Avevate mai sentito parlare di Comunicazione non violenta (Cnv)? Io confesso di esseremi approcciato alla Cnv studiando per diventare coach professionista, prima non la conoscevo. Ma perché parlarne? Perché può offrire un approccio originale alla comunicazione e migliorare la qualità della nostra vita e delle nostre relazioni, ma soprattutto aiutarci a vivere meglio il nostro lavoro e il mantenersi impiegabili.



Ma da dove partire per parlarne? Dalla fine, senz’altro… consigliando un libro che introduce a questo concetto, “Le parole sono finestre (oppure muri) introduzione alla Comunicazione non violenta” di Marshall B. Rosenberg. Rosenberg ne inizia a parlare nel 1999, con una sua prima pubblicazione e approfondirà il concetto nel tempo e non sarà l’unico perché in molti tratteranno della Cnv, anche in Italia, e oggi possiamo definirlo un argomento on fire.



La Cnv si basa su una comprensione profonda delle emozioni e dei bisogni che sottostanno a ogni interazione e questo è un aspetto fortemente utile nel mondo del lavoro.

Uno dei punti centrali, per chi cerca lavoro, è comprendere i bisogni di chi offre lavoro ma anche i propri. Attraverso la pratica della Cnv possiamo migliorare nel comprendere i nostri bisogni e nel comunicarli in modo chiaro e rispettoso durante i colloqui e le interazioni lavorative. Inoltre, acquisiamo la capacità di comprendere i bisogni dei datori di lavoro e dei colleghi, contribuendo così a creare un ambiente lavorativo basato sulla fiducia e sulla collaborazione reciproca.



La Cnv è preziosa, come ho già accennato, anche per i coach professionisti, poiché fornisce uno strumento efficace per favorire la crescita personale e professionale dei propri clienti, ma anche di se stessi. Attraverso l’uso della Cnv, i coach possono creare uno spazio sicuro e rispettoso in cui i loro clienti possono esplorare i propri bisogni, affrontare i conflitti e sviluppare relazioni più autentiche e significative.

Ma nel quotidiano di ognuno?

Nel contesto lavorativo la Cnv può essere un prezioso strumento per gestire l’ansia e stabilire connessioni significative con colleghi e datori di lavoro. Attraverso la pratica della Cnv impariamo a comunicare in modo assertivo i nostri bisogni e a rispondere in modo empatico alle esigenze degli altri. Questo crea un clima di fiducia e collaborazione che favorisce la produttività e il benessere sul posto di lavoro.

Inoltre, la Cnv può essere un efficace strumento per facilitare l’apprendimento e la crescita personale. Creando un ambiente di apprendimento basato sull’empatia e sulla comprensione reciproca, la Cnv favorisce un processo di insegnamento e apprendimento più profondo e gratificante per tutti gli individui coinvolti.

Non ultimo, la Cnv favorisce il dialogo intergenerazionale. Le differenze culturali, sociali e generazionali possono creare ostacoli comunicativi, ma la Comunicazione non violenta può aiutare a superare le barriere che spesso nel modo del lavoro, oggi più di ieri, si possono creare costruendo ponti di comprensione e rispetto tra le generazioni.

Per coloro che desiderano allenarsi alla Cnv ci sono diversi consigli pratici che possono essere utili. Innanzitutto, è importante sviluppare la consapevolezza di sé e delle proprie emozioni, in modo da poterle esprimere in modo chiaro e assertivo. In secondo luogo, è utile praticare l’ascolto empatico, concentrandosi non solo sulle parole, ma anche sulle emozioni e sui bisogni sottostanti dell’altro. Infine, è importante esercitarsi nel riconoscere e rispondere ai bisogni degli altri con un approccio di accoglienza, creando così un ambiente di fiducia e comprensione reciproca.

Vediamo tre semplici esempi:

Frase “normale”: «Mi hai inviato questa e-mail troppo tardi, ora non posso completare il mio compito in tempo». Stessa frase con l’uso della Cnv: «Posso chiederti se ci sono stati dei ritardi nella comunicazione che hanno impedito di inviarmi l’e-mail in tempo? Vorrei trovare insieme una soluzione per garantire una comunicazione più efficace».

Frase “normale”: «I tuoi risultati non sono in linea con le tabelle di produzione, devi recuperare». Stessa frase con l’uso della Cnv: «Vorrei discutere dei risultati, mi piacerebbe capire l’andamento del lavoro che stai affrontando e come possiamo mantenerci in linea con le previsioni che abbiamo condiviso».

Frase “normale”: «Non mi piace il tuo approccio alla gestione del progetto, è poco chiaro e disorganizzato». Stessa frase con l’uso della Cnv: »Potremmo analizzare insieme cos’ha portato a questa situazione e come possiamo lavorare meglio insieme per migliorare la chiarezza e l’organizzazione del progetto?».

Ma queste belle frasi vi convincono? Lette così, a me no! Il punto non sono le frasi, ma come ci si pone di fronte alla possibilità che un approccio di Comunicazione non violenta, se volete assertivo o meglio ancora di ampio respiro, sia utile per non piegare lo sguardo sul particolare che spesso isoliamo ed escludiamo dal contesto. Per me la Cnv è questo: un approccio che mi aiuta a favorire uno sguardo d’insieme che cerca di tenere dentro al problema il contesto, la persona, il “qui e ora” che sempre di più da più parti viene richiamato in modo positivo.

Quindi, parlare della Cnv aiuta perché offre a ognuno di noi la possibilità di un cammino verso una comunicazione più autentica, rispettosa e significativa, che cerca di tenere dentro il limite di ognuno trasformandolo in occasione. Incorporando i principi della Cnv nella nostra vita quotidiana e nel nostro lavoro possiamo lavorare su una maggiore consapevolezza di sé, su connessioni più autentiche e un mondo più empatico, riconoscendo un “Io” che lavora in un “Noi”.

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