Nella mia professione, che coinvolge l’interazione umana nell’ambito dell’accompagnamento alla persona, ho spesso riflettuto sui pregiudizi, principalmente i miei, ma come credo capiti a tutti anche quelli degli altri. Questo mi ha portato a considerare come la maggior parte di questi pregiudizi siano inconsapevoli, figli di buone intenzioni e del tentativo di essere “veloci” nel pensare trovando delle “scorciatoie”.



I pregiudizi inconsapevoli possono influenzare le opportunità lavorative e, permettetemi di dire, affaticare la vita. È interessante esaminare come i pregiudizi possano manifestarsi in vari contesti, ad esempio riguardo all’età. Valorizzare le esperienze e le competenze, presentare successi passati e dimostrare adattabilità possono aiutare a superare i pregiudizi legati all’età. Questi suggerimenti valgono sia per i giovani che per i senior, poiché l’atteggiamento propositivo può aiutare a superare questi pregiudizi. Ma ricordiamoci che il rischio è che i pregiudizi inconsapevoli li abbiamo anche su noi stessi e qui lavorarci diventa un obbligo.



Il concetto può essere esteso ad altri pregiudizi inconsapevoli, come quelli di genere, razziali e sessuali. Non c’è una soluzione magica per eliminarli, ma possiamo lavorare su noi stessi, concentrarci su ciò che sappiamo fare e comunicarlo al meglio, per imparare a riconoscere e affrontare i nostri pregiudizi.

Quando si tratta dei pregiudizi che abbiamo verso gli altri, sospenderne il giudizio è essenziale: in questo contesto significa evitare di trarre conclusioni o giudicare le persone basandosi su impressioni immediate, aiutandoci a valutare obiettivamente la loro cultura, le loro competenze e qualifiche. Concentrarsi su ciò che possiamo fare e su come farlo al meglio può ridurre l’impatto di queste predisposizioni incerte. Provare a tener sempre presente il contesto in cui è calata l’esperienza e il vissuto di chi incontriamo può aiutare. Utilizzare criteri oggettivi nella valutazione delle candidature e promuovere la cultura del “non conosciuto” o del “ci possono essere soluzioni diverse dalla mia” sono passi cruciali per mitigare l’effetto dei pregiudizi inconsapevoli nella ricerca del lavoro e non solo.



I pregiudizi inconsapevoli fanno parte della natura umana, ma possiamo lavorare su di essi per renderli meno influenti nella nostra vita e nella ricerca del lavoro. Con consapevolezza, educazione e l’uso di criteri oggettivi, possiamo migliorare la qualità della nostra vita e delle nostre opportunità lavorative.

Ecco alcuni consigli pratici.

Per i candidati:

Porsi con una mente aperta, concentrarsi sul qui e ora.

Gustarsi pienamente ciò che accade perché comunque vada porta esperienza.

Focalizzarsi sulle competenze e i risultati: presentare esperienze e competenze in modo chiaro ed evidenziare risultati passati.

Dimostrare adattabilità e apprendimento: mettere in luce l’apertura al cambiamento e al miglioramento costante.

Cercare di capire in quale contesto ci troviamo, qual è il bisogno dell’altro, aiuta il nostro bisogno.

Comunicare entusiasmo e motivazione: mostrare motivazione ed energia, ma per come siamo noi perché è di facile lettura un atteggiamento forzato.

Essere consapevoli delle proprie competenze: riconoscere le proprie capacità e avere fiducia in se stessi.

Per i selezionatori/orientatori/intervistatori:

Porsi con una mente aperta, concentrarsi sul qui e ora.

Definire criteri oggettivi: stabilire criteri chiari basati sulle competenze richieste.

Formazione e sensibilizzazione: non sarebbe male per chi fa il nostro mestiere approfondire la conoscenza e la formazione sulla consapevolezza dei pregiudizi e dei bias.

Utilizzare valutazioni strutturate: impiegare interviste strutturate e valutazioni standardizzate per valutare tutti i candidati in modo uniforme.

Favorire la visione di candidature lontane dal profilo ideale: cercare attivamente candidati provenienti da background diversi, ma che potrebbero proporre soluzioni nuove per il ruolo che cerchiamo.

Analisi post-selezione: rivedere periodicamente il processo di selezione per individuare eventuali segni di pregiudizi, di resistenza a soluzioni nuove. Questo se ben fatto rafforzerà la scelta anche e soprattutto si ricadrà su un candidato “old style”

Ma il lavorare sui pregiudizi inconsapevoli è in conclusione? Lascio al lettore dare questa risposta, ma sia i candidati che i selezionatori/formatori/orientatori lavorando su di sé non possono che divenire testimoni di buone pratiche che favoriranno il bene comune.

N.B.: Se qualcuno, leggendo questo articolo, ha dedotto che potrebbero essere consigli che favoriscono “il mantenersi impiegabili“, ebbene sì, non è per caso.

Se sei interessato a esplorare ulteriormente il tema dei pregiudizi inconsapevoli, euristiche e bias cognitivi, puoi considerare la lettura dei seguenti testi: “Pregiudizi Inconsapevoli” di Francesca Vecchioni; “Pensieri lenti e veloci” di Daniel Kahneman, premio Nobel per gli studi in questo campo. Entrambi i testi sono scritti in modo chiaro e adatti anche a chi non è esperto nella materia.

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