Un invito a non perdere di vista il lungo termine mentre l’incalzare della pandemia orienta l’attenzione sulle politiche di breve che, seppur necessarie, non possono esaurire lo spettro delle misure da mettere in campo per venir fuori dall’evento più catastrofico e imprevisto degli ultimi cento anni.



Così il Gruppo dei 20 che si è tornato a riunire, doverosamente a distanza, sotto la guida di Luigi Paganetto per analizzare il parco delle decisioni pubbliche assunte con i decreti presidenziali, da ultimo quello conosciuto come Ristoro, e il conseguente impatto sull’economia reale del Paese.

Con un’avvertenza di non poco conto: la situazione muta così velocemente che non si riesce a starle dietro. Il quadro di ieri è diverso da quello di oggi e quello di oggi sarà superato già domani. Con il rischio di assumere impegni che per definizione non saranno in grado di cogliere gli obiettivi.



Una considerazione su tutte: la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, che stabilisce le grandezze fondamentali che ispirano la manovra del Governo, è stata concepita in un clima di relativo ottimismo che in pochi giorni è venuto a mancare. E i contenuti appaiono già vecchi.

Dunque occorre star dietro alle contingenze, magari imparando dagli errori ed evitando di ripeterli, ma senza distrarsi dall’imperativo di guardare lontano. Quando l’Italia, con l’Europa e il mondo interno, uscirà dalla crisi sanitaria e dovrà trovarsi nelle condizioni di ripartire in sicurezza.



Bisogna creare adesso i presupposti della ripartenza evitando che scelte prese sotto la pressione dell’urgenza compromettano la capacità di crescere e di farlo, per di più, nel modo nuovo che l’esperienza ci sta indicando: nel rispetto dell’ambiente, colmando i divari, incoraggiando i forti e difendendo i deboli.

Il Gruppo dei 20 si chiama così perché tanti furono i componenti del primo nucleo riunitosi nel 2013 presso la Fondazione Tor Vergata con il proposito di Rivitalizzare un’Europa Anemica. Adesso tra componenti originari e nuovi ingressi gli studiosi che partecipano alle iniziative del consesso sono molti di più.

I loro nomi e i contributi che nel tempo hanno fornito al dibattito nazionale e internazionale possono essere ricavati consultando il sito www.fondazionetorvergataeconomia.it. Per quanto di diversa estrazione oggi sono tutti concordi nel sollecitare l’esecutivo di far tesoro dell’esperienza.

Ricordando, in particolare, che dopo il Piano Marshall del 1947 – cui si ispira l’attuale schema del Recovery Plan – fu varato il Piano Vanoni sullo “Sviluppo dell’occupazione e del reddito in Italia per il decennio 1955-1964” nel tentativo di migliorare in concreto il tenore di vita dei cittadini.

Quattro i punti qualificanti: creazione di 4 milioni di posti di lavoro, riduzione dello squilibrio tra Nord e Sud, aumento dell’export, redistribuzione delle forze di lavoro. Individuare priorità e strumenti è stato necessario nel Dopoguerra come si rende indispensabile nei tempi del morbo letale.

Avere una visione, trasmetterla al Paese, condividerla, servirà anche a gestire meglio l’incertezza. Coniugando azioni di breve (spesa corrente) con azioni di medio e lungo termine (investimenti “buoni” in infrastrutture) senza rinunciare alle riforme di sistema per il rilancio della competitività.