Il mondo del lavoro nei decenni scorsi è diventato sempre meno individualista e sempre più di squadra. Accanto al modello organizzativo tradizionale piramidale che lavorava per silos e su compiti esecutivi è cresciuto e si è sviluppato un modello organizzativo circolare che lavora su obiettivi e risultati che rendono sempre più autonome le persone e richiedono il lavoro in team.



Oggi le organizzazioni sono divise in team, con obiettivi più o meno ben assegnati e risultati da raggiungere. Lavorare in gruppo è più efficace, anche se meno efficiente, del lavoro individuale. Infatti, quando lavoriamo da soli, siamo sicuramente più veloci, rispetto a un lavoro collaborativo, che richiede confronti, assegnazione di attività, riunioni, scadenze condivise e tutto quello che concerne un lavoro in team. Tuttavia, lavorando in autonomia non possiamo avere la ricchezza di idee, competenze, spunti creativi e capacità diverse che un lavoro di squadra, se gestito bene, può garantire. Maggiore sarà la varietà caratteriale e di competenze dei membri di un team, maggiore sarà la difficoltà della gestione da parte del manager e maggiore sarà la ricchezza che quel team può sprigionare e mettere a frutto. Per un manager avere persone tutte simili, significa facilità di gestione, ma povertà per quanto riguarda le idee e le modalità di lavoro. I team con persone molto diverse tra loro sono i più complessi da gestire, ma sono anche quelli che possono garantire le più alte performance.



Se a questa complessità aggiungiamo anche la distanza fisica, ecco che per chi deve gestire persone, si complica ulteriormente il lavoro. Oggi viviamo un mondo del lavoro sempre più “ibrido”, sia nei luoghi che nelle competenze ed è necessario agire una leadership di coordinamento. Il manager è sempre un gestore, ma è anche colui che coordina, che fa crescere e che crea le sinergie fra i propri collaboratori, per permettere loro di raggiungere nel modo migliore possibile, obiettivi e risultati assegnati.

Far crescere le persone prevede un accompagnamento costante attraverso obiettivi e scambio costante di feedback. Oggi è sempre più necessario che nel lavoro si cresca attraverso un’autonomia proattiva, evoluzione di quella reattiva, che portava il lavoratore a svolgere ciò che veniva richiesto e niente più. L’autonomia proattiva oggi è necessaria in tutti gli aspetti del lavoro.



Una delle più grandi rivoluzioni di questi anni, che l’emergenza ha ulteriormente reso necessaria, è la capacità di scegliere le informazioni, decidere a chi consegnarle, programmare il momento giusto e lo strumento idoneo per trasferirle. Sembra qualcosa di semplice e che si è sempre fatto, ma non è proprio così. I grandi open space e lavorare insieme gomito a gomito 9/10 ore al giorno per 5 giorni a settimana, hanno reso spontaneo lo scambio di informazioni per molto tempo. Rimanendo seduti alla scrivania, era possibile ricevere una moltitudine di notizie, dati, informazioni, metodologie lavorative, e ogni possibile scambio di idee e conoscenze. Il tutto senza doverlo fare con consapevolezza e intenzionalità. Ci si scambiava, e si continua a farlo, informazioni in corridoio, in ascensore, a pranzo, davanti alla macchinetta del caffè e in altri luoghi in modo estemporaneo e non pianificato.

In un mondo ibrido, dove la presenza non è più solo fisica, ma anche virtuale, è necessario scegliere le giuste informazioni da trasferire. Non solo quelle operative, ma anche criticità risolte, nuove metodologie, strade nuove percorse, nuove relazioni e tutto quello che qualche anno fa si poteva intercettare stando molte ore insieme nello stesso luogo.

Un punto di attenzione importante è che anche nell’era dei grandi open space e delle giornate passate insieme si perdevano informazioni e si lavorava a progetti simili senza saperlo, perdendo tempo ed energie. Il mondo del lavoro ibrido rischia di renderlo ancora più evidente.

Nelle organizzazioni oggi capita spesso che chi lavora da remoto debba poi farsi aggiornare quando rientra in ufficio. Questo significa che ancora la condivisione delle informazioni non sta funzionando e che dunque è necessario lavorare sull’autonomia proattiva.

I team diffusi sono una realtà da molti anni, sia per lo smart working, ma anche per ramificazione sul territorio di molte organizzazioni pubbliche e private. È dunque importante lavorare sul concetto di presenza, sia essa fisica o virtuale, e sul lavoro in team attraverso strumenti di condivisione delle informazioni che permetta a tutti di essere costantemente allineati al di là della presenza fisica.

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