Accompagnare una persona e un gruppo di persone nel loro percorso di crescita, formazione, ricerca del lavoro credo si possa considerare un’arte che va al di là della semplice trasmissione di conoscenze e competenze. Questo approccio è intrinsecamente legato a un terzo elemento, che è valido di per sé e che genera un ciclo di apprendimento reciproco. Chi guida, nel mio caso come orientatore, formatore e coach, impara continuamente da chi segue grazie a un approccio basato sull’ascolto attivo, sull’arte di attendere e sulla docilità nel riconoscere la ricchezza della diversità.
L’arte dell’ascolto è una posizione umana che possiamo considerare un elemento al centro dell’approccio che stiamo trattando. Non si tratta solo di percepire le parole della persona, ma di cogliere le sfumature delle sue emozioni, aspirazioni e sfide. Questo atto di ascolto profondo diventa una fonte continua di apprendimento per chi guida, poiché ogni individuo porta con sé una storia unica e preziosa. Attraverso l’ascolto, si impara ad adattare il proprio approccio in modo sempre più mirato.
Un’esperienza reale
In una azienda affrontavo problemi di relazioni interne tra diverse aree di lavoro. Inizialmente mi sono orientato verso la collaborazione diretta, ho provato a trovare soluzioni di equilibrio in base alle differenti esigenze, ma questo tentativo da equilibrista era fiacco. Alla luce di ciò, ho cambiato radicalmente l’approccio, ho proposto ai vari gruppi di lavoro di avere un confronto, proponendo loro non delle immediate soluzioni, ma il tentativo di comprendere le reciproche esigenze, mirando a una conoscenza maggiore. Questo lavoro di entrare nei problemi degli altri ha creato consapevolezza delle complessità altrui, ma anche una visione d’insieme molto più ampia che ha permesso di “allargare lo sguardo” anche sulle proprie. Con questa nuova prospettiva, i gruppi hanno trovato soluzioni non scontate, evidenziando un’originalità che nessun consulente avrebbe potuto concepire con la stessa efficacia. Il coinvolgimento diretto ha generato responsabilità condivise, rafforzando il legame tra le aree e migliorando notevolmente i rapporti e la comunicazione aziendale. Quest’approccio ha portato a un virtuosismo operativo che guida tutt’oggi molti processi aziendali.
L’arte di attendere e rispettare i tempi
Attendere è un atto consapevole e rispettoso. In questo contesto, pur dovendo trovare un equilibrio nei tempi dell’azienda o del mercato, il tempo diventa un alleato anziché un ostacolo. La scelta di non imporre tempi prestabiliti, ma di rispettare il ritmo naturale della persona, individuando in una corresponsabilità come rispondere al bisogno, genera un ambiente che favorisce l’emergere spontaneo di potenzialità nascoste. Chi guida impara che la pazienza è una virtù che apre le porte a scoperte inaspettate e a percorsi di crescita autentica, a volte “seguendo chi segue”.
La dinamica di apprendimento reciproco è un elemento distintivo di questo approccio. Chi guida diventa uno specchio delle esperienze, delle sfide e dei successi di chi segue. Ogni persona che si incontra porta con sé esperienze preziose e il compito di chi accompagna è riconosce e integrare questa ricchezza. Questa circolarità dell’apprendimento crea una sinergia che arricchisce chi ne è parte e favorisce il bene comune.
Il ciclo virtuoso dell’accompagnamento
L’ascolto profondo e l’arte di attendere diventano i pilastri di un ciclo virtuoso di accompagnamento. Chi guida apprende costantemente, affinando le proprie capacità di ascolto e affrontando ogni nuovo percorso con una mente aperta. La fiducia che si instaura attraverso questo approccio genera un terreno fertile per la crescita personale e professionale di chi segue.
Potremmo quindi dire che l’accompagnamento alla persona diventa un’esperienza condivisa di apprendimento reciproco e di conseguente miglioramento del clima. L’ascolto attivo e l’arte di attendere diventano strumenti potentissimi che permettono non solo di guidare, ma anche di imparare continuamente da chi segue. Questo ciclo virtuoso crea un ambiente di fiducia e apertura che facilita l’emergere di nuove prospettive, potenzialità e, soprattutto, la realizzazione di percorsi di crescita autentica e significativa, con la possibilità di riconoscere talenti e buone proposte.
Concludo con un necessario Nota bene: perché questo metodo funzioni, è necessaria una continuità, un lavoro continuo che mantenga al centro di questo approccio il confronto e il paragone, altrimenti tutto si ferma.
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