Oggi 30 maggio e domani 31 maggio, si tiene un Consiglio europeo “straordinario” sui temi della difesa e sicurezza comune. «L’aggressione militare russa rischia di avere un effetto drammatico sulla sicurezza alimentare globale. I prezzi dei generi alimentari sono aumentati e stiamo affrontando seri rischi di carestia e destabilizzazione in molte parti del mondo».
Lo segnala Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, nella lettera di convocazione del summit Ue. «Durante il nostro incontro – scrive ai 27 capi di Stato e di governo dei Paesi membri – discuteremo dei modi concreti per aiutare l’Ucraina a esportare i suoi prodotti agricoli utilizzando le infrastrutture dell’Ue. Vedremo anche come coordinare meglio le iniziative multilaterali al riguardo. Data l’acuta vulnerabilità dei Paesi africani all’insicurezza alimentare, il presidente dell’Unione africana Macky Sall si unirà a noi tramite collegamento video per discutere l’argomento».
Michel scrive ancora: «La guerra della Russia contro l’Ucraina ha ulteriormente rafforzato la nostra ambizione di una difesa europea forte e coordinata. A marzo abbiamo incaricato la Commissione, in coordinamento con l’Agenzia europea per la difesa, di presentare un’analisi dei divari degli investimenti nel settore della difesa e di proporre ulteriori iniziative per rafforzare la base industriale e tecnologica della difesa europea. La nostra priorità più urgente è coordinare gli sforzi degli Stati membri per ricostituire le scorte e costruire una base industriale europea».
Il summit straordinario inizierà alle 16 di oggi 30 maggio con il tradizionale scambio di opinioni con la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, e si chiuderà domani. Potrebbe essere il momento di una vera “svolta” in un settore dove sinora si sono fatti pochissimi progressi.
Ricapitoliamo. Si fecero dei primi tentativi per istituire una politica europea di sicurezza e difesa comune quasi subito dopo la Seconda guerra mondiale. Nel 1954 fu fondata l’Unione Europea Occidentale (Ueo), un’organizzazione internazionale di sicurezza composta da alcuni Stati che furono poi anche membri della Nato. Presto la Nato acquistò maggiore importanza tanto da oscurare l’Ueo. Negli anni Cinquanta, venne proposta una Comunità europea di difesa (Ced), simile, per scopi, alla Ceca, ma il trattato non fu ratificato dal parlamento francese e il progetto fu abbandonato. Da allora, l’Europa ha contato soprattutto sulla Nato, ossia sugli Usa, per la propria sicurezza, anche in quanto numerosi Stati contribuivano all’organizzazione atlantica meno del pattuito. “L’ombrello americano” era comodo e si poteva anche non pagare dazio.
Nel 1992, l’Ueo ha adottato i compiti di Petersberg, pensati per una cooperazione nell’eventualità di una crisi nell’Europa dell’Est. L’Ueo non aveva e non ha un suo esercito ma dipendeva dalla cooperazione tra i suoi membri. Le missioni intraprese erano per interventi più o meno importanti e includevano missioni umanitarie e di protezione civile, peacekeeping e missioni militari per la gestione delle crisi.
Nel giugno 1996, durante il Consiglio della Nato tenutosi a Berlino, i ministri degli Affari esteri della Nato convenivano di sviluppare una Identità di Sicurezza e Difesa europea (in inglese “European Security and Defence Identity”, Esdi) nell’ambito della Nato. L’obiettivo era di creare un pilastro europeo della difesa secondo il concetto di forze separate ma non separabili, in parte per consentire ai Paesi europei di condurre delle azioni militari dove la Nato non voleva intervenire, e in parte per alleviare l’onere finanziario degli Stati Uniti per mantenere le basi militari che erano presenti in Europa. In tale contesto prendeva corpo l’accordo denominato Berlin Plus, per l’utilizzo da parte delle forze eventualmente operanti sotto l’egida della Ueo (quindi per operazioni di gestione di crisi eventualmente lanciate dall’Uw) di strutture, personale, mezzi e capacità di pianificazione della Nato.
Anche l’Unione europea incorporò le missioni di Petersberg con il Trattato di Amsterdam. Con questo trattato comincia a prendere forma la PESC basata sulle missioni di Petersberg.
Il Consiglio europeo di Colonia (3-4 giugno 1999) decise di incorporare il ruolo dell’Ueo nell’ambito dell’Ue: in pratica l’Ueo cessava di esistere. Il Consiglio di Colonia prevedeva l’istituzione di un Comitato Politico e di Sicurezza (Cps) in qualità di organo permanente con sede a Bruxelles presieduto dall’Alto Rappresentante per la Politica Estera e di Sicurezza Comune e composto di rappresentanti stabili con competenza specifica nel settore politico-militare. Il primo atto concreto volto a implementare le capacità militari fu svolto nel 1999 quando gli Stati membri dell’Ue firmarono l’Obiettivo primario di Helsinki (Helsinki Headline Goal). Vi era inclusa anche la creazione di un catalogo di forze militari, detto l”Helsinki Force Catalogue”, che potesse essere in grado di adempiere ai cosiddetti “compiti di Petersberg”.
L’eE lanciò il Piano d’azione europeo per le capacità militari (European Capabilities Action Plan-Ecap) nel dicembre 2001. Ciononostante, fu subito chiaro che gli obiettivi delineati nell'”Obiettivo primario di Helsinki” non potevano essere raggiunti in breve tempo. Venne espressa la preoccupazione che un pilastro europeo indipendente per la sicurezza potesse causare una progressiva diminuzione di importanza della NATO.
La dichiarazione congiunta Ue-Nato del 2002 enuncia sei principi fondamentali tra cui la cooperazione o partnership, per esempio le attività per la gestione delle crisi dovrebbero essere di mutuo rinforzo; reale cooperazione e consultazione reciproca, parità e dovuto rispetto per ‘l’autonomia nel processo decisionale e gli interessi” di entrambi, e “sviluppo coerente di requisiti di capacità militari compatibili e che si rafforzano reciprocamente, comuni alle due organizzazioni”. In termini istituzionali, la partnership viene definita, in particolare, con l’accordo di Berlino plus del marzo 2003 che permette all’Ue di usare le strutture della Nato, i suoi meccanismi e risorse per condurre operazioni militari nel caso la Nato non voglia intervenire. Inoltre, fu firmato un accordo che regola lo scambio e la gestione di informazioni e di materiale sensibile tra Ue e la Nato. Il documento prevede l’istituzione di una piccola cellula di collegamento Ue presso il Quartier generale delle forze della Nato in Europa (Supreme Headquarters Allied Powers in Europe – Shape) a Mons in Belgio e presso il Comando interforze della Nato a Napoli.
La “strategia europea in materia di sicurezza” è il documento che traccia le linee guida della strategia per la sicurezza internazionale dell’Ue. Il titolo è: “Un’Europa sicura in un mondo migliore”. Il documento fu approvato dal Consiglio europeo tenutesi a Bruxelles il 12 dicembre 2003 e redatto sotto la responsabilità dell’Alto Rappresentante per la Politica Estera e di Sicurezza Comune, Javier Solana. Si ha, per la prima volta, una strategia per la sicurezza formulata congiuntamente. Il documento può essere considerato l’omologo della “Strategia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti”.
Il documento attacca affermando che “Mai l’Europa è stata così prospera, sicura e libera”; e conclude con “Questo mondo presenta nuovi pericoli ma offre anche nuove opportunità”. Tra queste due affermazioni il testo si svolge argomentando che, per avere un’Europa sicura in un mondo globalizzato, è imperativo una cooperazione multilaterale tra l’Europa e l’estero, perché “Nessun paese è in grado, da solo, di affrontare i problemi complessi di oggi”. Perciò la “strategia europea in materia di sicurezza” identifica una serie di importanti minacce che l’Europa doveva affrontare: terrorismo, proliferazione delle armi di distruzione di massa, conflitti regionali, e crimine organizzato.
Sinora questa lunga storia ha portato all’istituzione di una piccola (un organico di 80 persone) Agenzia Europea per la Difesa, d un Centro Operativo, a un modesto Fondo Europeo per la Difesa e ad alcuni interventi specialmente nei Balcani.
In breve, un lungo percorso caratterizzato da molti accordi e molte dichiarazioni roboanti ma poca sostanza. Riuscirà l’aggressione della Federazione Russa all’Ucraina, che ha portato una guerra cruenta e piena di crimini contro l’umanità ai confini dell’Ue a fare effettuare la necessaria “svolta”? Difficile dire: i dissidi sulle “sanzioni alla Federazione Russa” non promettono bene.
Sarebbe auspicabile che al Consiglio europeo (o ai suoi margini) si ponessero le basi per una “cooperazione rafforzata” tra un gruppo di Stati pronti a lavorare insieme, e a mettere le mani al portafoglio per dare vita a una difesa comune.
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