Nel dibattito di management oggi devi fare sempre riferimento al purpose delle aziende. Forse, diciamolo, un po’ fa parte del “bon ton” manageriale ed è una sorta di parola d’ordine (“management watchword”). Tralascio il tema della distinzione/integrazione fra vision-mission e purpose. Invece vorrei fare un collegamento fra il purpose delle imprese e il Covid-19. In primis una definizione, ovviamente non esaustiva, di purpose: l’insieme integrato delle attività che proattivamente sono la condizione necessaria per il successo (a breve, medio, lungo periodo) dell’azienda; cioè l’impatto positivo generato, misurato per gli stakeholders e gli shareholders.
Il purpose ha un senso come orientamento positivo ambientale, sociale e di governance (ESG: sì, no, non lo so) sia del management e dei dipendenti, sia della strategia deliberata.L’impatto positivo si raggiunge con un allineamento organizzativo di condivisione di senso (andare verso una meta olistica: economico-sociale) e di incremento dell’orientamento alla ricchezza morale dell’impresa e del commitment conseguente.
E il rapporto con il Covid-19? Le imprese fanno i conti con la sindemia Covid-19 (attenzione non solo pandemia) che ha in sé non solo la componente sanitaria e assistenziale, ma il contesto sociale che è mutato e deve affrontare i bisogni generati per convivere con il virus. Sono bisogni di welfare in generale e aziendale che ancor più devono essere presidiati. In questo contesto non è possibile affermare che è compito dello Stato (in affanno) far fronte alla domanda di servizi e attività “qui e oggi” perché domani è troppo tardi. Nel concreto, che fare?
1) Guardare e monitorare i bisogni dei dipendenti dell’impresa non aspettando il prossimo Dpcm, ma intervenendo con servizi reali per prevenire, curare le patologie delle malattie non trasmissibili (MNT) che oggi l’offerta pubblica non è in grado di gestire perché rivolta tutta a curare la pandemia. Questo è il senso dell’approccio della sindemia; se non presidiamo oggi le MNT rischiamo di annullare il nostro patrimonio di persone e la continuità e perdurabilità dell’impresa con evidenti problemi per il domani.
2) Strutturare un assetto organizzativo e logistico nell’impresa che sviluppa ulteriormente lo smart working, ma ove non è possibile trovare soluzioni di controllo sul distanziamento e sull’uso dei DPI con un controllo anche un pò occhiuto e scientificamente valido.
3) Sviluppare opportunità di acquisto per i dipendenti con consegna a domicilio sia facendo convenzioni con imprese food e non food professionalizzate, nonché tramite un controllo dei prezzi che mantengano i livelli pre Covid-19. Certamente per le fasce di dipendenti più anziani questa opportunità è importante. Un ritorno ai Cral? Può essere, ma in una visione più efficiente. E per le Pmi e le micro imprese? Le organizzazioni datoriali possono organizzare questi servizi.
4) Far “toccare con mano” che il purpose è un insieme di servizi reali ed efficaci e quantificare l’impatto che si realizza. Non per millantare un ruolo da “miles gloriosus”, ma per dare concretezza di valore.
5) Coinvolgere i dipendenti nelle soluzioni dei bisogni e sviluppare azioni di volontariato (“employee volunteering”) che rafforza la solidarietà interna e mantiene il senso del purpose.
6) Nelle dichiarazioni non finanziarie (a fronte del D.Lgs 254/16) elencare i KPI che hanno guidato e rilevato le azioni contro il Covid-19.
7) Attivare un volontariato di sollievo per le famiglie dei dipendenti in difficoltà e in quarantena. In logica di solidarietà anche come investimento e con le dovute cautele:
– sollievo relazionale e abilitante, inteso come comunicazione con il paziente in logica di conferma esistenziale;
– sollievo fiscale e negli acquisti riguardo a deduzioni/detrazioni in situazione di crisi;
– sollievo informativo legale su diritti e doveri a fronte della L.104/92; riguardo ai permessi, alle visite, ecc.;
– sollievo di orientamento riguardo all’offerta socio-assistenziale della zona dove si vive. Non è così scontato che le famiglie sappiano dove sono ubicati gli enti e gli uffici utili per la gestione del paziente;
– sollievo programmato di recupero come risposta al bisogno della famiglia di un periodo di riposo e di recupero di energia;
– sollievo di mobilità che consiste nell’accompagnamento per cogliere nuove e funzionali opportunità di mobilità fino alla banale capacità di gestire una persona in “sedia a rotelle” ;
– sollievo psicologico per i bisogni fondamentali e di base;
– sollievo high tech riguardo all’uso di tecnologia informatica (telemedicina, teleassistenza, ecc.) e robotica.
È un modo di dare concretezza al concetto di purpose dell’azienda in COVIDera.