Non so se sia giusto definire la curiosità, la felicità e la gentilezza come “soft skill”. Queste qualità, che abbiamo già esplorato per mantenerci desti di fronte a ciò che accade, sono sempre più preziose e, nel mio lavoro, di supporto a me e alle persone che mi è dato incontrare e oggi rischio ancora e vi voglio parlare della gratitudine.
Non è un argomento nuovo, per fortuna, ma vale sempre la pena approfondirlo. La gratitudine, infatti, non solo migliora il nostro benessere personale, ma anche quello professionale. Un aspetto che non so se trascurato, ma per me importante, è sicuramente il riconoscimento e l’accoglienza dei piccoli sforzi, dei piccoli passi degli altri e di noi stessi. Questo atteggiamento può trasformare il nostro quotidiano, permettendoci di mantenere uno sguardo vigile e positivo su ciò che ci circonda, fondamentale per e gustare pienamente ciò che c’è.
Quando ci accorgiamo della gratitudine? La sentiamo quando la riceviamo o quando la mostriamo? La verità è che vale sempre la pena coltivarla. Riconoscere i contributi di colleghi e collaboratori, in generale dell’altro, alimenta un clima di rispetto e collaborazione, migliorando il morale e la produttività del team e rende la comunicazione più fluida e libera. Inoltre, praticare la gratitudine personale, anche per le piccole cose, rafforza l’autostima e la motivazione.
Senza addentrarci troppo dobbiamo comunque dire che la ricerca scientifica, già da tempo, ha dimostrato che praticare la gratitudine porta numerosi benefici come:
1) Migliora la salute fisica: la gratitudine può ridurre la pressione sanguigna, migliorare la qualità del sonno e aumentare la frequenza dell’esercizio fisico (Jackowska et al., 2016).
2) Riduce l’ansia e la depressione: La gratitudine aiuta a regolare i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, riducendo così l’ansia e i sintomi depressivi (Seligman et al., 2005).
3) Aumenta la resilienza: Essere grati rafforza la capacità di affrontare traumi e situazioni difficili. Veterani di guerra con PTSD (Disturbo da Stress Post-Traumatico) e persone che vivono in situazioni di conflitto politico hanno mostrato miglioramenti significativi praticando la gratitudine (Emmons & McCullough, 2003).
La giornalista americana Melody Beattie ha detto: “Essere grati è una delle più potenti armi di trasformazione che possiamo usare nella nostra vita. Non trasforma solo il nostro presente, ma anche il nostro futuro.” E quindi, aggiungo io, quello di tutti.
Andando verso le conclusioni, mi permetto di sottolineare, da coach professionista, come la gratitudine può essere uno strumento potente per accompagnare i coachee (coloro che si avvalgono del supporto di un coach). Aiutare i coachee a riconoscere e apprezzare i piccoli progressi può migliorare significativamente il loro percorso di crescita personale e professionale. Uno spunto che io spesso condivido con chi incontro è di tenere un diario della gratitudine e comunque esprimere regolarmente apprezzamento può aumentare la resilienza, ridurre lo stress e migliorare il proprio benessere.
Nessuno di noi può garantire che coltivare la gratitudine nel lavoro quotidiano può davvero fare la differenza, ma ci sentiamo di suggerire a tutti di provarlo, perché può aiutare concretamente a mantenere uno sguardo vigile e positivo, essenziale per navigare in acque che sempre più spesso sono inesplorate.
N.B.: Coltivare la gratitudine richiede consapevolezza, impegno e pratica, ma i benefici possono fare la differenza nella vita. Buona gratitudine a tutti.
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