Dimenticare cose fondamentali può succedere a tutti; tuttavia, quando capita sul lavoro, il rischio è che si creino situazioni spiacevoli che possano compromettere non soltanto la nostra affidabilità come professionisti, ma, nei casi più gravi, anche la nostra carriera.
A quanti di noi è capitato di dimenticare un appuntamento importante di lavoro e, quindi, poi di arrivare in ritardo o, nel peggiore dei casi, di non presentarsi, perdendo così un’occasione di business? A chi non è mai successo di incontrare un cliente e non ricordare con esattezza i temi discussi durante una consulenza svolta qualche mese prima? Chi non hai mai dimenticato, almeno una volta, a casa il proprio pc o una chiavetta usb contenente la presentazione da mostrare durante una riunione mattutina e non si è trovato a dover pensare a un diversivo per svolgere il proprio lavoro pur non avendo gli strumenti necessari?
Secondo Lisa Genova, “spesso dimentichiamo non perché sia efficiente farlo, ma perché non abbiamo fornito al nostro cervello il tipo di input necessario per supportare la creazione e il recupero di un ricordo”: ecco, allora, perché – in alcuni casi – non siamo in grado di ricordare.
La parola “ricordare” deriva dalla composizione dei termini di origine latina “re-“, ovvero “indietro”, e “cor” (“cordis”), cioè “cuore”; etimologicamente, quindi, significherebbe “riportare nel cuore”. Oltre alla dimensione interiore ed emotiva, a livello cerebrale, ricordare un’esperienza fa sì che all’interno del nostro cervello si riattivino alcuni percorsi (o parti) che sono responsabili della creazione della memoria.
Esiste un modo per facilitare questo processo? Come si scoprirà andando avanti nella lettura, non c’è un solo metodo, ma svariati, che suggerisco di applicare non soltanto agli studenti o agli Executive con cui intraprendo percorsi di formazione, ma a tutti. Si è sempre in tempo per costruire abitudini positive e migliorare la propria vita, non dimenticandosi – ad esempio – di un appuntamento fissato settimane prima o di una promessa fatta!
Una delle strategie per ricordare meglio è stilare elenchi: non è, dunque, una banalità fare la lista della spesa o annotarsi gli impegni imminenti e futuri, ma è una sana abitudine che aiuta a non tralasciare nulla.
Allo stesso modo, tenere un diario nel quale riportare le nostre attività giornaliere e i nostri stati d’animo serve a esternalizzare i ricordi: nel momento in cui scriviamo, riviviamo con il nostro cervello – e, perché no, anche nel nostro cuore – gli attimi vissuti. Un consiglio che do sempre agli Executive che si formano con me è di scrivere, ogni sera, le tre cose più importanti che sono accadute. In questo modo si è costretti a ripercorrere con la mente l’intera giornata per individuare le esperienze più significative sia sul piano lavorativo che personale.
Ripetere le cose in forma verbale raccontando ciò che ci è successo a qualcuno, o ripetere ad alta voce ciò che abbiamo appena studiato, è un altro metodo per memorizzare meglio. Entrambe le azioni hanno un vantaggio positivo anche per la nostra vita: attraverso la ripetizione di argomenti studiati, potremo più facilmente raggiungere la sicurezza nell’esprimerci oralmente durante un esame, ad esempio; chiacchierare con le persone care (o con un estraneo), invece, significa ritagliarsi un momento per sé di riflessione o di svago, prendendosi una pausa dalla solita routine.
La “solita routine” nell’immaginario collettivo corrisponde alla “tomba dell’amore”. Come mai? Sorprenderà scoprire che reiterare le azioni crea un processo di normalizzazione e non permette di sviluppare l’attenzione e le emozioni necessarie a formare i ricordi. Per evitare tale rischio, quindi, bisogna uscire dalla routine quotidiana e cambiare abitudini: bere il caffè in una tazzina diversa la mattina, pranzare in un ristorante mai provato prima, invertire la sequenza abituale dei gesti che si compiono quando si arriva in ufficio, e mille altre cose.
Proprio gli schermi dei nostri computer – al lavoro o a casa – e dei nostri smartphone o tablet sono un altro elemento che cattura tutta la nostra attenzione mentre stiamo svolgendo un’attività e, quindi, vivendo un’esperienza. Tuttavia, prima di poterla trasformare in ricordo, è necessario che sia realtà vissuta. Questo è il motivo per il quale, durante i momenti di pausa nelle mie docenze, consiglio ai partecipanti di distogliere lo sguardo dai propri schermi, affacciarsi alla finestra e guardare il panorama fuori.
Questo può aiutare anche a vivere appieno il momento presente a livello emotivo; com’è dimostrato, infatti, le esperienze connesse a emozioni o sensazioni sono più facili da ricordare.
Affinché un attimo vissuto diventi un ricordo non dimenticato è utile concentrare il ricordo su di sé. Ricorrendo alle parole di Lisa Genova, “se hai un ruolo da protagonista in ciò che stai cercando di ricordare, sarà più facile riuscirci”.
Infine, il consolidamento di un ricordo nel nostro cervello e nella nostra memoria a lungo termine richiede di dormire otto ore ogni notte per vivere la percentuale consigliata di una delle fasi del sonno, ovvero il sonno profondo. Durante questa fase, infatti, nella mente e nel corpo avvengono una serie di attività, incluso il consolidamento dei ricordi, l’apprendimento delle emozioni, il recupero fisico e il riequilibrio del metabolismo.
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