Se in Italia la Cei è arrivata allo scontro per la riapertura delle chiese – poi concessa al 18 maggio – in Francia la situazione è ben peggiore: chiese e tutti gli altri luoghi di culto non sono stati inclusi nel piano di riapertura lanciato dal governo a partire dall’11 maggio e perciò rimarranno chiuse e vietate alle celebrazioni (tranne i funerali, limitati a 20 persone max.) fino al prossimo 2 giugno. A sconvolgere i piani del Governo si è messo per il Consiglio di Stato, il più alto tribunale amministrativo di Francia, che ieri sera ha ordinato al Governo Macron-Philippe di «revocare il divieto di riunione nei luoghi di culto», giudicandolo «sproporzionato» e definendolo «un attacco grave ed evidentemente illegale alla libertà di culto». Dopo settimane di polemiche da parte della Conferenza Episcopale francese e delle altre religioni presenti nel Paese, il Consiglio di Stato ha preso una decisione molto forte che impone di fatto al Governo 8 giorni di tempo per cancellare la chiusura dei luoghi di culto nella fase 2 dell’emergenza coronavirus.



CHIESE CHIUSE IN FRANCIA, L’IRA DEI VESCOVI

«Questo divieto viola in modo grave e manifestamente illegale la libertà di religione e ha pertanto si richiede al governo di revocarlo entro otto giorni»: la sentenza fa diretto riferimento al decreto del Premier Philippe dell’11 maggio scorso con le nuove misure di contenimento espresse dal Governo per affrontare la fase 2 dell’emergenza Covid-19. Le scuole sì, le Elezioni Comunali sì, i luoghi di culto no: secondo il Consiglio di Stato questa formula non è accettabile e per questo ritiene che possano essere adottare misure di controllo «meno rigorose», concludendo la sentenza con «il divieto generale e assoluto è sproporzionato alla luce dell’obiettivo di preservare la salute pubblica e costituisce pertanto, vista la natura essenziale di questa componente della libertà di culto, una violazione grave e manifesta illegale a quest’ultima».



Positivo il primo commento dei vescovi francesi che da tempo chiedono a Macron e Philippe un’inversione di tendenza per tornare ad una “pseudo normalità” anche nella vita religiosa comunitaria: «l’ordinanza è in linea con la lettera scritta dal presidente della Conferenza episcopale di Francia, mons. Eric de Moulins-Beaufort, al primo ministro venerdì 15 maggio. La Conferenza episcopale di Francia è quindi ora in attesa della revisione del decreto dell’11 maggio», scrive la nota della Conferenza Episcopale di Francia. Esattamente come fatto dalla Cei in Italia, i vescovi hanno messo a punto un piano-protocollo nazionale per tutte le misure di protezione «Dalla revisione di questo decreto – scrivono i vescovi – saranno possibili le celebrazioni, rispettando le norme sanitarie».

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