Si parla spesso di motivazione nelle organizzazioni ed è un gran bene; meno positivo è che se ne parli quando si rende evidente la sua mancanza. Infatti, non basta parlare di motivazione, un fatto che implica molto impegno, relazioni profonde e coinvolgimento personale richiede tempo da dedicare e investire.
L’importanza della motivazione è racchiusa nel suo significato etimologico, “motus”, ciò che ci muove. Ognuno di noi agisce perché spinto da una forza interiore che in modo semplice, ma per niente banale, noi chiamiamo motivazione. Potrebbe sembrare un meccanismo facile da attivare, e talvolta lo è, ma altre volte è molto complesso. È esperienza abbastanza usuale non sentire fatica quando facciamo qualcosa che ci piace particolarmente, il tempo vola e siamo felici di metterci in gioco. Tuttavia, la vita ci propone anche attività o mansioni che non ci scaldano particolarmente il cuore e il nostro “motus” vacilla.
È infatti fondamentale considerare che la motivazione avviene all’interno di noi stessi, anche se può essere stimolata da fattori esterni, ma se si guarda alla sua vera essenza è corretto parlare di automotivazione. In aula mi capita spesso di parlare ai manager su come motivare i propri collaboratori, ma sottolineando che nessuno può motivare qualcun altro. Ciò che si può e, in molti casi, si deve fare è creare le condizioni favorevoli e stimolare le opportune leve che portino la persona ad automotivarsi. In altri termini, e tenendo a mente il concetto di automotivazione, possiamo riassumere questo processo nell’impegno a “motivare qualcuno”.
Come già accennato, vi sono momenti in cui il tempo sembra scorrere veloce, le attività non ci pesano e siamo entusiasti nell’agire. In altre occasioni il tempo è lento e le nostre azioni diventano faticose e finiscono per creare demotivazione, il contrario, appunto, della motivazione. Cosa succede dentro di noi? Da dove arriva, o non arriva, questa spinta interiore? Cosa ci fa alzare ogni mattina dal letto?
A quest’ultima domanda spesso rispondiamo con soluzioni razionali e pragmatiche: lo stipendio, il senso di responsabilità, il dovere… e molte altre risposte verosimili. Andando più a fondo possiamo scoprire che quello che ci fa alzare è un aspetto emotivo, che etimologicamente ha la stessa radice di motivazione e significa muovere da, muovere verso. Come viene studiato dalle scienze sociali e dalle neuroscienze, sono aspetti emotivi quelli che muovono gli esseri umani e che li spingono a ogni azione e comportamento. Nel caso della motivazione, noi siamo mossi da bisogni, sia quelli fisiologici che ben conosciamo (aria, acqua, cibo, riparo, dormire…), sia quelli psicologici, di cui si parla meno ma che sono altrettanto importanti (avere uno scopo, la socialità, essere riconosciuti, il senso di gratitudine…). Se la mancanza di aria o di acqua il nostro corpo la riconosce in brevissimo tempo, la mancanza di soddisfazione dei bisogni psicologici naturali può richiedere maggior tempo per essere riconosciuta. Durante questo tempo diventa difficile essere motivati, entusiasti e performanti.
Spesso i cambiamenti necessari a conseguire e conservare il proprio benessere sono determinati dalle circostanze e da insoddisfazioni, senza che le persone siano riuscite a cogliere in anticipo i segnali inviati dal proprio corpo e dalla propria mente. Nella vita privata, come in quella professionale, molto spesso ci trasciniamo in situazioni insoddisfacenti, talvolta addirittura tossiche, senza riuscire ad agire nessun cambiamento fino a che non arriviamo allo stremo. Il leader moderno, anche detto leader sostenibile, è colui che riesce a essere di supporto sia nel raggiungimento degli obiettivi aziendali, sia nel mettere i propri collaboratori nelle condizioni migliori per potersi esprimere, garantendo uno stato psicologico di benessere e fiducia. Riuscire a sviluppare l’unicità delle competenze di ciascuno è l’obiettivo di un leader moderno, portando le proprie risorse a raggiungere vette nemmeno immaginate dalle risorse stesse.
La creazione di condizioni motivanti e che soddisfino i bisogni dei collaboratori porta ad avere un clima ottimale per raggiungere una produttività maggiore e uno stato di benessere e condivisione che contraddistingue organizzazioni con alte performance. La motivazione e la soddisfazione delle persone crea un benessere che è funzionale alla produttività aziendale.
Non è dunque solo una questione etica, ma è una convenienza competitiva e di risultati concreti.
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