È arrivato finalmente il periodo delle vacanze. I dati economici parlano di un crollo del Pil di oltre il 12% e i giornali raccontano che rispetto all’anno scorso solo il 40% delle persone potrà fare dei viaggi. Inoltre, la maggior parte di questi, saranno accorciati sia in durata che in distanza, preferendo quindi mete italiane a quelle internazionali.



C’è una tipologia di viaggio però che è alla portata di tutti, ma non per questo meno affascinante, ed è quello che dei buoni libri permettono di fare. Per questo vorrei offrire a imprenditori e manager degli spunti di riflessione per far sì che, durante questo periodo di meritato riposo, possano trovare idee per tornare al lavoro con un nuovo approccio al lavoro, necessario a superare la crisi in cui siamo immersi.



Prima ancora di condividere un elenco, vorrei condividere il criterio con cui secondo me è più saggio scegliere i libri dell’estate. In un anno come questo, in cui il mondo è stato sconvolto da fatti imprevedibili e imprevisti, suggerisco di evitare di fossilizzarsi su letture che parlano di quanto siano viziati i giudizi delle persone a causa delle euristiche e dei numerosi bias cognitivi.

Infatti, dopo il capolavoro de “Il Cigno Nero” di Nassim Nicholas Taleb, quasi tutti gli altri libri che hanno trattato questo tema sono solo note di glossari e noiose imitazioni. Occorre anche accantonare, almeno per un mese, i report delle grandi istituzioni delle agenzie di rating e delle società di consulenza, in quanto con le loro tabelle e presentazioni colorate,riescono in maniera ordinata a fare solo confusione, dicendo tutto e il contrario di tutto.



I libri che invece sono da leggere voracemente sono i grandi classici, perché per fare alzare in piedi un mondo in ginocchio non servono (solo) dati e analisi, ma soprattutto dei nuovi ideali. Abbiamo bisogno di sognatori, poeti, idealisti che non hanno paura della cruda realtà, perché nella loro mente e nei loro cuori stanno già costruendo un mondo più bello. Per questo personalmente sto rileggendo il capolavoro di Cervantes “Don Chisciotte della Mancia”, che sembrava il più razionale degli uomini, quando invece era semplicemente il più realista, che riusciva a cogliere la bellezza oltre l’apparenza. Sono da rileggere inoltre i capolavori di Dostoevskij, in particolare “L’Idiota”, anche lui personaggio che in chiave cristologica sapeva stare con i primi, amando anche gli ultimi.

La lunga lista di capolavori include ovviamente anche “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, che mostra la fine che rischia di fare l’Italia se smette di sognare, accontentandosi di sopravvivere. Uno dei paradossi dell’uomo, infatti, è che per essere veramente originali e per uscire dal dramma in cui siamo adesso occorre tornare alle origini, comprendendole più a fondo, valorizzandole e adeguando le risposte al contesto attuale. Per questo quindi il mio invito è di tornare ai classici per poter avere l’ispirazione di costruire il futuro.