Il grande caos (attuale) sulla magistratura italiana, non va dimenticato, non deriva “solo” dalla vicenda Amara-Davigo-Loggia Ungheria: nasce tutto con il presunto “Sistema Palamara” e da quello prende spunto la decisione a sorpresa del Consiglio di Stato in merito alla nomina di Procuratore di Roma per Michele Prestipino. Provando a risultare il meno intricati possibili, la vicenda si può spiegare così: il Tar del Lazio dà ragione al ricorso del Pg di Firenze Viola e giudica illegittima la nomina di Prestipino a Palazzo Clodio, il Consiglio Superiore di Magistratura ‘ribalta’ la situazione difendendo la scelta dell’attuale procuratore di Roma ma oggi il Consiglio di Stato respinge l’appello presentato dallo stesso Prestipino e dal Csm. Nei fatti, con questa sentenza, viene riaperta la “guerra” per la Procura di Roma mentre parallelamente l’altra grossa grana della magistratura – ovvero il caso “Ungheria”-Amara – rischia di abbattersi anch’essa sul Csm.
Il “riassunto” degli ultimi mesi di colpi di scena tra Csm-Tar-Procura non può non partire da quella poltrona iper-ambita del Tribunale di Roma (che vale più di 2-3 ministeri in Italia): in pole per sostituire il pensionando Giuseppe Pignatone a Palazzo Clodio, Giuseppe Creazzo (procuratore capo a Firenze), Marcello Viola (pg a Firenze) e Francesco Lo Voi (procuratore capo a Palermo). Nel famoso incontro all’Hotel Champagne, l’allora membro Csm Palamara assieme a Luca Lotti, Cosimo Maria Ferri e 5 consiglieri in carica del Consiglio Superiore di Magistratura decidono di “sponsorizzare” Viola. Poi il tutto emerge con il trojan nel cellulare di Palamara e così il Csm decide di premiare Prestipino, evitando tutti i candidati fin lì “spartiti” dalle correnti della magistratura.
RESTA LA GUERRA PER LA PROCURA DI ROMA
I concorrenti della prima votazione del 23 maggio 2019 – Viola, Lo Voi, e il capo della procura di Firenze Giuseppe Creazzo – hanno fatto ricorso al Tar del Lazio che ha riconosciuto le ragioni di Viola e di Lo Voi mentre ha bocciato il ricorso di Creazzo (finito sotto azione disciplinare, come riporta “Repubblica” lo scorso 19 aprile, per via di alcune sue presunte avance nei confronti della collega di Palermo Alessia Sinatra). Il Csm invece difende la scelta di Prestipino giudicandolo «più esperto di mafia rispetto a Lo Voi» e decide con la Commissione per gli incarichi direttivi di fare ricorso al Consiglio di Stato: idem fa Prestipino, con però la doppia sentenza giunta oggi che rende ancora più incandescente la situazione in Procura a Roma. Il Giornale riporta ampi stralci della sentenza della V Sezione del Consiglio di Stato con la quale vengono respinti gli appelli di Csm e Prestipino, mettendo in evidenza due ordine di motivi: «Anzitutto – si legge in una nota del Consiglio di Stato – perché si basa su una proposta della Quinta Commissione, interna al Csm, che ritornando sulle proprie precedenti determinazioni, immotivatamente aveva escluso Viola dai candidati da proporre al Plenum per la decisione, prima invece considerato da proporre». In secondo luogo, rileva ancora la sentenza, la scelta è illegittima perché «il Csm ha valutato e comparato in modo illegittimo le rispettive attitudini direttive di Prestipino e di Marcello Viola». Il prossimo 13 maggio verrà trattata la domanda cautelare sull’appello di Prestipino contro l’altra sentenza del Tar del Lazio che aveva accolto il ricorso del procuratore di Palermo Lo Voi: la guerra è tutt’altro che conclusa.