Avete mai visto il video del gorilla invisibile? Questo filmato, ormai piuttosto famoso, viene spesso usato nelle aule di formazione per illustrare il fenomeno della cecità da disattenzione. È tratto da un esperimento condotto da Simons e Chabris nel 1999 che ha esaminato come l’attenzione influisca sulla percezione visiva.
Ai partecipanti viene dato un semplice compito: guardare attentamente un video in cui un gruppo di ragazzi si passa una palla e contare i passaggi effettuati. Nulla di complicato, no? L’effetto wow subentra quando, al termine del filmato, viene chiesto alla classe se qualcuno abbia notato l’uomo travestito da gorilla attraversare la stanza. La reazione è quasi sempre la stessa: quasi nessuno lo ha visto. L’effetto è ancor più sorprendente quando, rivedendo il video, si può osservare che il gorilla non è poco visibile o seminascosto, ma è ben evidente al centro dello schermo per qualche secondo.
Com’è possibile? La risposta è racchiusa nel funzionamento del nostro cervello. Tra i vari sistemi che influenzano questo meccanismo vi è sicuramente il R.A.S. (Reticular Activating System), un complesso di neuroni del sistema nervoso centrale che regola, tra le altre cose, l’attenzione. In pratica, filtra le informazioni in arrivo e concentra le risorse cognitive su ciò che ritiene più rilevante in un determinato momento. Nel caso del video, il cervello dei partecipanti è impegnato nel conteggio dei passaggi, escludendo tutto il resto, persino un gorilla gigante che si manifesta proprio davanti ai loro occhi.
La funzione è dunque particolarmente utile per massimizzare il raggiungimento dell’obiettivo, ma la focalizzazione verso un unico compito impedisce una visione più ampia. Il meccanismo è simile a quello delle euristiche: vista la mole di decisioni che prendiamo ogni giorno, per risparmiare energia cognitiva ricorriamo a delle scorciatoie mentali che ci permettono di prendere decisioni semplici in maniera più rapida.
Così, scegliamo di indossare prima la scarpa destra e poi la sinistra senza pensarci troppo, poiché un ragionamento più strutturato anche per decisioni banali come questa sovraccaricherebbe il nostro cervello. Il problema è che queste (utilissime) scorciatoie possono generare degli errori del ragionamento, ben noti come bias cognitivi.
È sufficiente essere consapevoli di questi meccanismi per esserne immuni? Non proprio. Certamente la consapevolezza aiuta a limitarne l’influenza, ma non la elimina del tutto. Capita infatti che, quando il video di Simons e Chabris viene mostrato nelle aule di formazione, qualcuno dichiari con fierezza di aver visto il gorilla, spesso perché ha avuto modo di visionare il filmato in passato, e dunque è già a conoscenza della “sorpresa” celata.
Ma quando gli si chiede quanti passaggi di palla ha contato, reagisce sempre con un’espressione del volto confusa e stupita che lascia trasparire: “non ne ho la minima idea“. Perché la verità è che è impossibile concentrarsi contemporaneamente su entrambi gli aspetti.
Sembrerebbe dunque necessario sacrificare una delle due attività: o si rispetta il mandato contando con attenzione i passaggi, o si allarga la visione per captare altri elementi del contesto. O forse no?
Esiste una soluzione più semplice e potente di quanto si possa immaginare: la collaborazione. Pensiamoci, se due persone affrontano il compito insieme, una può contare i passaggi mentre l’altra osserva l’ambiente circostante, inclusa la comparsa del gorilla.
Allargando questa prospettiva oltre l’esperimento di Simons e Chabris è facile comprendere come le alleanze in campo business permettano di unire le forze, garantendo un’osservazione molto più ampia e completa.
Nella risoluzione dei problemi o nei processi creativi, coinvolgere più persone con ruoli, competenze ed esperienze differenti consente di allargare l’orizzonte, di mettere a fattor comune punti di vista anche molto diversi tra loro. La collaborazione è una potente risorsa per limitare l’impatto dei bias cognitivi.
Perché nel contesto complesso in cui operiamo oggi non basta focalizzarsi sull’obiettivo. Non è più sufficiente essere efficaci nel raggiungimento del mandato, ma occorre essere pronti a captare elementi del contesto apparentemente invisibili ma incredibilmente determinanti nel conseguimento del risultato.
Se vogliamo evitare di ignorare il gorilla nella stanza, la chiave è una sola: allearsi.
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