Identificare il proprio talento e capire come coltivarlo per poi raggiungere il successo sono tre step di una tematica sempre attuale, ovvero il rapporto che esiste tra “talento” e “successo”, soprattutto alla luce del grande cambiamento e stravolgimento del mondo del lavoro, dovuto all’imminente ingresso della cosiddetta “Generazione Z” che comprende i nati tra il 2000 e il 2010: una generazione di ragazzi e ventenni.
Rispetto a tutte le precedenti, la Generazione Z ha degli obiettivi profondamente diversi e se normalmente tra una generazione e l’altra il distacco generazionale è breve, in questo caso il salto è maggiore e molto più evidente. Questa generazione non ha più un’unica idea di cosa siano il talento e il successo, ma vi dà molteplici definizioni. La vecchia immagine, proposta anche da diversi film come Wall Street con Gordon Gekko, che al successo associava il “guadagnare tanti soldi” e il “fare carriera” non trova posto nel mondo odierno, segnato dagli effetti della pandemia quali la great resignation e lo YOLO (You Only Live Once). Ciò è dimostrato dalla fatica ad assumere che fanno noti imprenditori o chef, come Lamantia e Alessandro Borghese, i quali trovano candidati che sono disposti a lavorare per loro ma alle proprie condizioni, chiedendo una retribuzione di un certo livello, la possibilità di avere la serata o il weekend libero, ecc.
Non credo che le nuove generazioni si vogliano impegnare di meno rispetto a quelle già presenti sul mercato; credo piuttosto che il divario intragenerazionale percepito sia il frutto delle infinite accezioni che i giovani danno alla parola “successo”. La novità che propongono è più idee di “successo” con una maggiore attenzione alla sostenibilità, al tema ecologico e al contesto in generale. È positivo che ci siano persone che abbiano un’idea più moderna e sostenibile di successo, per cui la famiglia e il benessere personale hanno riguadagnato posizioni all’interno della scala gerarchica delle leve motivazionali delle persone. Questa è una verità sulla quale i senior dovrebbero ragionare, riconoscendo che quello che viene offerto ai giovani per ricoprire una posizione lavorativa non suscita più il loro interesse.
Ciò su cui, invece, sono i giovani a dover riflettere, imparando dai senior, è che esiste sempre una strada, fatta di impegno e fatica, per arrivare dal talento al successo, qualunque sia l’idea di successo, premettendo che – anzitutto – occorre capire il significato che per ognuno dà al termine stesso. Se una persona sogna di creare una grande onlus e incidere sulla società essendo, così, realmente soddisfatto, dovrà e potrà farlo prestando attenzione al life balance, quindi, all’equilibrio tra le attività da cui è composta la propria vita; tuttavia, non può pensare di scappare dal sacrificio e dalla fatica.
Stabilire un equilibrio tra diverse generazioni è fondamentale; io posso testimoniarlo, essendo la generazione di mezzo tra la vecchia e la nuova. Infatti, imparo dai senior l’importanza della fatica per raggiungere il successo, ma ho un’idea di successo differente da quella che vuole sacrificare tutto in cambio di soldi e fama.
Ai giovani dico che nulla si raggiunge con un semplice schiocco di dita; qualunque tipo di successo si raggiunge impegnandosi tanto e dando il meglio di sé. Non esiste una scorciatoia dal talento al successo, perché – come racconto nel libro “Dal Talento al Successo”, edito da ACS Editore – il successo è scoperta di sé e ognuno è chiamato a scoprire qual è il successo a cui aspira. Non bisogna dimenticare, però, che la via dal talento al successo si chiama metodo, parola che deriva dal greco “metahodós” e significa “strada”, una strada che comporta fatica. In bocca a lupo, quindi, per i vostri nuovi slanci di successo!
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