La ricerca dell’equilibrio tra lavoro e vita privata ha trovato negli anni molte diciture, da “work life balance” a “work life integration”, fino a “work life harmony”. Pur con diverse sfaccettature, tutti questi modelli di equilibrio perseguono un grande obiettivo: stare bene e lavorare bene. La ricerca di quel difficile equilibrio tra vita lavorativa e vita privata.
Non si tratta più di un pur faticoso bilanciamento tra due realtà separate e distinte, ma di integrare e, se possibile, armonizzare i propri bisogni personali con gli obiettivi lavorativi. Tenendo conto che oggi per molte persone il lavoro ha acquistato rilevanti caratteri di flessibilità.
Sono molti i fattori che incidono nella ricerca di questo equilibrio ed è importante fare una distinzione vitale, darsi una regola fondamentale nella ricerca del proprio benessere e che, per chi scrive, dovrebbe essere una regola di vita. Una regola tanto semplice, quanto complessa da mettere in pratica: occuparci di ciò che dipende da noi o che possiamo influenzare e tralasciare ciò su cui non abbiamo alcun potere di incidere.
Quando parlo nelle organizzazioni di benessere le prime interazioni portano a frasi come “non ho tempo”, “lavoro per emergenze”, “non hai idea di che vita incasinata io abbia”, “il mio capo…” “la mia azienda…”. Nulla che io metta in dubbio, anzi prendo tutto per vero. Inoltre, sottolineo sempre che non c’è una bacchetta magica o una soluzione unica, ma molte riflessioni, fatiche e impegno da mettere in campo. L’unica vera bacchetta magica è concentrarci su quello che è nella nostra sfera di controllo.
Proviamo a esemplificare prendendo in esame uno dei temi più caldi degli ultimi anni, l’iperconnessione, la tendenza dei lavoratori a non disconnettersi mai. Un problema che ha portato negli anni scorsi alcune grandi società a mettere regole che impedissero riunioni in pausa pranzo o dopo l’orario di lavoro e addirittura uno Stato europeo a legiferare per impedire l’invio di mail oltre l’orario di lavoro. Queste misure non sono una soluzione, ma restituiscono la portata del problema.
L’iperconnesione è molto legata agli strumenti tecnologici che oggi, rispetto a 10 anni fa, sono più potenti, più numerosi e più integrati con la nostra vita privata. È possibile che una persona lavori fino a tardi o nel weekend (se il contratto lo prevede) per un’emergenza. Il problema è che spesso un comportamento disfunzionale nasce dall’emergenza (come il Covid per esempio) e poi diventa abitudine (ci portiamo dietro molte prassi deleterie dall’emergenza sanitaria). Diviene dunque complesso capire quando un comportamento sia qualcosa di legato all’attività svolta e dove invece sia una cattiva abitudine.
Mangiare davanti al pc, non prendersi pause, guardare le mail prima di dormire o appena svegli, lavorare il weekend e molti altri comportamenti poco sani molto spesso nascono da situazioni che non dipendono da noi e proseguono nonostante diventino sotto la nostra influenza di potere.
Come già accennato, negli anni la tecnologia è diventata sempre più potente, disponibile e fruibile. Siamo passati dai fax, dai modem per accedere a internet, dagli sms a pagamento alle mail, internet sempre disponibile e sistemi di messaggistica istantanea. Mandare lettere o sms era costoso in termini economici e di tempo, mentre le mail e la messaggistica istantanea ci appaiono veloci ed economiche. Infatti, mandiamo molte mail e molti più messaggi di quanti sms mandassimo anni fa. Un buon esempio per capire la difficoltà di gestione della tecnologia è quello delle foto. Con i rullini ne facevamo 24 o 36 e dovevamo scegliere bene cosa fotografare, utilizzando gli smartphone invece, facciamo centinaia di foto che spesso nemmeno riguardiamo più. La tecnologia è meravigliosa e anche molto veloce, la gestione della tecnologia è invece molto difficile ed è legata al nostro benessere.
Che si tratti di iperconnesione, di strumenti tecnologici, di utilizzo del tempo per il nostro benessere, di pause non rispettate, c’è un elemento che ognuno di noi deve avere ben chiaro, oltre a comprendere bene la propria sfera di intervento, ed è che molto probabilmente noi siamo chi, più di chiunque altro, è interessato al nostro benessere e può incidere su di esso. Dunque, è necessario riflettere, analizzare e mettere in atto comportamenti che incidano sul nostro benessere, mettendo tanta energia e attenzione in quello che dipende da noi, destinando una parte di tempo e impegno per quello che possiamo influenzare e accantonando ciò che non dipende da noi.
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