È passato poco più di un anno dal lancio di ChatGpt, il primo programma di Intelligenza artificiale a disposizione di tutti, gratuitamente e con estrema facilità. Con l’universo della conoscenza che sembrava a portata di mano: ottenere risposte alle più strampalate domande, tradurre un testo in una qualunque lingua del mondo, cercare citazioni, sentenze, leggi e regolamenti.



Ma pochi si sono accorti che era la punta di un iceberg, simpatica e accattivante. In realtà, la vera Intelligenza artificiale da tempo avanzava a grandi passi non solo nella nostra vita quotidiana, ma anche nel grande mondo dell’operatività economica, dalla logistica alla programmazione, dalla gestione al controllo di qualità, dalle analisi di mercato alla rendicontazione. Magari con l’illusione di poter affidare alle macchine tutto quello che richiedeva, e richiede, impegno e sacrificio, fatica e competenza. Come se l’informatica, la robotica e la comunicazione potessero essere la formula di una nuova rivoluzione industriale, ancora più dirompente di quella del vapore e dell’elettricità.



Almeno in parte era e sarà vero. Già ora, e per fortuna, gran parte dei processi produttivi ripetitivi, malsani o pericolosi sono affidati ai sistemi di automazione. Così come lo sviluppo del commercio elettronico e dell’home banking sono stati resi possibili dai grandi sistemi di elaborazione dati. Ma sempre e in ogni caso con il controllo diretto e con la programmazione operativa da parte di persone competenti e responsabili.

Il punto centrale della rivoluzione dell’Intelligenza artificiale è proprio questo: non delegare, ma collaborare. Utilizzare i nuovi strumenti operativi come utili servitori per raggiungere obiettivi realisticamente ambiziosi. Lo spiega con chiarezza il libro di Filippo Poletti e Alberto Ferraris: “Smart Leadership Canvas: come guidare la rivoluzione dell’intelligenza artificiale con il cuore e il cervello” (Ed. Guerini Next, pagg 330, € 21,50).



“Il leader di oggi – scrive Filippo Poletti, top voice di Linkedin, con una rubrica quotidiana dedicata al lavoro – deve saper progettare il processo di trasformazione in atto, sviluppare all’interno dell’azienda nuove competenze, promuovere una cultura organizzativa che utilizzi al meglio l’Intelligenza artificiale e soprattutto individuare quali attività saranno svolte dagli esseri umani e quali dalle macchine, attribuendo all’intelligenza il ruolo di co-pilota e alle persone quello di ‘piloti’ della rivoluzione in atto”.

Con due stelle polari come metodo di lavoro: cuore e cervello. Il cuore perché le persone, i collaboratori, non sono delle macchine ed è necessario prendersi cura di loro e valorizzare tutte le loro competenze. Il cervello perché si diventa leader con la capacità di trovare le strade per trasformare e ottimizzare le strategie aziendali. “Si parla di leadership trasformazionale – spiega Alberto Ferraris, docente di economia e gestione delle imprese e co-autore del libro – quando il leader è in grado di ispirare e cambiare i comportamenti dei collaboratori, oltre che motivarli ad andare oltre le aspettative per raggiungere risultati di team maggiori. Il leader trasformazionale incoraggia l’innovazione, la creatività e la crescita personale dei componenti del team”.

La filosofia di fondo è quella di integrare l’impegno delle persone con le potenzialità dell’Intelligenza artificiale. Non si parla solo di teorie. Nel libro ci sono le testimonianze di leader di grandi imprese, come Microsoft, Siemens. Google, Cisco, Illimity e Scalapay, che hanno saputo fare dell’innovazione a misura d’uomo un cavallo vincente dell’operatività aziendale.

Un libro, quello di Poletti e Ferraris, che costituisce un manuale con le istruzioni per l’uso su come domare quel leone che è l’Intelligenza artificiale trasformandolo in un elemento di traino della crescita di un’impresa e della società. Mantenendo comunque e in ogni caso la persona umana al centro, con la sua intelligenza (naturale) e la sua passione.

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