i nuovi processi.



Faccio riferimento alle grandi corporate che sempre di più tendono ad acquistare “cataloghi digitali on demand”, come se fossero delle serie tv Netflix, con cui i propri dipendenti si possono formare sui grandi temi come quello dei big data, dell’intelligenza artificiale e in ambito soft skill; quindi, su dinamiche quali la comunicazione, il public speaking. ecc.



Per chi volesse arrivare a un livello ulteriore, ovvero a quello della Formazione, occorre passare all’aula con la presenza di trainer formati in modo tale che le attività formative possano essere seguite alternando magari momenti in presenza a momenti online. Si tratta di un momento fondamentale in cui avviene una sorta di passaggio di strumenti e contenuti veri e propri.

L’esempio che risulta più esplicativo del passaggio dall’Informazione alla Formazione è quello della palestra. Inizialmente io mi sono informato su come fare gli esercizi, mi sono fatto fare una scheda e mi sono allenato da solo. Andando, poi, costantemente in palestra ho deciso di farmi seguire da personal un trainer una volta a settimana. Da quel momento in poi lo stesso allenamento che primo eseguivo da solo, ha dato molti più frutti e mi ha fatto ottenere più risultati, anche se indubbiamente è risultato più faticoso.



C’è poi un terzo aspetto che riguarda meno dell’1% della popolazione, ma che rappresenta il livello più interessante: il One to One. L’obiettivo è andare oltre al tema della semplice Formazione e trasformare le metodologie e strategie in cultura, quindi in un modus operandi assorbito totalmente dal One. In questi casi, vi sono dei master teorici e pratici che sono dei veri e propri training on the road, ovvero dei continui affiancamenti con alternanza tra fasi pratiche e fasi teoriche e feedback sul campo dopo le performance.

Questi training possono essere declinati nelle più diverse aree. Ad esempio, a me è successo più volte di seguire imprenditori in campo organizzativo durante percorsi complessi di Change Management, quindi riorganizzazione e mutamento della strategia aziendale. Ho seguito anche soggetti e rappresentanti delle istituzioni nel momento in cui dovevano partecipare a momenti di incontri, alternando – quindi – grandi platee in pubblico a platee in privato come nei teatri, cinema, sale congressi, fino a momenti di cene a porte chiuse. In contesti simili, è evidente che la semplice Formazione non è sufficiente, ma è necessario andare in verticale.

La cosa importante è che ciascuna capisca qual è la sfida che gli viene posta davanti e che – di conseguenza – scelga gli strumenti migliori. Se a livello di Informazioni si capisce, a livello di Formazione si comprende grazie anche a un’introspezione emotiva, a livello di One to One ciò che si è capito e compreso diventa cultura.

Buon viaggio, quindi, a tutti voi, con l’augurio che, a seconda dei vostri ruoli, possiate spingere la vostra formazione e il vostro processo di miglioramento fino al livello dei One to One, il livello culturale.

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