Il Governo sta portando avanti la sua strategia mirata a rivedere e potenziare il piano vaccinale ereditato dal precedente esecutivo, in particolare spingendo sull’Europa perché vengano assicurate le forniture pattuite con le case farmaceutiche (tema di cui si sta parlando anche al Consiglio europeo) e pressando le Regioni perché non vadano in ordine sparso, tramite la messa a punto di linee di indirizzo organizzativo e strutturale dei punti vaccinali. Una strategia con ricadute anche economiche, perché, come ricorda Luigi Campiglio, Professore di Politica economica all’Università Cattolica di Milano, «solamente con immunizzazioni rapide e a tappeto si possono costruire aspettative economiche favorevoli».
Il Governo sembra puntare molto sul potenziamento del piano vaccinale, in modo che ci sia maggior spinta alla ripresa e si possa pensare, come ha detto il ministro Franco, a una graduale uscita dalle misure di sostegno all’economia verso la fine dell’anno.
Questo schema può funzionare molto bene in un modello come quello americano, dove chi perde il posto in un’impresa in difficoltà che deve chiudere o ristrutturarsi, attraverso anche una garanzia di un sostegno al reddito, può trovare un nuovo impiego in un’azienda che sta crescendo. In una realtà come la nostra occorre muoversi con cura e fare attenzione a quelle situazioni in cui un lavoratore che perde il posto non ha possibilità di trovarne un altro. Si può quindi preparare un piano per una graduale uscita dalle misure di sostegno, tenendo però presente che per metà della nostra economia l’attività produttiva è caduta a picco, in particolare nei settori legati a turismo, ristorazione, automotive, abbigliamento e commercio.
Occorrerà quindi continuare a prestare attenzione ad alcuni settori evitando di eliminare del tutto i sostegni?
Sì, ricordando anche che gli aiuti pubblici non potranno mai colmare il vuoto produttivo che c’è stato e che le potenzialità di ripartenza che ci sono possono tradursi in una ripresa a V solamente se ci sarà una riapertura sicura. Il che ci ricorda l’importanza di una campagna vaccinale rapida ed efficace.
Il Presidente di Confindustria Bonomi ha espresso preoccupazione per i problemi di liquidità che potrebbero presto esserci per le imprese. È su questo fronte che occorre concentrare i sostegni?
Si tratta di una questione non semplice, perché per fornire liquidità il sistema bancario ha bisogno di garanzie. Si può certamente pensare a delle garanzie pubbliche, ma andrebbero mirate su quei settori e quelle aziende che genuinamente abbiano un insieme di caratteristiche che diano la possibilità di poter fare una scommessa su di loro. È ovvio poi che dare liquidità per ripartire ha senso quando per queste imprese c’è di nuovo un mercato, soprattutto interno, e qui torniamo di nuovo all’importanza del piano vaccinale. Non bisogna poi dimenticare il problema delle moratorie bancarie in scadenza a giugno.
Le banche italiane premono infatti perché anche le istituzioni europee si pronuncino a favore di una proroga.
E sarebbe importante, perché nel momento in cui all’orizzonte si intravvede una crescita degli Npl si rischierebbe una stretta del settore bancario, con ricadute tra l’altro anche sulle famiglie, visto che si parla anche di moratorie sui mutui.
Vuol dire che sul fronte delle politiche europee, oltre che sui vaccini, il Recovery fund e le scelte della Bce, l’attenzione va posta anche su questi aspetti?
Assolutamente. Si sta parlando tanto di finanza sostenibile, ma non può certo esserci nel momento in cui vi fossero decisioni che accentuano il problema degli Npl, la cui definizione è stata peraltro rivista poco tempo fa in senso ancora più restrittivo rispetto al passato. Occorre un’attenzione europea a evitare che avvengano strette impreviste al credito.
Sul fronte interno, oltre a un piano vaccinale rapido ed efficace, cosa si può fare per dare più stimolo alla ripresa?
Bisogna fare tanti investimenti in innovazione. Sarebbe importante un intervento pubblico per mettere in campo iniziative legate alla capacità innovativa per nuove tecniche, nuovi prodotti sostenibili. Sarebbe una grande opportunità per rafforzare nicchie, segmenti e aree di mercato in modo da costruire un vantaggio qualitativo rispetto agli altri.
Pensa a iniziative che vadano oltre quelle legate al Recovery fund?
Sì, il Recovery fund rappresenta una forte spinta per rimette il moto il sistema, che può girare ancora meglio se vengono lanciate altre iniziative i cui benefici sono destinati a durare anche decenni.
(Lorenzo Torrisi)
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