Il Mahatma Gandhi, leader spirituale e politico indiano, durante un discorso alla Round Table Conference di Londra nel 1931, ha detto: “La nostra capacità di raggiungere l’unità nella diversità sarà la bellezza e la prova della nostra civiltà”.

Oggi più che mai, la frase di Gandhi è una provocazione per tutti noi e in particolare per le imprese che sono chiamate a confrontarsi con un mondo sempre più “contaminato” dalla diversità e dal veloce cambiamento. Possiamo dunque affermare che diversità e inclusione sono diventate temi centrali, ben oltre i confini delle semplici politiche aziendali e possono rappresentare un vero e proprio vantaggio competitivo. Ma cosa sono la diversità e l’inclusione nel mondo del lavoro? Sicuro di non essere esaustivo provo a introdurre i due concetti, certo che chi legge sarà in grado di arricchirlo.



Diversità è accogliere e valorizzare le differenze di genere, età, etnia, orientamento sessuale, background culturale, abilità fisiche e mentali, mentre l’inclusione implica creare un ambiente in cui tutte le persone si sentano valorizzate, rispettate e supportate. Ma come si traduce tutto questo in un vantaggio per l’azienda?



Quindi, diversità e inclusione fanno la differenza?

Da più parti arrivano segnali in tal senso, aziende inclusive sono più creative e innovative. La varietà di prospettive e background porta a soluzioni uniche e idee fresche. Uno studio di McKinsey ha dimostrato che le aziende con una maggiore diversità di genere sono il 21% più propense a ottenere una performance superiore alla media del settore e un’analisi condotta da BCG ha rilevato che le aziende con team di gestione diversificati generano il 19% in più di ricavi legati all’innovazione. Questi numeri ci sembrano interessanti e ci sembra che diversità e inclusione non sono solo giuste dal punto di vista etico, ma anche vantaggiose dal punto di vista economico. Ma per essere efficaci, le politiche di diversità e inclusione devono essere integrate nella strategia aziendale. Questo significa, ad esempio, adottare pratiche di assunzione eque, promuovere la diversità nelle posizioni di leadership, e creare un ambiente di lavoro flessibile che risponda alle diverse esigenze dei lavoratori.



E in Italia?

In Italia, aziende come Enel e Intesa Sanpaolo stanno facendo interessanti. Enel, ad esempio, ha lanciato il programma “Enelability” per supportare l’inclusione delle persone con disabilità, mentre Intesa Sanpaolo sta lavorando per aumentare la rappresentanza femminile nei ruoli di leadership. Ma volendo fare un esempio a più ampio raggio, quello di Microsoft sembra molto interessante da condividere avendo anche riferimento globale per le sue iniziative di diversità e inclusione. L’azienda non solo recluta da un pool di talenti diversificato, ma ha anche implementato programmi di mentoring e supporto per promuovere l’equilibrio tra lavoro e vita privata. Mentre Starbucks ha sviluppato il programma “Creating a Culture of Belonging” (creare una cultura di appartenenza) per sensibilizzare i dipendenti sulla diversità e promuovere l’inclusione a tutti i livelli.

Ma quali sono gli ostacoli? E come superarli?

Le barriere culturali e la resistenza al cambiamento sono tra gli ostacoli più difficili da superare. Spesso manca una leadership impegnata e consapevole dell’importanza della diversità. Inoltre, le politiche discriminatorie e la mancanza di formazione adeguata rappresentano ulteriori sfide.

È sicuramente utile, che i leader aziendali dimostrino impegno e convinzione verso l’inclusione, comunicando l’importanza di questi valori e dedicando risorse per implementare politiche inclusive, ma dando anche segnali semplici ma continui nel proprio quotidiano. Inoltre, la formazione continua e la sensibilizzazione sono leve che aiutano a promuovere la consapevolezza e ridurre i pregiudizi.

Ma io, noi, nel quotidiano cosa possiamo fare?

Come sapete sono un grande sostenitore della soft skill “mantenersi impiegabili” e in questo caso l’allargo anche all’azienda, perché tutti i segnali ci dicono che a lungo temine le persone e le aziende devono abbracciare la diversità come una leva strategica. Dobbiamo dare seguito e continuare a investire nell’inclusione anche perché migliora la cultura aziendale, creando un ambiente di lavoro più produttivo e soddisfacente per tutti. Lavorare con gli altri con una posizione di ascolto e con uno spirito di accoglienza ci permetterà di affrontare il cambiamento facendo meno fatica, ci farà sempre più vedere con occhi diversi ciò che c’è e ci farà scoprire cose nuove.

In questo percorso, siamo tutti invitati a contribuire attivamente, costruendo un ambiente di lavoro dove ogni individuo possa sentirsi valorizzato e accettato per ciò che è. La diversità e l’inclusione sono il cambiamento che cambia, il futuro delle nostre organizzazioni e della nostra società.

Concludo citando Jacqueline Woodson, autrice e poetessa americana. Durante un’intervista con NPR nel 2018 ha detto: “La diversità è la forza del nostro mondo, un valore da abbracciare e da cui imparare”. Buona diversità e inclusione a tutti noi.

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