Nel mondo del lavoro di oggi è davvero difficile incontrare persone che possano lavorare completamente in modo individuale senza avere interazioni con altri. Il lavoro è sempre più collettivo e, nonostante le verticalità di ognuno, in ogni ufficio si lavora in team, scambiando costantemente informazioni. Come abbiamo già visto, gli strumenti di comunicazione oggi sono molti e, se non gestiti, possono essere invadenti e controproducenti. La ramificazione delle comunicazioni e delle interazioni supera spazio e tempo arrivando a confini fino a qualche anno fa impensabili.



Oggi ognuno di noi può intessere relazioni fruttuose con persone dall’altra parte del mondo, purché si abbia una buona connessione e si riesca a trovare un buon compromesso con il fuso orario. Anche all’interno delle organizzazioni, le persone lavorano interagendo costantemente tra colleghi e responsabili del proprio e di altri team o divisioni. Lavorare con altre persone è un requisito che oggi viene dato quasi per ovvio, come saper utilizzare un pc o saper mandare una mail. In ogni cv che si rispetti troviamo l’intramontabile frase “ottima predisposizione nel lavoro di squadra”, che può variare nella forma, ma che comunque non restituisce molto a chi si occupa di selezione. La capacità di lavorare in team è difficile da misurare con poche domande durante un colloquio. Quello che di certo sappiamo è che i colleghi con cui lavoriamo, molto probabilmente, non sono stati scelti da noi, ma ce li troviamo. A differenza degli amici, che scegliamo in tanti modi diversi e spesso spontanei, lasciando che le relazioni si creino e costruiscano, i colleghi non solo spesso non li scegliamo, ma non è detto che la relazione si crei tanto facilmente.



Come per molte questioni della nostra vita, la relazione è una parte fondamentale anche del lavoro in team ed è necessario mettere in campo competenze per riuscire a creare, coltivare e rendere funzionale la relazione fra persone che collaborano. Molto spesso la relazione viene lasciata alla natura dell’essere umano. Già gli antichi greci parlavano dell’essere umano come “animale sociale”. Tuttavia è importante considerare che ognuno di noi traduce la propria socialità in modo differente.

Ogni essere umano ha bisogno di relazioni, ma ognuno soddisfa questo bisogno naturale in modalità completamente diverse. Quando lavoriamo con le persone, dobbiamo costruire relazioni che funzionino, tenendo conto delle diversità di ognuno. Se partiamo solo da noi stessi, faremo fatica ad avere relazioni funzionali. Dobbiamo sviluppare competenze che permettano di far funzionale le interazioni fra persone diverse. Ognuno con il proprio linguaggio, la propria visione della realtà, diverse sensibilità, idee, principi.



Nelle organizzazioni si cerca di creare unicità, dando vision, mission e obiettivi comuni e chiari. È un buonissimo inizio, soprattutto se gli obiettivi sono davvero chiari, specifici e misurabili. Non bisogna mai dimenticare, qualunque ruolo si abbia in un’organizzazione, che ogni essere umano ha degli obiettivi personali, spesso non ben delineati nemmeno dentro di sé, che non sono mai esattamente coincidenti con quelli aziendali.

Spero non si offenda nessuno se inserisco un paragone calcistico. L’obiettivo comune di una squadra che gioca una partita di calcio è vincere la partita. Tutti i giocatori in campo e in panchina vogliono vincere (e già partiamo bene, tralasciando le situazioni in cui qualcuno rema contro). È possibile che l’attaccante voglia vincere segnando ed è possibile che per segnare non renda del tutto performante la squadra. Poi potremmo avere un centrocampista che vuole vincere per essere visto da osservatori e cambiare squadra. Il terzino vuole a tutti i costi fare assist per non essere sostituito a metà secondo tempo, o per ricevere attenzioni dal mister o dalla figlia del presidente. Il calciatore in panchina vuole giocare e sa che se la squadra prende un gol è probabile entri. Insomma, ognuno ha obiettivi personali, che se integrati con quelli condivisi esplicitamente, aiutano a raggiungere l’obiettivo finale, con le difficoltà che ogni personalismo inevitabilmente porta. Nelle organizzazioni ci sono ulteriori complessità, in quanto spesso abbiamo diverse divisioni che devono “giocare insieme”, pur avendo obiettivi talvolta apparentemente divergenti.

Ancora una volta sono la relazione e la comunicazione, intesa come trasparenza, a poter aiutare il raggiungimento degli obiettivi. Avere relazioni funzionali sul lavoro permette di poter lavorare, scambiare informazioni e raggiungere gli obiettivi. La trasparenza significa mettere le persone nella condizione di avere tutte le informazioni utili in proprio possesso senza omettere, nascondere o celare notizie, fatti o dati che possono aiutare a lavorare bene fra diversi team. In passato c’era l’idea che chi avesse le informazioni aveva il potere. Oggi è necessario che le informazioni siano un patrimonio alla portata di tutti, sia per poter lavorare realmente per obiettivi, sia per poter lavorare davvero insieme. In questo modo i confini spesso ben chiari e fortificati del singolo team potranno essere ampliati includendo anche obiettivi, difficoltà, tempistiche e paletti dei team con cui si collabora.  Per poter lavorare in questo modo servono fiducia e trasparenza.

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