Vi è una frase nel mondo della comunicazione che mi ha sempre fatto storcere il naso, benché sia diventata estremamente famosa: «Bene o male purché se ne parli».
Questa frase indica che, se da una parte non si può piacere a tutti, dall’altra il fatto che tutti parlino di un tuo determinato servizio o prodotto o, più in generale, di te, troverai sicuramente qualcuno che ti supporterà.
Ho sempre trovato questo motto veramente poco strategico in quanto, come diciamo in Accademia, è necessario calibrare il messaggio tenendo conto dell’Io (chi parla), del Tu (interlocutore) e del Contesto (gli elementi oggettivi e soggettivi che influenzano la relazione tra Io e Tu): Dunque, se per conquistare una persona ci si fanno dieci nemici non tenendo conto del Contesto, la comunicazione – per definizione – non può essere reputata strategica.
Quello che infatti si scopre è, ad esempio, che parlare in pubblico non è mai per sua stessa natura un plus, cioè un vantaggio, ma piuttosto è un moltiplicatore o un divisore di valore. Ciò significa che ogni volta che una persona o un’azienda si mostra davanti a un pubblico ha due possibilità: o moltiplica il suo valore incrementando la sua brand reputation o, viceversa, rischia di dividerlo ulteriormente.
Recentemente sono andato a un evento a porte chiuse di un’azienda, che si occupa di organizzazione di eventi per alcuni stakeholder, rivolto a clienti e prospect. Alla fine della serata, anche attraverso un confronto con altre persone che, come me, non avevano mai utilizzato i servizi di quell’azienda emersero molteplici pecche organizzative. Sebbene fossimo rimasti colpiti da alcuni elementi, tra cui la generosità dell’imprenditore che ci aveva invitato alla convention, tutti eravamo concordi sul fatto che in futuro non ci saremmo affidati a tale società, né tantomeno l’avremmo suggerita ai nostri partner.
Siamo perciò passati da una dinamica in cui la scarsa conoscenza dell’azienda non ci aveva comunque ostacolato dal recarci all’evento a una in cui abbiamo avuto la certezza che non avremmo mai lavorato in partnership con quella realtà. Questo è un chiaro esempio di divisione e perdita di valore.
Ecco anche l’esempio opposto. Qualche tempo fa sono stato invitato a un altro incontro organizzato da una grande associazione che mi ha colpito tanto da iscrivermi la sera stessa e dichiarare che avrei avuto il piacere di contribuire a un’ulteriore crescita della stessa organizzando un ciclo di incontri gratuiti in partnership con l’Accademia.
Il fattore di successo di questa seconda organizzazione è da ricercare nel fatto che non si erano limitati a gioire per aver trovato una bella location e aver organizzato l’evento, ma avevano curato veramente ogni dettaglio cercando di soddisfare il più possibile gli interessi di tutti gli stakeholder curando al meglio l’intero processo organizzativo, dall’invio degli inviti, ai follow up fino agli aggiornamenti post incontro.
Ancora una volta, quindi, un suggerimento agli imprenditori, manager, professionisti che si troveranno a poter parlare in pubblico a una convention o addirittura organizzare un proprio evento: ricordate che prima di dire di sì, conviene avere bene niente che tipo di obiettivi si vogliono raggiungere, come si vogliono raggiungere e, infine, come si vogliono soddisfare gli interessi e le necessità delle altre persone che prenderanno parte a quell’evento in modo tale che siano loro a poter moltiplicare il valore che avete messo sul tavolo.
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