Da più di trent’anni opero nel mondo del lavoro, prima come HR manager e ora da consulente aziendale e durante questo tempo mi sono spesso posto la domanda se il networking, o passaparola che dir si voglia, o più semplicemente le “conoscenze” sono davvero fondamentali nella ricerca di lavoro oppure se si tratti di un modo elegante per descrivere la raccomandazione. Sembrerebbe che ci sia una sorta di discrepanza tra l’approccio tradizionale alla ricerca di lavoro, basato su annunci, offerte e autocandidature, e l’importanza delle “conoscenze” e delle relazioni personali. In effetti, esiste questa discrepanza, ma spesso la differenza risiede nella percezione, tendendo a considerare il networking come una forma di “scavalcare la fila”.
Il networking può certamente portare a segnalazioni che vanno oltre le capacità o i meriti effettivi del candidato, ma negli ultimi anni queste dinamiche si sono ridotte, principalmente a causa delle esigenze finanziarie e della necessità di far quadrare i conti. Le aziende, che siano micro, piccole, medie o grandi, hanno un bisogno sempre più urgente di risorse che siano in linea con la loro missione, visione e che siano capaci di lavorare in squadra, con un senso di corresponsabilità sempre più cruciale. Di conseguenza se anche l’azienda volesse favorire qualcuno, deve fare i conti con il rispondere al mercato.
Questo significa che non esistono più le raccomandazioni? Non credo, ma nella mia esperienza sempre di più le aziende prendono in considerazione la candidatura se risponde al bisogno, poi a far contento qualcuno.
Ma perché il networking, funziona? E se funziona, perché fa la differenza? Proviamo a rispondere a queste domande chiedendo a chi legge di riflettere sulle proprie esperienze quotidiane. Quando cercate un idraulico, una sarta o un posto dove comprare il pane casereccio, vi affidate ai social media o al consiglio del vostro collega o vicino di casa? Mentre i social media sono diventati un valido strumento per scoprire nuove cose, il rapporto umano rimane spesso la fonte più affidabile di informazioni.
Partendo da questa considerazione, possiamo aggiungere che un curriculum vitae e una ricerca sui social possono offrire informazioni preziose su un candidato, ma se a queste fonti si aggiunge il feedback di qualcuno che conosce personalmente che si candida e magari ha lavorato con lui, si ottiene un punto di vista diverso, una “terza telecamera” che offre una prospettiva unica sulla persona che cerca lavoro. Naturalmente, questa prospettiva non è sempre positiva, attendibile o sicura, ma è comunque un’ulteriore angolazione dalla quale valutare il candidato. In molti casi, questo feedback extra porta il selezionatore a rivedere il curriculum vitae di chi sta cercando, anche solo per confermare le informazioni presenti.
Per semplificare ulteriormente il concetto, possiamo fare un parallelo con un proverbio attribuito a Napoleone: “Di bene o di male, purché se ne parli”. In altre parole, l’importante è che il candidato sia oggetto di discussione e considerazione.
Ma sorge una domanda: tutti i selezionatori valutano il networking allo stesso modo? La risposta è no. Ognuno ha le proprie convinzioni ed esperienze, e l’approccio al networking varia da persona a persona. Alcuni selezionatori possono dare maggiore importanza alle conoscenze, mentre altri potrebbero basarsi principalmente su criteri oggettivi.
Ma approfondiamo cosa fare se si incontrano selezionatori che sembrano dare scarsa importanza al networking- In questo caso, leggeremo il networking come un’occasione per fare marketing di se stessi, di fatto è una possibilità di ampliare la propria rete di contatti professionali e sociali, sarà comunque il proprio nome letto una volta in più e anche se non si traduce necessariamente in una “terza telecamera” nella selezione può comunque portare a info o a feedback sulla ricerca di lavoro, o alla conoscenza che la sola candidatura non avrebbe permesso e l’opportunità sarebbe sfuggita.
Volendo provare a concludere, il networking o passaparola svolge un ruolo importante nella ricerca di lavoro, dà la possibilità a chi seleziona di avere una prospettiva aggiuntiva sui candidati, come affidabilità, o conferma le competenze specifiche e trasversali. È chiaro che non tutti i la pensano così, ma se si ha l’opportunità non bisogna esitare a sfruttare il networking per ampliare la propria rete di contatti professionali e aggiungere elementi che ci fanno conoscere meglio e se non sfruttiamo e coltiviamo questo strumento di ricerca, avremo una freccia in meno al nostro arco.
Infine, ricordate questo aforisma: “Tre persone erano al lavoro in un cantiere edile. Avevano il medesimo compito, ma quando fu loro chiesto quale fosse il loro lavoro, le risposte furono diverse. ‘Spacco pietre’ rispose il primo. ‘Mi guadagno da vivere’ rispose il secondo. ‘Partecipo alla costruzione di una cattedrale’ disse il terzo” (Peter Schultz).
Quanto detto mi porta a condividere con voi che l’utilizzo di tutti gli strumenti per la ricerca del lavoro, compreso il networking hanno bisogno di consapevolezza di sé, del proprio agire è questo è importante quanto il lavoro stesso perché se venisse meno, sarà difficile pensare che in un mondo che cambia così velocemente ci si potrà “mantenere impiegabili“.
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