Anche quest’anno Forbes ha pubblicato la nota classifica “Under 30”, che celebra i 100 giovani che hanno saputo distinguersi in diversi ambiti del mondo lavorativo. In occasione della premiazione sono stato chiamato per fare un pitch di incoraggiamento, essendo stato nominato l’anno scorso io stesso nella classifica dei 100 Top Manager italiani.
Durante il discorso credo di aver trasmesso un pensiero che, seppur creato per ispirare quei giovani desiderosi di emergere, possa in realtà essere utile a qualunque professionista. Mi trovo dunque a riassumerlo in questo articolo.
Il successo, inteso come temporaneo momento di intensa visibilità, può essere raggiunto attraverso strade differenti. C’è chi lo consegue grazie a un’idea particolarmente brillante, chi attraverso il supporto della famiglia o di uno spin doctor influente, chi per un colpo di fortuna totalmente inaspettato. Ma ciò che è interessante analizzare non sono tanto le modalità per ottenere il successo come singolo traguardo, ma come mantenerlo nel tempo.
Per rimanere in cima occorre essere sempre focalizzati sulla performance, attraverso una costante analisi di cosa è stato fatto bene e di cosa si potrebbe migliorare. Fondamentale è il confronto con persone capaci di motivare, di spingere ad alzare ancora una volta l’asticella anche quando sembra di aver raggiunto il massimo delle proprie capacità.
Per mantenere il successo serve dunque un metodo. A seconda del proprio campo operativo esistono metodologie più o meno efficaci. In merito alla capacità di creare alleanze relazionali che durino nel tempo risulta sicuramente utile il Metodo O.D.I.. Le tre fasi che lo compongono – Osserva, Domanda e Intervieni – sono da ripetersi in maniera ciclica. Il professionista che si approccia a questa metodologia parte dall’osservazione, ovvero dall’analisi dei propri interessi, di ciò che realmente desidera ottenere. In seguito, si confronta con gli interlocutori che possono supportarlo nel raggiungimento dei suoi obiettivi. In questa fase è cruciale l’instaurazione di un dialogo basato sulla formulazione di domande volte a esplorare anche gli interessi dell’altro, che si conclude con la co-progettazione di un intervento. Successivamente si ritorna alla prima fase per ripercorrere il processo in un’ottica di continuo miglioramento della performance.
Come recita il celebre scrittore Ernest Hemingway, “Siamo tutti apprendisti in un mestiere dove non si diventa mai maestriS”. Occorre adottare una mentalità di costante messa in discussione. Non a caso, la parola “successo” è il participio passato del verbo “succedere”: per conseguirlo bisogna continuare a realizzarsi, a far accadere cose. Il tutto sempre calibrando un giusto mix tra una salda coscienza delle proprie capacità e potenzialità, indispensabile per mantenere alta la motivazione, e una buona dose di umiltà, necessaria per non arrestare mai la propria crescita.
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