Il Memorandum d’intesa con la Tunisia è stato bocciato dal Consiglio dell’Unione europea, perché è stato firmato «senza rispettare le procedure». Non lo sostengono solo i gruppi politici contrari all’accordo: c’è anche un parere giuridico del Consiglio Ue. Stando a quanto riportato da La Stampa, che cita più fonti diplomatiche, è stata prodotta un’opinione legale in cui si contesta il fatto che la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, accompagnata dalla premier italiana Giorgia Meloni e dall’ex premier olandese Mark Rutte, abbia siglato l’intesa con Saied senza l’autorizzazione preventiva del Consiglio, quindi degli altri governi. Nel documento c’è anche un monito: gli accordi con altri Paesi non possono più essere firmati senza l’approvazione degli altri Stati dell’Ue. Un bel problema per Meloni e von der Leyen che vorrebbero replicare il modello Tunisia con altri paesi nordafricani, a partire dall’Egitto.



Questo parere ha spinto molti governi a scrivere al commissario per le politiche di vicinato, l’ungherese Oliver Varhelyi. A scrivere la lettera più critica è Annalena Baerbock, la ministra degli Esteri tedesca che in più occasioni ha criticato l’accordo con la Tunisia per il mancato rispetto delle procedure e la mancanza di condizionalità sul rispetto dei diritti umani. Quei dubbi sono stati formalizzati anche dall’Alto rappresentante per la politica estera Josep Borrell che, partendo dai dubbi del Consiglio, evidenzia che «parecchi Stati membri hanno espresso la loro incomprensione riguardo l’azione unilaterale della Commissione», oltre che «preoccupazione per alcuni suoi contenuti».



ACCORDO CON TUNISIA: SOSPETTI SU MANOVRA SOCIALISTI EUROPEI

Si spiega anche così la lentezza nell’erogazione dei primi fondi alla Tunisia, cioè 255 milioni di euro, di cui 105 destinati alla gestione dell’immigrazione illegale, altri 150 invece di assistenza finanziaria. Come se non bastasse, i governi più critici hanno avvertito l’esecutivo comunitario: l’altro piano da assistenza da 900 milioni, che rientra nell’accordo con la Tunisia, dovrà essere vincolato alle stesse condizioni in termini di riforme previste dal Fondo monetario internazionale, che sta trattando con Saied un ulteriore piano di aiuti da 2 miliardi di dollari.



Stando a quanto raccolto da La Stampa, i dubbi sull’accordo con la Tunisia sarebbero una manovra architettata dei socialisti europei per bloccare il prossimo accordo in agenda con l’Egitto. C’è irritazione a Palazzo Chigi, ma il governo italiano era comunque al corrente dei dubbi emersi nell’Ue. Il parere giuridico del Consiglio Ue afferma poi che senza un mandato politico qualunque accordo si mostra, oltre che “illegittimo”, anche inefficace.

LA LETTERA DI BORRELL DIVENTA UN CASO

A proposito della lettera inviata da Borrell, montano le polemiche in Italia. Anticipata da Il Giornale, risale al 7 settembre e si sofferma sugli aspetti formali dell’accordo siglato con la Tunisia. Non entra nel merito del Memorandum, ma contesta il modo in cui si è arrivati all’intesa, oltre al fatto di essere stato escluso dai negoziati. Stando a quanto riferito dal Corriere della Sera, che cita fonti di Bruxelles, Borrell non ha alcuna competenza nell’attuazione degli impegni finanziari derivanti dal memorandum e ricordano che il Servizio esterno (gli Esteri Ue) «non ha alcun controllo né influenza sull’erogazione dei pagamenti alla Tunisia né strumenti per bloccarla». Lo stesso gabinetto di Borrell precisa che «l’attuazione del memorandum non è stata messa in discussione una volta firmato. La lettera intendeva mettere agli atti le preoccupazioni espresse da alcuni Stati al Consiglio Affari Esteri del 20 luglio e sottolineare la necessità per l’Ue nei futuri negoziati di altri memorandum di presentare un fronte interistituzionale comune. L’Alto rappresentante ha espresso la disponibilità a contribuire all’attuazione».

Peraltro, la decisione della Tunisia di impedire l’ingresso di una delegazione del Parlamento Ue ha aumentato i dubbi, spingendo il gruppo dei Socialisti a chiedere la revoca dell’accordo. Borrell ha scritto che «il Consiglio ha osservato che non sono state seguite le fasi corrette della procedura di adozione e che, pertanto, il memorandum d’intesa con la Tunisia non può essere considerato un modello valido per accordi futuri». Inoltre, sottolinea che i Paesi Ue vogliono avere voce «dal momento che molti dei punti restano soggetti all’accordo degli Stati membri».