Con questo articolo si conclude la serie che ha mostrato come i più illustri personaggi dell’epoca rinascimentale hanno saputo sfruttare i loro talenti. La Soft Skill che tratteremo oggi è la capacità dei leader di guidare i propri collaboratori verso il raggiungimento degli obiettivi aziendali; in altre parole, la cosiddetta leadership.



Nelle aziende talvolta s’incontrano team in cui non è riconoscibile la guida reale. Non parliamo della guida formale, che evidentemente è quella del responsabile della funzione, e che è nota a tutti, ma ci riferiamo a chi ha realmente la capacità di tirare fuori il meglio dalle persone e le sa condurre verso obiettivi condivisi, stimolanti e strategici.



Proverò a esplicitare questo concetto attraverso il racconto di un caso pratico. Siamo alla riunione del board di una grande azienda che deve decidere l’assunzione di un futuro top manager. Si è arrivati all’incontro sotto la spinta dell’AD che propone l’assunzione del futuro numero due, con il compito di aiutarlo nel coordinamento dell’impresa. Il manager è approdato a questa costosa decisione perché si è accorto che il controllo gli sta sfuggendo di mano e ha esplicitato la frustrazione in una precedente riunione con il board: «Quando ci riuniamo alla fine di ogni meeting siamo tutti d’accordo, ma fuori da questa stanza ognuno prende una strada diversa». Così ha ceduto all’idea che un aiuto esterno avrebbe miracolosamente salvato l’indirizzo generale dell’azienda, senza accorgersi che tale decisione stava scavando una distanza ancor più marcata con il suo management.



Dopo ore di approfondita analisi del candidato, nessuno ha osato esprimere nemmeno un solo giudizio di massima riguardo all’assumerlo o meno. Il problema era che da una parte l’AD voleva un braccio destro per meglio comandare il team; dall’altra il management sapeva che la venuta di questo nuovo manager non avrebbe modificato i problemi relazionali e i non detti con il capo.

Costretto a votare, alla fine il management si è esposto dicendosi contrario a un investimento non utile, né strategicamente, né economicamente, e riuscendo così a convincere il capo ad affrontare il problema per un altro verso. Si è quindi organizzato un percorso formativo in aula per l’intero board. Tema: la comunicazione efficace, con particolare attenzione ai “bias cognitivi“, cioè errori del cervello che derivano a loro volta dalle euristiche, scorciatoie mentali volte a semplificare la risoluzione dei problemi e a condurci a conclusioni rapide con il minimo sforzo cognitivo. Il risultato? Il team è stato riallineato, superando le arbitrarie opinioni e gli screzi fra le persone.

Il grande maestro del Rinascimento da cui prendiamo ispirazione è Leonardo da Vinci, il quale ci insegna come sia possibile da una parte perseguire la propria visione imprenditoriale e dall’altra formare un gruppo di lavoro che sappia esprimersi allo stesso livello del maestro. Il pittore Delacroix descrive Leonardo con queste parole: «Cosa strana! Il più metodico degli uomini, quegli fra i maestri di quel tempo si è occupato di più dei metodi di esecuzione, che li ha insegnati con tanta precisione che le opere dei suoi migliori allievi sono ognora confuse con le sue». (Da E. Delacroix, Journal, 1857-63).

Un bravo maestro come Leonardo non è solo abile nella sua disciplina, ma è in grado di trasmettere i suoi insegnamenti al punto da rendere i suoi allievi addirittura migliori di lui. Allo stesso tempo un buon leader deve saper coltivare i talenti dei suoi collaboratori, metterli nella condizione di crescere a livello professionale facendo esplodere tutta la loro energia e il loro potenziale, senza temere che questi in futuro possano superarlo.