Recentemente ho affrontato il tema della relazione nella comunicazione, dicendo che non c’è comunicazione senza relazione. Mi trovo molto spesso ad affrontare questo tema nelle aule aziendali nelle quali assumo il ruolo di formatore. In qualche modo tutto il percorso scolastico ci prepara ad avere chiarezza di idee e argomenti così da poter costruire il contenuto della nostra comunicazione, ma non si affronta quasi mai l’aspetto relazionale della comunicazione. Eppure l’importanza della relazione nelle dinamiche umane è palesemente fondamentale in tutti gli ambiti della nostra vita. La simpatia che ognuno di noi riesce, chi più e chi meno, a suscitare negli altri condiziona inevitabilmente i rapporti e lo scambio di informazioni. Compromettersi in prima persona nelle relazioni può modificare molto alcune direttive.



Esemplifico subito quanto appena affermato. Mentre studiavo all’università ho lavorato per un’agenzia di sicurezza, che si occupava di gestire eventi di moda a Milano. Davanti a richieste fuori programma, i responsabili via radio erano ferrei e molto rigidi, quando invece si trovavano davanti a ospiti con richieste similari, la loro rigidità era molto inferiore e talvolta trasgredivano regole da loro stessi imposte.



Ho notato negli anni come, anche nelle aziende, sia più facile comunicare le regole ferree ad altri, ma sia molto più difficile seguirle quando chi decide è in prima linea assieme ai collaboratori. Così i divieti divengono meno vietati, le scadenze scadono meno e le regole sono meno regolate. Molto spesso questo accade proprio perché chi prende le decisioni entra in relazione con clienti interni o esterni che necessitano di uno strappo alla regola.

La capacità di costruire una relazione è un’arma potentissima, lo sa bene chi si occupa di lavoro commerciale, ma vale anche per chi vuole collaborare al meglio con altre persone. In alcune organizzazioni esistono team, che si reggono unicamente sulle relazioni, spesso poco guidati dai leader e senza processi chiari. Sappiamo che l’efficacia di una comunicazione non dipende solo dal contenuto, ma anche da come questo viene espresso. Entrare in un ufficio e dire “State zitti!!!” urlando è molto diverso dal dire in modo pacato “Per favore potete parlare più piano?”. Lo sappiamo, tuttavia nelle dinamiche aziendali la comunicazione interna non è sempre funzionale. Litigi, incomprensioni, omissioni, “gossip” sono all’ordine del giorno in quasi tutte le organizzazioni. Bisogna coltivare la relazione e imparare a comunicare orientandosi sia al messaggio da trasferire, sia alla relazione da costruire, alimentare e mantenere.



Non è una questione etica, o almeno non prevalentemente, ma di efficacia. Molte aziende ricorrono a corsi di teamwork o a momenti di teambuilding strutturati, sicuramente momenti importanti che tuttavia non sono sufficienti. Occorre allenarsi costantemente alla costruzione efficace di relazioni funzionali e sane tra le persone che collaborano. Non ci sono altre strade che rendano il lavoro in gruppo tanto efficace quanto un’ottima capacità di entrare in relazione con l’altro. È possibile collaborare ignorandosi e limitandosi a un aspetto puramente operativo? Assolutamente si. È la strada più efficace? Assolutamente no.

Un aspetto incredibilmente efficace di quanto sto affermando, che spesso viene tralasciato o dato per naturale nelle organizzazioni, è quello della gentilezza. Chiunque ha sperimentato nella propria vita l’incredibile potere della gentilezza, ma come per la capacità relazionale, si pensa che sia una questione di indole personale o un tema etico. Decisamente no, sono competenze. Se poi ci rendono persone migliori, tanto di guadagnato. Io penso che ogni nostra competenza dovrebbe renderci persone migliori, ma questo è un altro tema.

L’aspetto più interessante oggi della comunicazione e della collaborazione è saper entrare in relazione con i propri interlocutori, ricordandosi che il contenuto è fondamentale tanto quanto avere qualcuno davanti disponibile e aperto all’ascolto. Non possiamo decidere noi quanto gli altri ci ascolteranno e in che modo, ma, lavorando su relazione e gentilezza, possiamo predisporre e mettere le basi per un ascolto reciproco e funzionale.

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