Il mondo della formazione è vasto e comprende luoghi meravigliosi ricchi di corsi di formazione e master costruiti da professionisti. Tuttavia, troppo spesso, si corre il rischio di imbattersi in altrettante opportunità di formazione meno amene, per non dire terribili, le quali propinano contenuti non scientifici e non spendibili nel proprio lavoro. Proprio perché il mondo della formazione è una realtà complessa occorre fornire alcune indicazioni per far sì che non ci si perda e si possa investire al meglio sia i propri soldi, sia il proprio tempo.



Negli ultimi anni ho intervistato molti direttori di master universitari, di Business school e di importanti società di formazione. Insegno, inoltre, in molti di questi master come professore di Comunicazione strategica e Negoziazione. Il mio intento è quindi quello di fornire, da una parte, la prospettiva di un utente, ovvero di una persona che investe oltre 50mila euro all’anno in formazione per sé, e allo stesso tempo quella di un “addetto ai lavori”, con un’esperienza dietro le quinte piuttosto assodata.



La prima cosa da sapere è che il mercato della formazione è in continua espansione e ciò è dovuto a una principale buona ragione: la formazione funziona più di prima. Da quando tutti si sono accorti che il mercato del lavoro è diventato liquido, che la rivoluzione digitale comprende tutti i settori e che la sicurezza di un posto di lavoro è basata sulle proprie hard e soft skills, in tanti si sono mossi per investire nella propria formazione.

Per praticità dividerò i master in due macro-categorie: quelli per i profili junior che desiderano entrare nel mondo del lavoro e quelli per senior ed executive.



Il suggerimento ai giovani è di prestare attenzione a due elementi principali: il numero di ore e soprattutto le reali possibilità di stage (remunerate!) post-diploma. Infatti, ormai si è diffusa la brutta abitudine di chiamare “master” anche semplici corsi di alcune giornate, magari solo nel weekend. È bene quindi specificare che un conto sono i corsi, un altro invece è un master che prevede almeno un periodo di sei mesi d’aula quotidiana.

Non fatevi quindi affascinare dal titolo di “master” perché, di fronte a un recruiter tutt’altro che sprovveduto, sarà svelato facilmente il vostro overselling. Anche nella possibilità di effettuare uno stage occorre prestare attenzione ad alcuni elementi spesso trascurati. In particolare, vi consiglio di puntare l’attenzione non tanto sul numero di persone che fanno lo stage, ma sul numero di persone che vengono assunte dopo di esso. Solo così scoprirete se questi stage sono uno strumento utile alle aziende per fare partnership prestigiose con le business school o se hanno veramente bisogno che queste formino persone che poi lavorino per loro.

Per gli executive che frequentano i corsi, il suggerimento è quello di pretendere che vengano raccontati casi reali, con tanto di numeri e discussione tra i partecipanti. Spesso, purtroppo, chi tiene queste docenze lo fa unicamente per poter rivendere a proprio vantaggio il brand del corso, senza quindi prepararsi adeguatamente alla lezione e risultando così inefficace.

Recentemente ho frequentato un corso intensivo in uno dei master più cari d’Italia che, per buona educazione, non nominerò. Uno dei docenti è intervenuto in maniera provocatoria chiedendo: “Perché pensate di essere grandi comunicatori?”. Non si era però reso conto di avere una classe di sei elementi estremamente preparati sulla negoziazione e si è trovato così spiazzato immediatamente da una top manager che ha risposto: “Scusi, quando abbiamo fatto questa affermazione?”. L’imbarazzo del “docente” è poi aumentato quando, suggerendoci due libri da leggere, mi ha sentito rispondere “letti”. Ha quindi proposto un’altra coppia di manuali trovando tuttavia di nuovo la mia stessa reazione. Di coppia in coppia è arrivato a proporre una decina di libri per decidere, infine, di cambiare totalmente discorso, in quanto non aveva trovato nella sua bibliografia un libro che non avessi letto.

Condivido questi semplici aneddoti per ricordare la cosa più importante che va ricercata in un master per executive: un docente che abbia studiato i profili dei partecipanti, che li tratti alla pari per ottenere maggior compliance e che abbia il coraggio e l’umiltà di mettersi a nudo raccontando casi reali della sua carriera su cui poi invitare a un confronto allargato. Questo perché, come ho modo di riscoprire ogni giorno, nessun maestro è più credibile (e affascinante) di chi non ha mai smesso di essere alunno.